Tragedia sul lavoro nella zona industriale del Porto di Gioia Tauro: la Suprema Corte conferma la condanna del datore di lavoro per l’omicidio colposo di Francesco Barca”
Nov 23, 2025 - redazione
Tragedia sul lavoro nella zona industriale del Porto di Gioia Tauro: la Suprema Corte conferma la condanna del datore di lavoro per l’omicidio colposo di Francesco Barca”
Si è conclusa definitivamente con la decisione della Suprema Corte di Cassazione Quarta Sezione il processo per omicidio colposo per incidente sul luogo di lavoro di Francesco Barca avvenuto in un capannone nella zona industriale del porto di Gioia Tauro il 25 agosto 2016.
I Giudici di via Cavour hanno confermato la condanna per il datore di lavoro, l’imputata, F.I., che con ricorso per Cassazione mediante il proprio difensore ha proposto impugnazione avverso la sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria, con la quale è stata confermata la condanna pronunciata in primo grado dal Tribunale di Palmi, in composizione Monocratica. Con la predetta sentenza di primo grado, confermata dalla Corte d’Appello, l’imputata F.I. è stata riconosciuta responsabile del reato di cui agli artt. 110, 113, 40 cpv. e 589 c.p., per avere, in cooperazione colposa con altri, in qualità di amministratrice dell’omonima ditta nonché di affidataria di lavori su un capannone ubicato nella Zona Industriale Area Porto di Gioia Tauro: in violazione dell’art. 159 co. 2 lett. c) d.lgs. 81/2008 – in relazione all’art. 146 co. 1 d.lgs. 81/2008 – durante le operazioni di sostituzione dei pannelli in plexiglass, omesso di adottare le misure di prevenzione collettive (intavolati, sottoponti e reti) non fornendo le protezioni necessarie al fine di evitare il rischio di caduta nel vuoto; in violazione dell’art. 60 co. 1 lett. a) d.lgs. 81/2008 – in relazione all’art. 18 co. 1 lett. d) d.lgs. 81/2008 – pet aver omesso di fornire al lavoratore gli idonei dispositivi di protezione individuali (cinture di sicurezza) in considerazione dei lavori in quota, in tal modo cagionando la morte di BARCA Francesco, dipendente della ditta, il quale, nel corso dei lavori di rimozione delle lastre eternit e posa in opera di lamiere sul tetto del capannone, precipitava dal medesimo dall’altezza di dodici metri.
La Suprema Corte dunque, ha rigettato il ricorso proposto dall’imputata.
Le parti civili costituite, nella persona della vedova congiuntamente ai cinque figli sono state seguite nel delicato processo dagli Avvocati Vincenzo Barca, Pasquale Loiacono, Maria Carmela Barca e Maria Astrid Fiumara.
Purtroppo la morte nei cantieri dei lavoratori non è mai una tragica fatalità sul lavoro. I dati dell’INAIL, aggiornati al 30 settembre, rivelano che nei primi nove mesi del 2025 le denunce di infortuni mortali presentate all’Istituto sono state ben 777, segnando un aumento dello 1% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo significa che in Italia si registrano in media quasi tre morti sul lavoro ogni giorno.
La vita umana e la dignità della persona sono valori che non hanno prezzo e che vengono prima di qualsiasi altra logica, per questo perdere la vita sul luogo di lavoro è una tragedia umana ed una grande ingiustizia sociale. Occorre che le istituzioni preposte e tutti i soggetti che hanno delle responsabilità su questo tema lavorino in sinergia per far rispettare le norme in materia, non sempre applicate nei luoghi di lavoro, e soprattutto per costruire una cultura nuova che veda nella tutela della sicurezza per i lavoratori una scelta eticamente giusta, necessaria per il bene delle persone e di tutta la società.



