Taurianova, caso Ionela Radu affetta da Sla, l’appello del marito, “l’Asp mi ha negato un diritto e chiedo una raccolta fondi per affrontare le spese e far condurre a mia moglie una vita dignitosa”

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Il sottoscritto Sergio Carrozza, di Taurianova (RC), con la presente comunica che mia moglie Sabina Ionela Radu – da anni affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) – ha recentemente ricevuto, da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, formale notifica di negazione di quanto per diritto le sarebbe spettato, vale a dire l’accesso al Fondo per la Non Autosufficienza (FNA), nonostante fosse stata riconosciuta l’idoneità a essere inserita nella graduatoria di riferimento. Tale decisione, oltre a essere iniqua e incomprensibile, rappresenta un atto di grave abbandono istituzionale, soprattutto nei confronti di una donna che – a motivo della grave malattia – non ha più voce per difendersi. Parliamo di una persona completamente immobile, che necessita di assistenza continua e qualificata per poter condurre una vita dignitosa. Per assicurare a mia moglie le cure di cui ha costantemente bisogno, avevo infatti assunto – ovviamente con regolare contratto – due collaboratrici domestiche, affrontando notevoli sacrifici di natura economica. Oggi, a seguito del rifiuto del sostegno da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, non ho più le risorse per garantire la loro continuità lavorativa, mettendo a rischio l’intero sistema di assistenza che con tanto impegno avevo organizzato. A fronte della decisione ufficialmente comunicata, che appunto respinge la possibilità di usufruire del Fondo per la Non Autosufficienza, mi vedo costretto – con grande rammarico e senso di impotenza – a chiedere un gesto concreto di collettiva solidarietà. L’auspicato obiettivo è più propriamente quello di avviare una raccolta fondi, destinata a coprire i costi necessari per mantenere il servizio di assistenza domiciliare continuativa, che fino a poco tempo fa era garantito grazie alla presenza delle due menzionate collaboratrici domestiche. Si tratta di figure fondamentali, la cui presenza – se reintegrata – continuerebbe ad assicurare a mia moglie un’esistenza dignitosa, sicura e il più possibile umanizzata. Questa richiesta nasce dalla drammatica realtà che una tale decisione istituzionale ha generato, privando la nostra famiglia di un sostegno che rappresentava una condizione essenziale per proseguire nell’assistenza quotidiana. Chiedo, dunque, un aiuto solidale, non solo in nome di un diritto leso, ma in nome di quei valori fondamentali di umanità e giustizia che dovrebbero animare una comunità civile davanti alla sofferenza.