UE: Ricerche petrolifere e di gas e rischi per la salute

banner bcc calabria

banner bcc calabria

In data di ieri la Commissione Europea e il suo comitato scientifico sui rischi sanitari,
ambientali ed emergenti (SCHEER) presentano un parere preliminare sugli impatti sulla
salute pubblica e sui rischi derivanti dalla prospezione e dallo sfruttamento di
petrolio e gas nell’UE. È quanto si legge sul sito ufficiale dell’organo esecutivo
dell’UE e che per lo “Sportello dei Diritti”, rappresenta una presa d’atto
da parte delle istituzioni europee della non astratta possibilità di conseguenze
pregiudizievoli per la salute dei cittadini dei paesi membri dell’Unione a causa
delle ricerche di idrocarburi nell’area europea e mediterranea. Le parti interessate
– continua il comunicato – sono invitate a presentare i propri commenti sulle prove
scientifiche online fino al 6 maggio 2018. Sebbene più di 1300 sostanze chimiche
diverse – alcune delle quali sono cancerogene conosciute – possano essere rilasciate
nell’ambiente a seguito di operazioni petrolifere e di gas, fino ad oggi vi è stata
una valutazione scientifica molto limitata dei possibili effetti sulla salute nell’UE.
Per questo motivo, è stato chiesto allo SCHEER di valutare i rischi per la salute
pubblica derivanti dalle attività di prospezione ed estrazione di petrolio e gas
su scala commerciale nell’UE e di individuare lacune nelle conoscenze. Nel suo parere
preliminare, lo SCHEER conclude che gli studi epidemiologici esistenti forniscono
prove da deboli a moderate che la prospezione e lo sfruttamento di petrolio e gas
a terra comportano rischi per la popolazione generale. Indicano anche che il rischio
di alcuni tumori e di esiti avversi alla nascita può essere aumentato nelle popolazioni
che vivono nei siti di esplorazione e sfruttamento di petrolio e gas. Al fine di
affrontare le lacune di conoscenza identificate, SCHEER raccomanda quanto segue:

Un inventario centralizzato e armonizzato di tutti i siti di esplorazione e sfruttamento
del petrolio e del gas nell’UE;

Studi analitici e di modellizzazione che identificano, quantificano e caratterizzano
le miscele dell’esposizione e i loro livelli nelle vicinanze di questi siti;

Studi mirati di biomonitoraggio su popolazioni potenzialmente a rischio;

Studi epidemiologici su larga scala con valutazione dell’esposizione accurata.

Le osservazioni pertinenti presentate a questa consultazione pubblica si rifletteranno
nel parere finale, che dovrebbe essere adottato nella seconda metà del 2018. Insomma
per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [2]”, un’occasione
assai preziosa per tutte le istituzioni ed enti che si occupano di tutela dell’ambiente
di poter dire la propria contro queste attività industriali su larga scala che mettono
a repentaglio la salute pubblica e i nostri ecosistemi.