Dall’esperienza di accoglienza del borgo calabrese una lezione all’Europa dei respingimenti e delle paure.
Un modello di inclusione che diventa riferimento per una nuova politica europea e globale basata su diritti umani, pace e solidarietà.
Riace – piccolo paese dell’antica Magna Grecia, nel profondo Sud d’Italia – presenta al Parlamento Europeo un’esperienza lunga un quarto di secolo, divenuta simbolo internazionale di accoglienza, inclusione e diverso modello di sviluppo locale.
Un’esperienza che oggi richiama l’Europa dei respingimenti, delle paure, della xenofobia e delle rinascite nazionaliste a un principio fondante della propria tradizione: il diritto di emigrare, riconosciuto dalla filosofia politica europea come primo diritto naturale.
Questo diritto fu teorizzato da Francisco De Vitoria, che lo considerò base giuridica della conquista spagnola del “Nuovo Mondo”, e da John Locke, che lo vide come garanzia di sopravvivenza grazie alla possibilità di lasciare i propri territori in caso di mancanza di lavoro, verso “gli incolti deserti dell’America”, dove vi era “terra sufficiente nel mondo da bastare al doppio di abitanti”.
Da allora il diritto di emigrare – e con esso il diritto di immigrare, che impone agli Stati un obbligo di garanzia – è entrato a far parte del diritto internazionale consuetudinario, fino a essere codificato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 (art. 13.2), nel Patto sui Diritti Civili e Politici del 1966 (art. 12.2) e in molte Costituzioni nazionali, inclusa quella italiana. Riferimento: L. Ferrajoli, “Una Costituzione della Terra – L’Umanità al Bivio”, Feltrinelli 2022, p. 37 e note.
Riace ricorda però come lo stesso diritto – che per secoli giustificò conquiste e colonizzazioni – sia stato trasformato in crimine quando i flussi migratori si sono invertiti. Una criminalizzazione costruita attraverso una violenza politica e giudiziaria senza precedenti contro l’esperienza riacese e contro il suo sindaco. Tentativo fallito: oggi Riace è riconosciuto come paradigma di un’alternativa europea e mondiale alle politiche migratorie disumane e inefficaci che dominano in Paesi che si proclamano alfieri dei diritti umani e del diritto internazionale.
La presentazione al Parlamento Europeo metterà in luce la ricchezza dell’incontro e dell’ibridazione tra popoli e culture come antidoto a razzismo, sovranismi, guerre e follie del riarmo.
Nel solco dell’ospitalità dell’antica Grecia, Riace riafferma il diritto di abitare la Terra, casa comune dell’umanità, e sottolinea la necessità di una riforma dell’ONU che, attraverso una vera Costituzione della Terra, renda effettivi i principi proclamati in carte, dichiarazioni e trattati internazionali.
Il messaggio si unisce alla richiesta del rilancio di un’Europa federale, fondata sulla Pace e sull’Uguaglianza.
Costituente Terra



