NESSUN ACCORDO PER UN PROVVEDIMENTO CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO. DAL CARCERE LA LETTERA DI GIANNI ALEMANNO E FABIO FALBO
Ott 07, 2025 - redazione
DIARIO DI CELLA 26. BRUTTE NOTIZIE DAL FRONTE POLITICO: NESSUN ACCORDO PER UN PROVVEDIMENTO CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO. COME NEL GIOCO DELL’OCA, TORNIAMO ALLA PARTENZA. OPPURE È IL GIOCO DELLO STRUZZO?
Riceviamo da Gianni Alemanno e pubblichiamo nel rispetto delle norme dell’Ordinamento.
Rebibbia, 6 ottobre 2025 – 279° giorno di carcere.
Preannunciata da alcuni articoli di stampa, è arrivata la brutta notizia dal fronte politico: è naufragato nel nulla l’ultimo generoso tentativo messo in campo dal Presidente del Senato La Russa per varare un provvedimento contro il sovraffollamento.
Come vi ricorderete, La Russa aveva prima tentato di trovare un’intesa tra maggioranza e opposizione su una “legge sulla buona condotta”, cioè il temporaneo aumento dei giorni di liberazione anticipata previsti in caso di buona condotta, in modo da permettere a qualche migliaio di detenuti di uscire un po’ di tempo prima del fine pena. Era la proposta dell’on. Roberto Giachetti (Italia Viva) e di Nessuno Tocchi Caino, che poteva diventare lo strumento per diminuire un poco il sovraffollamento, senza concedere indulti o amnistie.
Ma il Ministro Nordio – o chi per lui – aveva provveduto a stroncare questo tentativo, organizzando il Consiglio dei Ministri farsa del 22 luglio scorso, in cui sono stati annunciati una serie di provvedimenti totalmente campati per aria, insieme all’ennesima edizione del “piano carceri” (è dal 2009, ministro Angiolino Alfano, che da Via Arenula lanciano mirabolanti piani carceri, destinati in larga parte a rimanere sulla carta). Sulla scia di questa sceneggiata, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito in un videomessaggio il rifiuto di qualsiasi provvedimento di “liberazione anticipata”.
Nonostante questo, l’indomito Presidente La Russa ha tentato di “infilarsi” nell’unico spiraglio lasciato aperto in quel CdM. Dato che Nordio, tra le sue varie farneticazioni, aveva annunciato un Decreto del Presidente della Repubblica per rendere più agevole la concessione degli arresti domiciliari alle persone detenute che devono ancora scontare meno di un anno e mezzo di pena, La Russa ha cercato di costruire una proposta di legge che rendesse concreta questa prospettiva (che nell’idea lanciata da Nordio rimaneva totalmente velleitaria). Ha quindi affidato alla sua vice in quota PD, Anna Rossomando, il compito di trovare un testo di legge che potesse essere condiviso da un’ampia maggioranza.
Abbiamo trascorso l’estate con questa speranza, ma, arrivati a fine settembre, la Rossomando, e con lei La Russa, hanno dovuto prendere atto che dai partiti del centrodestra non era arrivata nessuna disponibilità. A Via Arenula (sede del Ministero della Giustizia) hanno festeggiato, raccontando che nel 2027 (cioè dopo la fine della legislatura) il sovraffollamento sarà sicuramente superato, grazie alla miracolosa realizzazione del suddetto “Piano Carceri”. Dicendo queste sciocchezze il Ministro Nordio è riuscito anche a farsi fischiare durante il suo intervento all’assemblea degli avvocati delle Camere penali italiane, ma soprattutto è riuscito a raggiungere un obiettivo che nessun Ministro della Giustizia prima di lui aveva ottenuto: farsi contestare sia dai magistrati che dagli avvocati.
Bene. Concediamo sicuramente l’onore delle armi al Presidente La Russa, che per 5 mesi si è battuto come un leone per convincere il centrodestra a trovare una soluzione all’emergenza carceri. È caduto con onore, ferito dal “fuoco amico”. Ma adesso che cosa succede?
È un po’ come il gioco dell’oca, siamo finiti nella casella sbagliata – quella del Ministro Nordio che non sa quello che dice, ma illude il Presidente Meloni che si possa girare attorno all’emergenza carceri – e quindi torniamo al punto di partenza. In realtà più che il gioco dell’oca, sembra il gioco dello struzzo, che mette la testa sotto la sabbia pensando di nascondersi dai pericoli.
Giorgia Meloni e Carlo Nordio pensano che chiudendo gli occhi di fronte allo stato disastroso in cui si trovano le carceri italiane, nessuno si accorga della situazione indegna in cui vivono 63.000 persone detenute. E su questa opera di occultamento possono contare sull’aiuto del Movimento 5 Stelle, che con le sue storiche posizioni giustizialiste, spezza il fronte di un’opposizione di sinistra sempre più malconcia, nonché su drammi internazionali che distraggono l’opinione pubblica.
Ma esiste “un giudice a Berlino”, che in questo caso è rappresentato dalla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) che ha già condannato l’Italia nel 2013 per il sovraffollamento carcerario. All’epoca c’era un sovraffollamento di poco superiore a quello attuale e quindi, salvo miracoli, ci ritroveremo tra breve nella stessa situazione. Bisogna giungere a tanto? Le persone detenute in Italia devono pagare il prezzo di tutte le disfunzioni della giustizia italiana, che certo non saranno risolte magicamente con la riforma della separazione delle carriere dei magistrati?
Non lo sappiamo, ma siccome “combattere è un destino”, noi continueremo a farci sentire finché gli struzzi non alzeranno la testa e apriranno gli occhi che non è solo un problema nostro: piaccia o meno, sulle condizioni delle carceri lo Stato italiano e la nostra Democrazia si giocano la faccia.
Gianni Alemanno e Fabio Falbo