Romano, “Zes: da Gioia Tauro alla ZES Unica, una scelta politica fallimentare che cancella sviluppo e lavoro”
Dic 19, 2025 - redazione
Il percorso che ha condotto dalla ZES di Gioia Tauro alla ZES Calabria, poi alla ZES Sud e infine alla ZES Unica non è il frutto di una visione strategica, ma il risultato di una serie di scelte politiche sbagliate e contraddittorie che hanno progressivamente svuotato uno strumento nato per sostenere il rilancio industriale e occupazionale di territori strategici come Gioia Tauro.
La ZES di Gioia Tauro era stata pensata con un obiettivo preciso: valorizzare uno dei principali hub portuali del Mediterraneo e costruire attorno ad esso un sistema industriale e logistico capace di attrarre investimenti produttivi, creare occupazione stabile e generare sviluppo duraturo. Quell’obiettivo è stato scientemente abbandonato. La visione originaria è stata diluita, ridimensionata e infine cancellata, fino a rendere la ZES uno strumento inefficace e privo di credibilità.
Già nel 2020 avevo denunciato pubblicamente le gravi criticità nella gestione della ZES, segnalando l’assenza totale di una strategia industriale e il rischio concreto di trasformare questo strumento in un contenitore burocratico utile solo alla propaganda politica. Oggi quei timori trovano piena conferma: la ZES non ha prodotto sviluppo, non ha creato lavoro, non ha generato una filiera industriale degna di questo nome.
Il passaggio alla ZES Calabria ha allargato il perimetro senza rafforzare la governance; l’accorpamento nella ZES Sud ha ulteriormente allontanato le decisioni dai territori; la ZES Unica completa un processo di centralizzazione che cancella le specificità produttive locali e priva Gioia Tauro di qualsiasi ruolo strategico autonomo. È una scelta politica precisa, non un errore tecnico.
Nel frattempo, l’area industriale di Gioia Tauro resta in uno stato di abbandono: infrastrutture insufficienti, servizi carenti, procedure lente e una totale assenza di una politica di attrazione industriale hanno impedito l’insediamento di nuove attività produttive. L’instabilità normativa e i continui cambi di modello hanno generato incertezza e scoraggiato qualsiasi investimento serio.
A questo si aggiunge una scelta ancora più grave: il presidente Occhiuto sembra concepire Gioia Tauro esclusivamente come area di sacrificio, destinandola a impianti ad alto impatto ambientale – rigassificatore, raddoppio dell’inceneritore, polo DRI – ignorando deliberatamente la sua naturale vocazione logistica e commerciale legata al porto. Una visione arretrata e miope che condanna il territorio a un ruolo subalterno e compromette ogni prospettiva di sviluppo industriale sostenibile.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: anni persi, investimenti mancati, opportunità di lavoro cancellate. Non è stata costruita alcuna filiera industriale integrata con il porto e il retroporto, capace di generare occupazione stabile, valore aggiunto e sviluppo duraturo.
La responsabilità politica di questo fallimento è chiara. La Regione Calabria ha non ha mai difeso Gioia Tauro come priorità produttiva e occupazionale, non ha mai imposto una strategia industriale coerente e ha accettato passivamente decisioni che hanno svuotato la ZES di ogni funzione reale.
Non servono riforme calate dall’alto né operazioni di facciata. Serve una svolta politica radicale: una strategia industriale vera, investimenti mirati, infrastrutture adeguate, tempi certi e una governance che risponda ai territori e non alla logica della centralizzazione. Senza queste scelte, la ZES Unica sarà solo l’atto finale di un fallimento annunciato.
Gioia Tauro non può più essere trattata come una periferia da sacrificare. Il porto, la logistica, lo sviluppo produttivo e il lavoro devono tornare a essere il fulcro delle scelte politiche. Ogni ulteriore rinvio o ambiguità sarà una responsabilità politica precisa e non più giustificabile.
Valerio Romano
già Vice Sindaco del Comune di Gioia Tauro



