Operazione “Jeolia”, disposto il dissequestro de “Il forno di Francesco Pio” a Gioia Tauro

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Dopo quattro anni di sequestro, la Corte d’Appello di Reggio Calabria restituisce l’attività alla titolare Maria D’Agostino.

“Riconosciuta la mia totale estraneità ai fatti”

Gioia Tauro (RC) – Si chiude definitivamente una pagina dolorosa per Maria D’Agostino e il suo storico panificio “Il Forno di Francesco Pio” di Gioia Tauro. La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha infatti disposto il dissequestro dell’attività di panificazione e la restituzione dell’intero patrimonio aziendale alla legittima proprietaria, ponendo fine a un calvario durato quattro lunghi anni.

LA DECISIONE DELLA CORTE

Il decreto, comunicato in data odierna dopo l’udienza del 20 maggio scorso, accoglie l’appello presentato dagli avvocati Rosario Milicia e Davide Vigna, coadiuvati dal commercialista Francesco De Raco per gli aspetti tecnico-contabili, contro la confisca disposta dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nell’aprile 2023.

L’attività era finita nel mirino dell’operazione “Jeolia” nel luglio 2021, una vasta inchiesta che aveva ipotizzato infiltrazioni della criminalità organizzata in diverse attività commerciali del territorio. A seguito del primo sequestro operato all’epoca nell’ambito del procedimento penale, il panificio aveva subito anche l’ulteriore provvedimento di sequestro disposto dalla sezione misure di prevenzione antimafia.

I PRECEDENTI GIUDIZIARI

La strada verso la piena riabilitazione era già iniziata lo scorso gennaio, quando il Tribunale di Palmi – in composizione Collegiale – aveva escluso qualsiasi collegamento tra “Il Forno di Francesco Pio” e ambienti criminali, disponendo un primo dissequestro in sede penale.

La decisione odierna della Corte d’Appello di Reggio Calabria – sezione misure di prevenzione – con la quale è stata annullata la confisca precedentemente disposta in primo grado nell’aprile 2023, conferma definitivamente l’estraneità dell’attività e della sua titolare a dinamiche illecite.

LE PAROLE DELLA PROTAGONISTA

“È finito un incubo che durava da quattro anni”, commenta Maria D’Agostino, visibilmente emozionata. “Non è stata solo una battaglia legale, ma una lotta per difendere il mio nome e quello della mia famiglia. In un attimo mi hanno tolto tutto: il lavoro, i risparmi di una vita, ma soprattutto la dignità davanti alla mia comunità”.

“Il dolore più grande” – prosegue – “è stato vedere messa in dubbio la mia onestà, proprio nel posto dove vivo e lavoro da sempre con passione ed orgoglio. Ma non mi sono mai arresa perché sapevo di essere nel giusto”.

“Ora voglio solo voltare pagina” – conclude la D’Agostino – “Un ringraziamento speciale va ai miei legali ed ai consulenti che non hanno mai smesso di credere in me. Non vedo l’ora di riaccogliere le persone che vorranno darmi nuovamente fiducia con la gioia di sempre, che purtroppo negli ultimi quattro anni avevo necessariamente dovuto mettere da parte”.

IL SIGNIFICATO DELLA VICENDA

Il caso del “Forno di Francesco Pio” evidenzia la delicatezza delle misure di prevenzione antimafia e l’importanza delle garanzie giuridiche per evitare che cittadini onesti rimangano vittime di indagini più ampie.

La vicenda dimostra anche come il sistema giudiziario, pur con i suoi tempi, sia in grado di correggere eventuali errori iniziali.

L’operazione Jeolia, pur mantenendo la sua importanza nella lotta alla criminalità organizzata, ha dunque visto un drastico ridimensionarsi di alcuni dei suoi effetti introduttivi, restituendo a Maria D’Agostino ed al suo nucleo familiare la possibilità di ricostruire il proprio futuro dopo anni di sofferenza.