Polistena, l’ex sindaco Laruffa, “Aspettative per il mio Partito Democratico”
Dic 15, 2025 - redazione
Quanto sta avvenendo nel panorama politico nazionale e calabrese impone una profonda riflessione a tutti, militanti, simpatizzanti e in particolare a quanti in questo Partito ci hanno speso più di cinquanta anni della propria vita, avendone seguito tutte le evoluzioni politico – sociali.
Ad un certo punto, forse nel momento più difficile della sua storia, è arrivata, senza essere vista, una ragazza minuta, grintosa, preparata che ha scaldato gli animi di tanti, me compreso, che si sentivano, ormai, come pesci fuor d’acqua o, forse, non si sentivano più rappresentati.
Da un pò di tempo si ha come la sensazione che, dentro e fuori del Partito ci siano movimenti che tendono a mettere in discussione la sua leadership e le sue capacità di continuare a reggere l’organizzazione che ha iniziato a riportare nei territori, tra la gente.
In questo contesto, inoltre, non c’è serata in cui un “solone” televisivo (uomo o donna che sia) non si erga a saputella/o sparando giudizi e sentenze sulla sua capacità di mettere assieme e gestire la coalizione che dovrà confrontarsi, tra meno di due anni, quel centrodestra che sta tentando di riscrivere la storia in maniera indecente, stravolgendo l’assetto politico istituzionale del Paese. Costoro “non fanno prigionieri”, hanno in testa un progetto di chiara ispirazione fascistoide e procedono, a suon di slogan, senza curarsi di nulla, della stabilità del Paese politica, sociale e della sua integrità istituzionale e costituzionale.
Analizzando, però, il lavoro svolto dalla Segretaria Elly Schlein dalla sua elezione ad oggi, ovviamente con il supporto di tutto il gruppo dirigente, ci si rende conto che i risultati sono tutti dalla sua parte.
Nelle Regioni nelle quali si è votato nel 2024 e nel 2025, il Partito Democratico (PD) si conferma in crescita, segno che il suo sia, nei fatti, un valore aggiunto assolutamente significativo.
Ha determinato un rinnovamento generazionale e di leadership, ha simboleggiato un cambio di passo e una più ampia apertura verso nuove generazioni di dirigenti, ha determinato una sensibilità su temi sociali e civili, e una discontinuità rispetto al ceto politico esistente. D’altronde, anche nei concomitanti Convegni di Montepulciano e Prato, questi dati, anche se con motivazioni diverse, hanno avuto un peso sostanziale nelle loro conclusioni. Il programma e le battaglie per diritti civili, ambiente, lavoro, equità sociale, diritto alla casa, salute pubblica, welfare, fiscalità più giusta e progressiva, hanno contribuito a dare al PD un’identità più chiara e moderna, distinguendolo dalle proposte della destra e in un momento di crisi per la sinistra tradizionale, ha aiutato a riavvicinare elettori soprattutto giovani e innovatori, che forse non andavano a votare da tempo (certo l’astensionismo non è risolto, tant’è che il partito del non voto è ormai divenuto il primo partito del Paese).
Su questo fenomeno, ovviamente, si richiede un impegno particolare per comprendere le ragioni del disagio e attrezzarsi per perseguire il suo superamento.
Tangibile è l’avanzamento elettorale, il PD ha ottenuto un buon risultato nelle elezioni europee: circa 24,5%, con un aumento significativo rispetto al 19% del 2022, mentre nelle consultazioni elettorali delle 6 regioni che sono andate al voto recentemente si è raggiunto il 27,3% (+ 2,4% rispetto al voto precedente delle stesse Regioni). Per niente trascurabile, inoltre, è il dato assoluto nelle ultime 13 regioni che hanno votato e nelle quali il PD raggiunge 3,2 milioni di voti contro i 2,5 milioni di FdI (accreditata nei sondaggi del 30% (SIC!). Parimenti concreto appare il rafforzamento del ruolo del Partito nell’opposizione al governo della destra ed il testardo perseguimento di una “alternativa credibile” al governo di destra, attraverso il rafforzamento del Campo largo. Il Partito sembra aver recuperato una “anima”, un progetto più definito e una visione politica chiara, puntando e consolidando un profilo progressista, partecipativo e attento alle nuove esigenze sociali.
