Ponte Stretto: Cgil e Fillea, “scelta sbagliata, Paese e Sud hanno altre priorità”

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“Con le dichiarazioni euforiche della Presidente del Consiglio e del Ministro dei Trasporti si consuma l’ennesimo atto arrogante e irrispettoso dei veri bisogni della Sicilia, della Calabria, del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Il Ponte sullo Stretto rappresenta una scelta sbagliata e pericolosa. Le priorità dell’Italia sono altre, a cominciare dal completamento del piano di infrastrutturazione avviato dal precedente governo e grazie ai fondi del PNRR, che prevede opere ferroviarie e autostradali moderne, potenziamento dei porti e interventi per il rifornimento idrico, ma che registra ritardi e riduzioni di finanziamenti, soprattutto al Sud”. È quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Fillea Antonio Di Franco.

“Tale piano di infrastrutture, come abbiamo già denunciato, non ha ricevuto adeguate attenzioni da parte del Ministro dei Trasporti”. In particolare, i dirigenti sindacali sottolineano che “la Corte dei Conti ha evidenziato i ritardi nell’elettrificazione delle reti ferroviarie del Mezzogiorno e delle reti ferroviarie regionali, fondamentali per lo sviluppo territoriale. L’Osservatorio sulle opere strategiche della Camera dei Deputati (SILOS) ha recentemente pubblicato un rapporto che denuncia il taglio di 11,4 miliardi di euro per la realizzazione di opere strategiche nel Mezzogiorno. Per quelle della Calabria mancano ad esempio: la Statale Ionica 106 (€ 5.198 milioni), il completamento e la messa in sicurezza della A2 Salerno-Reggio Calabria (€ 2.950 milioni), e l’adeguamento e la velocizzazione della linea ferroviaria ionica – tratta Sibari (€ 466 milioni, dati aggiornati a maggio 2025). Inoltre, più di tre milioni di cittadini siciliani che non hanno l’acqua non avranno risposta alcuna a questa necessità vitale. Quindi le stesse opere necessarie per collegare Calabria e Sicilia al resto del Paese e che rappresentano un’idea di sviluppo e potrebbero invertire i processi di spopolamento, subiscono ritardi e mancanza di finanziamenti, mentre il Governo destina 13,5 miliardi di euro al progetto del Ponte sullo Stretto”.

“Noi – continuano Gesmundo e Di Franco – rappresentiamo migliaia di lavoratori e lavoratrici impegnati quotidianamente nei cantieri per la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture, e i comparti delle manutenzioni stradali e ferroviari soffrono perché il Governo non investe abbastanza e non chiarisce quale è il suo ruolo nelle società dove nella compagine azionaria c’è lo Stato”.

Per quanto riguarda il Ponte, “l’ANAC, ignorato dall’Esecutivo, ha mosso numerosi rilievi sull’iter seguito: ai sensi della direttiva europea sugli appalti si sarebbe dovuto ricorrere a una nuova gara, dato che l’adeguamento dei costi supera il 50% del prezzo originario, e la mancanza di un progetto esecutivo completo non permette di quantificare i costi”.

“Preoccupa e rammarica l’approccio più elettorale che politico e responsabile nella gestione di ingenti risorse pubbliche, particolarmente grave in un momento in cui emergono con chiarezza le difficoltà di trovare risorse future per l’economia infrastrutturale del Paese. Come Cgil – concludono Gesmundo e Di Franco – continueremo, da un lato, a rivendicare il rispetto delle norme e delle regole per la realizzazione delle grandi opere, e, dall’altro, rafforzeranno il nostro impegno nel monitorare l’avanzamento dei progetti infrastrutturali nel Mezzogiorno, coinvolgendo lavoratori e cittadini, per favorire la realizzazione delle opere già programmate e avviate, nel rispetto del lavoro e della legalità. E – annunciano infine – per illustrare le nostre posizioni contro la realizzazione del ponte, l’11 settembre prossimo saremo auditi dalla Commissione europea a Bruxelles”.