La Calabria non può più permettersi che la salute dei cittadini diventi terreno di falsa propaganda. Come può il governo regionale — e tutto il centrodestra — parlare di investimenti in sanità quando i dati e le cronache quotidiane raccontano solo record negativi? La devastazione del sistema sanitario calabrese è sotto gli occhi di tutti.

Negli ultimi giorni si sono accumulate tre notizie che certificano lo stato di abbandono del settore. La prima arriva dal report AGENAS: delle 63 Case della Comunità – ovvero semplificando dei maxi ambulatori che fornirebbero visite e diagnostica utile per dare una mano a smaltire gli accessi in ospedale – previste in regione ne sono attive soltanto 2. Questo ritardo mette a rischio non solo la qualità dei servizi sul territorio, ma anche i finanziamenti: se non si interviene, entro giugno 2026 la Calabria potrebbe dover restituire i fondi PNRR destinati a questo progetto.

La seconda riguarda il costo sempre più alto per reperire personale medico: paghiamo prezzi esorbitanti perché la nostra sanità è poco attrattiva. Mancano programmazione e investimenti mirati; di conseguenza i professionisti scelgono altre destinazioni.

La terza notizia è la più drammatica: la burocrazia e l’inefficienza hanno superato il buon senso, costringendo una figlia a lanciare un disperato appello perché non riesce ad ottenere il piano terapeutico necessario per nutrire la madre affetta da Parkinson. La sua frase ci riempie di tristezza e rabbia «Se non muore per la malattia, morirà di fame». Questa non è la sanità di un paese civile.

Se non cambiamo rotta ora, la Calabria e tutti noi calabresi pagheremo un prezzo altissimo in termini di diritti negati, fuga di talenti e aumento delle disuguaglianze. Il tempo delle promesse è finito: servono fatti, trasparenza e responsabilità.

Paola Petronio
Candidata Capolista Tridico Presidente – Circoscrizione Centro