Camera Penale di Palmi, “Anm e il fake reel sugli avvocati complici dell’omicidio del procuratore Costa”
Ago 09, 2025 - redazione
AVVOCATO PUBBLICO MINISTERO TOGA TOGHE AULA MINISTERO - AVVOCATI TOGHE - fotografo: IMAGOECONOMICA
L’ANM è in seria difficoltà.
Fa una certa impressione vederla confondersi con i molti che essendo a corto di argomenti fanno propaganda manipolando i fatti.
E gli strumenti di comunicazione immediata, i social in continua evoluzione, si prestano benissimo allo scopo. In passato era principalmente compito delle corazzate della stampa obbediente alzare il tiro nello scontro pugnace contro i detrattori.
La magistratura si riservava l’azione politica più efficace, quella che si imbastisce nelle stanze del potere, che le ha consentito di consolidare il suo protagonismo, mantenendo il profilo sobrio e misurato che si conviene. Dobbiamo ammettere la nostra incredulità.
Sembra quasi che i rappresentanti della magistratura associata abbiano smarrito l’aplomb che può permettersi chi è abituato a trattare con interlocutori politici e istituzionali in condizione di sudditanza psicologica. Contingenze impreviste spingono oggi la categoria investita di una palingenetica missione moralizzatrice, a
confrontarsi con i suoi nemici, come farebbe un qualsiasi altro attore politico.
Ma utilizzare per la propaganda i nuovi mezzi di comunicazione- peraltro nel peggior modo possibile,
suggestionando emotività inconsulta e viscerale – e conservare al tempo stesso, sobrietà e rigore, non è facile per nessuno. Ciò per dire che l’operazione di goffa manipolazione del vero della propaganda social di ANM merita l’attenuante della (solo transitoriamente) scemata capacità di reggere il confronto.
Il responsabile della comunicazione social di ANM ha compreso che la diffusione di un documento audiovisivo acconciato in modo da far credere che gli avvocati penalisti complottarono con i mafiosi per eliminare Gaetano Costa, Procuratore della Repubblica di Palermo, anche se si tratta di una becera calunnia, raggiunge comunque l’obbiettivo della delegittimazione di una categoria scomoda.
È bastato sfruttare la memoria difettosa di un prestigioso giornalista, omettendo la parte in cui cita la fonte dei suoi sbiaditi ricordi, per far passare come vero il capovolgimento del pensiero di Rocco Chinnici espresso nel corso di una audizione dinanzi al CMS il 25 Febbraio 1982.
Sì, una verità capovolta. Perché la denuncia di Chinnici non era rivolta contro fantomatici avvocati di mafiosi che avevano stretto un sotterraneo patto per eliminare i processi per associazione, ma contro i magistrati della Procura di Palermo che avevano platealmente espresso il loro dissenso contro il modo di istruire i processi di mafia da parte del loro capo Gaetano Costa, isolandolo e oggettivamente sovraesponendolo. Chi abbia voglia di verificare può attivare il link dell’intervista non omissata di Felice Cavallaro e il resoconto stenografico della audizione del dr. Rocco Chinnici allora capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo.
Notazione conclusiva.
ANM ha un problema con la storia di violenza mafiosa e di sangue che ha colpito magistrati impegnati fino al sacrificio nell’adempimento del dovere.
Per noi quell’epoca fosca è all’origine della maledetta torsione autoritaria che ha arrestato la crescita democratica del paese…A chi oggi governa la magistratura associata ispira atteggiamenti nostalgici e retrotopici. Per risollevare le sorti della battaglia di conservazione del potere autocratico “ci vorrebbero un paio di magistrati ammazzati”, s’è infelicemente lasciato scappare un esponente importante di ANM.
Oggi si cerca di intossicare il dibattito pubblico strumentalizzando i morti ammazzati dalla mafia.
Teniamoci forte e allacciamo le cinture perché la giostra rischia di impazzire.
Il Direttivo della Camera Penale di Palmi