È, però, importante tenere conto che alcuni aspetti del “rinnovamento” possano essere valutati con cautela dentro e fuori il PD e credo che questo aspetto non sia sottovalutato dalla nuova leadership.
Taluni temono che l’attenzione su temi civili/sociali e “identitari” possa alienare elettori tradizionali o moderati. Riuscire a mantenere unità, coesione e dinamismo su temi complessi (welfare, diritti, transizione ecologica, alleanze) richiede equilibrio e capacità di tenuta. Il “rinnovamento”, infatti, può generare anche tensioni interne e/o non essere pienamente compreso, se non governato con attenzione.
Il nostro è un Partito e lo è dalla sua costituzione, pluralista, all’interno del quale possono e devono convivere più sensibilità politiche (d’altronde è sufficiente voltarsi un attimo indietro e vedere sugli stessi scranni Ingrao e Amendola o anche Moro e Fanfani), c’è solo bisogno, però, di tanta voglia di stare assieme, discutere, discutere e poi decidere (non sono convinto che la soluzione possa essere la contrapposizione dura e pura sulle proprie posizioni fino alla rottura).
Credo, invece, che abbiamo tutti piena consapevolezza dei danni smisurati che sta compiendo questa destra di governo (a parte il fatto che costoro sono a governare per gli errori madornali da noi compiuti anche sul piano strettamente elettorale) e quindi urge la costruzione di un programma credibile, che affascini i cittadini, tocchi il loro animo e li faccia uscire dall’apatia e dall’insoddisfazione che li pervade. Un programma che dia una speranza di cambiamento e di futuro alle nuove generazioni, rappresenti i più deboli, gli emarginati, le periferie urbane e sociali, i nuovi poveri, che ormai sono individuabili nel vecchio ceto medio (famiglie monoreddito, lavoratori a reddito fisso, artigiani e piccoli commercianti), ceto che, in quanto tale, non esiste più e che necessita di essere rivalutato e sostenuto per assicurarsi nuove prospettive di vita. È imprescindibile riorganizzare il Partito nei territori, ascoltare gli amici e i compagni, renderli protagonisti nelle decisioni, senza prevaricare e/o imporre soluzioni calate dall’alto e/o personalistiche.
Bisogna abbandonare la logica dei “cacicchi”, se ancora esistono, per lasciare libero sfogo alle considerazioni e valutazioni di quanti si adoperano nei territori, con una sensibile attenzione verso le nuove generazioni, e nessuno deve sentirsi condizionato e/o discriminato dall’appartenenza o meno a gruppi precostituiti che rispondono o devono rispondere allo pseudo leader di turno.
A tal proposito, non sarebbe male, se si ricominciasse a parlare seriamente di reintrodurre le preferenze nelle consultazioni politiche per far sì che i parlamentari rispondano ai propri elettori e non al “capo” che li ha indicati per farli eleggere.
Dobbiamo far convergere tutta la nostra voglia di fare politica per superare le incomprensioni interne e/o le lotte di leadership, sicuramente non mi è piaciuto e in parte non l’ho compreso (di certo è responsabilità mia) il teatrino che si è consumato a Reggio Calabria, per ricostruire il rapporto con la gente e rinsaldare i rapporti con tutte le forze alternative alle logiche delle destre che vanno avanti a forza di slogan e spot propagandistici che, sistematicamente, smentiscono il giorno dopo averli pronunciati.
Siamo altro rispetto al centrodestra e intorno a noi gira un mondo di donne e uomini che vogliono contrapporsi, bramano il cambiamento, anche se spesso non la pensano come noi, dobbiamo avere la capacità di aggregarlo in una coalizione ampia e inclusiva che diventi alternativa concreta a questa destra reazionaria e sfascista.
Siamo in condizioni di farlo, nel Paese, in Calabria e nel territorio Metropolitano: Facciamolo!
Giovanni Laruffa
Componente Direzione Metropolitana PD
Presidente Circolo PD – Polistena
Già Sindaco di Polistena



