Taurianova, aiutiamo economicamente Ionela Sabina Radu ad affrontare la sua dura battaglia contro la Sla. All’interno il link per donare
Ago 06, 2025 - redazione
Ionela Sabina Radu sta affrontando una dura battaglia contro la Sla e lei insieme al marito non hanno più le forze economiche per sostenere delle spese ingenti e quindi hanno chiesto pubblicamente l’aiuto di tutti indicendo una raccolta fondi su “Gofundme” cliccando sul link sottostante si può donare:
L’APPELLO
Il sottoscritto Sergio Carrozza, di Taurianova (RC), con la presente comunica che mia moglie Sabina Ionela Radu – da anni affetta da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) – ha recentemente ricevuto, da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, formale notifica di negazione di quanto per diritto le sarebbe spettato, vale a dire l’accesso al Fondo per la Non Autosufficienza (FNA), nonostante le fosse stata riconosciuta l’idoneità a essere inserita nella graduatoria di riferimento. Tale decisione, oltre a essere iniqua e incomprensibile, rappresenta un atto di grave abbandono istituzionale, soprattutto nei confronti di una donna che – a motivo della grave malattia – non ha più voce per difendersi. Parliamo di una persona completamente immobile, che necessita di assistenza continua e qualificata per poter condurre una vita dignitosa. Per assicurare a mia moglie le cure di cui ha costantemente bisogno, avevo infatti assunto – ovviamente con regolare contratto – due collaboratrici domestiche, affrontando notevoli sacrifici di natura economica. Oggi, a seguito del rifiuto del sostegno da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, non ho più le risorse per garantire la loro continuità lavorativa, mettendo a rischio l’intero sistema di assistenza che con tanto impegno avevo organizzato. La drammaticità del quadro descritto si presenta ulteriormente acuita a motivo della mia personale condizione, dal momento che mi è stato diagnosticato un’aggressiva forma tumorale che purtroppo interessa in modo diffuso il pancreas e il fegato. Una situazione, questa, che non comporta soltanto sofferenze fisiche e psicologiche di estrema intensità, ma che si traduce anche in un dispendio economico del tutto insostenibile. Sono infatti costretto a spostarmi continuamente tra ospedali, centri specialistici e strutture sanitarie, con frequenti viaggi, visite mediche, esami diagnostici e trattamenti che richiedono la disponibilità di risorse finanziarie di cui non dispongo e un’organizzazione familiare che – nella nostra condizione – risulta essere praticamente inesistente. Tutto questo mentre mia moglie Sabina resta bloccata, completamente dipendente da me, in un letto da cui non può alzarsi, senza voce e senza difese. Io stesso, indebolito dalla malattia e dallo stress costante, cerco ogni giorno di non crollare, di non lasciarmi travolgere dal senso di impotenza e di disperazione che ormai è da considerare una realtà integrante e costantemente ineludibile del nostro quotidiano. Ci troviamo in definitiva intrappolati in una condizione estrema, logorante, in cui il dolore fisico si somma a quello morale e alla solitudine, in un vortice che ci consuma lentamente e inarrestabilmente. Siamo ormai giunti a un punto in cui ogni tipo di supporto, ogni gesto di prossimità, ogni intervento concreto può fare la differenza tra il crollo e la sopravvivenza. Per tutto ciò – e a fronte della summenzionata decisione che respinge ufficialmente la possibilità di usufruire del Fondo per la Non Autosufficienza – mi vedo costretto, con grande rammarico e senso di impotenza, a chiedere un gesto concreto di solidarietà collettiva. L’auspicato obiettivo è più propriamente quello di avviare una raccolta fondi, destinata a coprire i costi necessari per mantenere il servizio di assistenza domiciliare continuativa, che fino a poco tempo fa era garantito grazie alla presenza delle due menzionate collaboratrici domestiche. Si tratta di figure fondamentali, la cui presenza – se reintegrata – continuerebbe ad assicurare a mia moglie un’esistenza dignitosa, sicura e il più possibile umanizzata. Questa richiesta nasce dalla drammatica realtà che una tale decisione istituzionale ha generato, privando la nostra famiglia di un sostegno che rappresentava una condizione essenziale per proseguire nell’assistenza quotidiana. Chiedo, dunque, un aiuto solidale, non solo in nome di un diritto leso, ma in nome di quei valori fondamentali di umanità e giustizia che dovrebbero animare una comunità civile davanti alla sofferenza.