Rosario Livatino, il giudice ragazzino, ucciso 35 anni fa ad Agrigento

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani vuole parlare agli studenti di un uomo che ha scelto la giustizia anche di fronte al pericolo, un uomo che ha messo la propria vita al servizio della verità: il giudice Rosario Livatino, ucciso 35 anni fa ad Agrigento. La sua storia non è solo cronaca, ma un insegnamento vivo: mostra quanto il coraggio morale e la fedeltà ai propri valori possano fare la differenza nella società.
Livatino non ha avuto paura di affrontare la mafia, di difendere i diritti delle persone più vulnerabili e di servire la legge con integrità e umanità. Ha dimostrato che la legalità non è una regola astratta, ma un modo di vivere che mette la dignità degli altri al centro. Per questo, il suo sacrificio diventa oggi una lezione per tutti gli studenti: scegliere la verità e la giustizia richiede coraggio, ma è ciò che rende la vita degna di essere vissuta.
Il mandante del suo omicidio, Salvatore Calafato, racconta oggi con sincerità: «La sua umanità ha acuito il dolore per le mie malefatte e mi ha spinto a cambiare». Queste parole mostrano che l’esempio di Livatino non si ferma alla sua vita, ma continua a trasformare chi incontra. Dopo anni di criminalità e oltre la metà della sua esistenza trascorsa in carcere, Calafato ha intrapreso un percorso di pentimento, cercando di riparare il male commesso attraverso la giustizia riparativa, il volontariato e l’impegno concreto verso gli altri. La sua storia insegna agli studenti che riconoscere i propri errori e cambiare è possibile, e che anche le ferite più profonde possono diventare una spinta per fare del bene.
Ogni gesto di Livatino, piccolo o grande, racchiude un messaggio educativo potente: il coraggio morale non è solo affrontare chi fa del male, ma anche scegliere ogni giorno di agire con responsabilità, onestà e rispetto per gli altri. Il suo esempio insegna che la giustizia non è solo punizione, ma possibilità di crescita e di trasformazione. E la vicenda di Calafato mostra che anche chi ha sbagliato può riscoprire il valore della vita e della coscienza, scegliendo di diventare parte della soluzione e non del problema.
A maggio la Chiesa ha mostrato il corpo del beato Rosario Livatino, esposto in perfetto stato di conservazione nella chiesa di Santa Chiara a Canicattì, con la toga indossata e il Vangelo in mano, simbolo della sua dedizione alla giustizia e alla fede. Migliaia di fedeli hanno partecipato alla funzione religiosa in silenzio rispettoso, dimostrando quanto il suo esempio continui a commuovere e ispirare. L’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano, ha sottolineato con forza: “La mafia è inconciliabile con il Vangelo”, ricordando come Livatino abbia incarnato questa verità nella propria vita. La reliquia rimarrà visibile fino al 18 maggio e sarà riaperta in altre date simboliche, tra cui il 21 settembre, anniversario del suo assassinio, e il 3 ottobre, giorno del suo compleanno. Questo gesto della Chiesa offre agli studenti un’occasione unica per riflettere sul coraggio morale e sulla coerenza tra fede, valori e azioni. Il corpo perfettamente conservato del beato diventa un segno tangibile della santità e della memoria viva di chi ha scelto la giustizia contro la violenza e la criminalità. La sua testimonianza resta un invito a guardare il mondo con occhi di verità e a scegliere ogni giorno di difendere ciò che è giusto.
Ricordare Rosario Livatino significa educare alla legalità, al rispetto dei diritti umani e alla responsabilità delle proprie azioni. Significa trasmettere agli studenti il valore della verità, della solidarietà e della dignità, invitandoli a riflettere sulle scelte che compiono ogni giorno. Ogni decisione conta, ogni atto ha conseguenze sugli altri e su noi stessi. La vita di Livatino e il pentimento di Calafato diventano così strumenti concreti per comprendere che anche davanti all’errore, al dolore o alla violenza, c’è sempre spazio per la speranza e per la trasformazione.
Il CNDDU invita tutti gli studenti a lasciarsi ispirare da questi esempi: a coltivare il coraggio di dire no alle ingiustizie, a difendere la legalità, a rispettare la dignità di ogni persona e a comprendere che la vera forza sta nello scegliere la strada giusta, anche quando è difficile. Solo così la società può diventare più giusta e ciascuno di noi può contribuire a costruire un mondo dove il bene prevale sul male, dove la verità e la giustizia sono valori vivi e condivisi.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU