Un caso sospetto di morbo “della mucca pazza” sarebbe stata scoperto in un capo di manzo rumeno
Lug 05, 2014 - Giovanni D'agata
Ma l’episodio isolato per i funzionari dell’Autorità per la sicurezza e salute animale della Romania non sarebbe una minaccia per la salute pubblica
Un caso sospetto di morbo “della mucca pazza” sarebbe stata scoperto in un capo di manzo rumeno
Ma l’episodio isolato per i funzionari dell’Autorità per la sicurezza e salute animale della Romania non sarebbe una minaccia per la salute pubblica
In Romania mercoledì scorso è stata rivelata la scoperta di una mucca macellata
era stata infettata dall’encefalopatia spongiforme bovina, altrimenti nota come BSE
e comunemente come il temibile “morbo della mucca pazza”.Ma l’episodio isolato
per i funzionari dell’Autorità per la sicurezza e salute animale della Romania non
sarebbe una minaccia per la salute pubblica. Il Paese dell’Est non segnalava un caso
di BSE dal lontano 1995.Gli ispettori rumeni hanno specificato che una prova preliminare
il 1 maggio scorso ha indicato che una mucca macellata in un macello autorizzato
è stata infettata da encefalopatia spongiforme bovina o BSE.Ed hanno precisato che
la carcassa è stata inviata ad un laboratorio britannico per ulteriori prove e potrebbe
essere una “forma atipica di BSE che appare naturalmente e spontaneamente nei bovini”.L’Autority
ha rivelato il caso soltanto dopo che la Russia ha deciso di vietare le importazioni
di carne bovina rumena, citando i timori della possibilità di contagi da BSE.L’ESB
è fatale per le mucche e può causare una malattia celebrale mortale nelle persone
che mangiano la carne di manzo contaminato. Il morbo scoppiò negli anni ottanta
in Gran Bretagna, dove centinaia di persone si ammalarono e molti sono morti dopo
aver mangiato carne contaminata. Nel corso degli anni, 4,5 milioni di bovini furono
macellati per contenere la diffusione. Focolai seguirono in Giappone nel 2001 e in
Canada nel maggio 2003.La Romania esporta bestiame fino a 1 milione l’anno, soprattutto
verso i Paesi Bassi, Italia e Croazia.Per Giovanni D’Agata, presidente dello “_Sportello
dei Diritti [1]_”, si tratta comunque di un evento da tenere sotto controllo e
che impone la massima attenzione delle autorità sanitarie europee e nazionali per
evitare facili allarmismi e la benchè minima possibilità d’importazione di capi
di bestiame contagiati.