TRUMP MINACCIA DAZI AL 50% PER L’EUROPA PER MANIFESTARE LA SUA POSIZIONE CONTRO LA GUERRA

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Di Filomena Scarpati

Per scoraggiare la continuazione della guerra in Ucraina, Trump minaccia l’economia dell’Unione Europea, piuttosto solida, con dazi al 50% non avendo ottenuto nessun risultato sugli incontri tra capi di Stato sul cessate il fuoco definitivo tra Russia e Ucraina. Due ore di telefonata con Putin non sono bastate a rassicurare le popolazioni che stanno subendo attacchi e violenze di ogni tipo. L’incontro in Vaticano tra i leader del mondo per le trattative di pace che dava maggiori speranze sulle risoluzioni, non è risultato veritiero, si trattava solo voci di corridoio. Resta di fatto che le azioni e le prese di posizione di Trump e Putin, ad oggi, sono quelle che hanno nella geopolitica, maggiore peso, motivo per cui la decisione sui dazi da parte degli Stati Uniti sull’Europa era da attenderla e sarà difficile da smontare, anche se gli effetti di tali imposizioni si potrebbero ritorcere sulla stessa economia americana. Se si pensa all’Unione Europea come al colosso dell’economia a livello mondiale, si traggono i possibili risultati negativi e le consrguenze lesive che tali dazi potrebbero avere sulla stessa economia degli Stati Uniti d’America. L’Europa non ha la stessa valenza politica di Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Germania, ma sicuramente ha un numero di acquirenti di gran lunga superiore agli Stati Uniti, che nel tempo hanno consentito di sviluppare una buona economia. Persino i tassi d’interesse che gli Stati Uniti pagano sul debito pubblico, risultano più alti di quelli che paga l’Italia, evidenziando una solidità e credibilità sugli investimenti, di natura diversa rispetto a quella americana. La stessa Meloni che non ha esitato a schierarsi, apertamente con Trump, adesso pare che stia riequilibrando le posizioni, senza nascondere che è stato un duro colpo anche per l’Italia la decisione dell’aumento dei dazi del 50%. Al momento ci auguriamo una maggiore riflessione sulla questione e una retro marcia sia sui dazi per l’Europa che su Harvard, l’Università più famosa al mondo. Decisione che fa pensare ad una ritorsione del presidente Trump per l’opposizione alla sua politica da parte del mondo intellettuale dell’ateneo. Capacità di opposizione che manca ai democratici contro il “nuovo inquilino della casa bianca” dalle nuove elezioni in poi. Rimandare circa sei mila studenti stranieri che partecipano ad ogni tipo di ricerca per il progresso scientifico, umano e sociale dell’umanità, nelle rispettive nazioni di apparteneza sarebbe una vera sfida negativa all’evoluzione di livello mondiale se si considera che Harvard ha una concentrazione di studiosi e studenti provenienti da tutto il mondo, che partecipano costantemente alle ricerche e consentono di approfondirle. L’America, da sempre capitale della libertà ideologica, diventerebbe nemo del nulla, se davvero Trump dovesse portare a termine tale tipo di decisione. Lo scambio d’intelligenze oltre che di beni, rende ricco uno Stato, mentre la chiusura completa ai mercati europei e il taglio sull’ingresso delle intelligenze estere, con la nuova presa di posizione, porterà solo all’abbassamento della creatività e ad una regressione della civiltà che ha bisogno di evolversi costantemente e dare risposte continue ed aggiornate alle nuove sfide che pone la società contemporanea. Azzardare una chiusura delle aziende Apple in Europa con la pretesa che devono produrre solo in America, così come altre grandi industre, porterebbe alla mancanza di confronto con altri Stati con esigenze diverse, con un sicuro calo delle vendite. Lo stesso Musk, dopo le ultime decisioni di Trump, ha fatto sapere che non resterà ancora per molto alla “casa bianca” perchè la sua azienda ha bisogno di essere seguita. Sappiamo che Trump non entrerà in disaccordo con Putin, per l’appoggio incondizionato nei momenti bui, inoltre, gli Stati Uniti godono del legame storico con la Gran Bretagna, con la quale Donald Trump intende intensificare i rapporti economici lasciando fuori l’UE. A questo punto bisogna chiedersi se la Meloni, che per ideologia politica crea legame con Trump, riuscirà a portare buoni frutti all’Italia, nonostante il detioramento del rapporto del presidente americano con l’UE, oppure resterà legata all’Europa che manca di una politica unitaria forte e preferisce investire in armi anzichè in diplomazia, favorendo le belligeranze che portano miserie, morti e sciagure, per dare sfogo al senso egoistico di arricchimento che crolla alla prima difficoltà, infatti l’interessamento è rivolto da tutti all’Ucraina che è una terra ricca e nessuno si preoccupa di proteggere la striscia di Gaza, in cui è in atto un genocidio. La politica d’Israele sta affamando persino gli abitanti, tra cui donne e bambini e il primo ministro Benjamin Netanyahu, addirittura sostiene di essere appoggiato da Trump. Se l’andazzo della politica a livello mondiale sarà questo, bisogna cominciare a temere per la deriva che il futuro ci riserva, questo perchè nessuno ascolta gli appelli dei pacifisti che sono gli stessi di Giovanni Paolo II, di Franciscus e di Leone XIV, di non produrre più armi se davvero si vuole la pace, effettuando una riconversione degli arsenali nella produzione di altri beni utili a sostenere la pace. Ma in quest’ultimo caso, l’eventuale sostegno della Meloni potrebbe compromettere il rapporto con Crosetto rompendo gli equilibri di un governo che se resta favorevole alla produzione di armi e manca di capacità di mediazione diplomatica per ottenere la pace, come dicasi per l’UE, e tutto dovesse rimanere allo stato attuale, è meglio cambiar politica. Agli elettori dotati di buon senso ed intelligenza, non interessa appoggiare la guerra nei vari Stati compromessi per svuotare gli arsenali, ma portare la pace e la cultura utile al progresso sociale ed umano, nonchè economico, senza imposizioni coloniali, in ogni angolo dell’emisfero. Così come interessa sapere quale posizione assume la Meloni in questo momento delicato. Sosterrà Trump con la speranza di farlo ragionare su alcune scelte, oppure appoggerà la politica dell’UE che va pure abbondantemente rivisitata se vuole rimanere salda sulla difesa dei principi democratici escludendo fermamente l’appoggio alle guerre con la fornitura di armi, strumenti bellici, militari e limitarsi a fornire semplicemente aiuti umanitari ai paesi in difficoltà. Si spera che tali argomenti siano affrontati con la necessaria serietà a cui un capo di governo è tenuto.