Scandalo nelle carceri in Calabria. Cellulari, oltre a favori ai detenuti in cambio di soldi, in manette un agente della Polizia penitenzia
Dic 18, 2025 - redazione
Un agente della Polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere di Crotone, è stato arrestato stamattina dalla Polizia di Stato di Crotone dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con contestuale esecuzione di un decreto di sequestro preventivo, emessa dal gip presso il Tribunale di Crotone su richiesta della Procura della Repubblica. L’uomo è gravemente indiziato dei reati di corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Il provvedimento restrittivo scaturisce da un’articolata attività investigativa, durata oltre due anni condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone e dal Servizio Centrale Operativo con il coordinamento della Procura della Repubblica di Crotone, diretta dal Procuratore Domenico Guarascio, nell’ambito della quale è stato possibile accertare gravi indizi in ordine ai predetti reati ed in particolare in riferimento alle condotte poste in essere da una guardia penitenziaria, la quale ottenendo o facendosi promettere somme di denaro da detenuti o dai loro familiari, avrebbe agevolato l’introduzione in carcere di telefoni cellulari, divulgato informazioni coperte da segreto d’ufficio, introdotto all’interno dell’istituto penitenziario apparecchi telematici che consentivano ai detenuti di avere rapporti con l’esterno e, più in generale, si sarebbe reso disponibile a svolgere qualsiasi prestazione in violazione dei doveri d’ufficio a favore di alcuni detenuti della Casa Circondariale di Crotone. L’attività investigativa effettuata tramite attività di intercettazione telefonica, ambientale e telematica, attraverso servizi di osservazione e controllo, nonché grazie al prezioso contributo di un operatore specializzato sotto copertura del Servizio Centrale Operativo, ha permesso di disvelare il modus operandi della guardia penitenziaria, la quale, sfruttando il ruolo ricoperto all’interno della Casa Circondariale e in particolare le mansioni di addetto ai colloqui, riusciva a carpire la fiducia dei detenuti inducendoli a consegnare denaro, spesso per il tramite dei familiari, in cambio di presunte agevolazioni detentive ovvero di un suo interessamento per le loro vicende giudiziarie.



