Recupero Castello di Palizzi, elevato su una imponente rupe

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Il Castello, elevato su una imponente rupe in posizione dominante rispetto al borgo di Palizzi, è il risultato di un’ininterrotta stratificazione costruttiva protratta tra il XIII e il XIX secolo: sorto per la difesa dei confini e delle vie di comunicazione, divenne elemento di riferimento territoriale nonché residenza della nobiltà feudale, i Ruffo d’Aragona d’Ajerb proprietari dal 1504. Nel 1751 la baronia di Palizzi e il Castello passarono alla famiglia De Blasio. Il Castello, già in pessime condizioni all’epoca dell’acquisto, subì ulteriori danni a causa del sisma del 1783 tanto da costringere la proprietà a intervenire nel 1790. L’intervento più significativo, databile tra il 1835-1850, ne comportò la trasformazione in dimora gentilizia attraverso l’accorpamento delle strutture preesistenti. Ulteriori interventi furono attuati dal barone Tiberio nel 1866 che vi abitò fino al 1873; dopo un periodo di abbandono il complesso divenne infine residenza del nipote don Carlo de Blasio fino al 1943.

L’accesso al complesso fortificato avviene attraverso un impervio e suggestivo percorso che si snoda tra elementi a rudere, parti di relativa integrità e porzioni murarie di altezza e configurazione prossima a quella originaria. Dei due corpi di fabbrica principali di cui risulta composto, quello afferente al nucleo di più antico impianto è stato oggetto di un intervento eseguito dall’Amministrazione Comunale di Palizzi che ha acquisito il complesso nel 2007.

L’intervento attuato dalla SABAP RC-VV a partire dal giugno 2022 ha interessato la porzione residenziale del complesso abitato fino al secondo dopoguerra e costituito da tre piani fuori terra oltre sottotetto. L’edificio poggia direttamente sulla rupe sulla quale è sorto, adattandosi alla morfologia della roccia fino a raggiungere con essa una forte continuità strutturale, come risulta dagli affioramenti in alcuni ambienti. Le attività di restauro e risanamento conservativo attuate, finalizzate al suo riuso per funzioni e attività culturali, sono state assicurate dalla copertura finanziaria di 2.000.000 € derivante dalla riprogrammazione delle risorse PAC (ex art.1, comma 122 e 123 legge 109/2014) per “interventi per la realizzazione delle aree di attrazione culturale nel Piano Operativo Complementare (POC) al PON “Cultura e Sviluppo. I lavori sono stati aggiudicati dalla RTI composta da Consorzio Stabile Aurora Scarl (mandataria) e Consorzio Stabile Fenix (mandante).

Per la Soprintendenza, il Responsabile Unico del Procedimento è stato l’arch. Roberta Filocamo, progettista e Direttore dei lavori l’arch. Michelangela Vescio, con la partecipazione dell’arch. Giuseppina Vitetta; responsabile della sicurezza l’arch. Laura Messina.

Gli interventi attuati perseguono obiettivi della conservazione delle stratificazioni e delle informazioni contenute nelle sue forme e nelle sue componenti in considerazione delle caratteristiche della fabbrica, delle modifiche subite nel corso del tempo, dei cambi d’uso e si sono fondate su un esaustivo rilievo materico e degli elementi costruttivi associato alla comprensione delle vicende di trasformazione. Le soluzioni adottate inoltre, con riferimento alla scelta dei presidi ritenuti necessari a ridurre la vulnerabilità sismica nei confronti dei meccanismi di crisi locali, sono derivate dalle risultanze della valutazione della sicurezza strutturale e dalle necessità imposte dalle normative vigenti riguardo il miglioramento sismico degli immobili sottoposti alle disposizioni di tutela di cui alla Parte II del d.lgs n.42/2004.

E’ stato attuato prioritariamente il risanamento mediante sistema di deumidificazione e ventilazione della pavimentazione a diretto contatto con la roccia e della porzione basamentale delle murature. Si è quindi compiuto il miglioramento della sicurezza strutturale del bene; le murature sono state rinforzate in betoncino di calce idraulica naturale NHL5 e sistema FRP con placcaggio; è stata ricostruita la volta a crociera costolonata dell’androne con tecnica “alla catalana” mantenendo sagoma, caratteristiche geometriche e strutturali pari all’originale crollata ed è stato riconfigurato il tetto a padiglione con capriate in castagno e incatenamenti al nuovo cordolo in muratura. Sono stati restaurati e ricostruiti i collegamenti verticali. L’intero organismo è stato restaurato con tecniche tradizionali e materiali compatibili con la fabbrica. I solai lignei sono stati riconfigurati secondo l’originario ordito e sovrapposti da doppio assito di tavole reso solidale alle murature. Gli ambienti sono stati completati con infissi lignei a tenuta e pavimentazioni in cotto artigianale. Sono stati conservati e restaurati tutti gli elementi architettonici presenti (cornici, modanature, riquadrature, bugnati, mostre). Per una piena fruizione sono stati quindi realizzati gli impianti elettrico e illuminotecnico, idrico sanitario e di scarico, videocitofonico, antincendio e di videosorveglianza. Le opere sono terminate con il recupero delle pavimentazioni dei terrazzi in cappa di calce su fondo impermeabile e in ciottolato di pietrame per gli spazi esterni di accesso.

Nella sua articolazione complessiva l’intervento attuato dalla SABAP offre nuove opportunità di utilizzo appropriato e consapevole al complesso monumentale.