Operazione “Hybris”, la Cassazione annulla ordinanza per Alampi, Filandro e Marzano
Ott 20, 2023 - redazione
Un accusa “pesante”, dunque, che il difensore di Filandro ha contestato presentando un articolato ricorso, deducendo vizi di motivazione, violazione di legge e travisamento della prova. La sesta sezione della Suprema Corte ha, anche in questo caso, accolto i motivi formulati dal difensore e, per l’effetto, annullato l’ordinanza.
Stessa sorte è toccata alla ordinanza emessa dal tribunale del riesame a carico di Ippolito Filandro, anch’egli condotto in carcere il 9 marzo scorso nell’ambito della medesima operazione Hybris, e difeso dall’avvocato Mimmo Infantino junior. Per Filandro era “caduta” già nella fase genetica della vicenda cautelare la pesante accusa afferente la partecipazione ad associazione mafiosa (416 bis c.p.). Il tribunale della libertà aveva parzialmente accolto l’istanza di riesame formulata dal legale di Filandro, il quale aveva ottenuto i domiciliari. Rimaneva in piedi, però, l’accusa afferente il concorso nella estorsione asseritamente perpetrata in danno del commerciante Massimiliano Trimboli.
È arrivata nella nottata di ieri la notizia sul verdetto della Suprema Corte di Cassazione che si è pronunciata sui ricorsi presentati dagli indagati.
Andrea Alampi, assistito dall’avvocato Mimmo Infantino junior, era stato condotto in carcere il 9 marzo scorso, data in cui è scattata l’operazione Hybris. Le pesantissime accuse (estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi) erano state in parte ridimensionate dal Tribunale del riesame che, accogliendo parzialmente le argomentazioni difensive, aveva escluso il coinvolgimento dell’indagato nell’attività estorsiva contestata. Alampi, però, rimaneva in carcere, perché ritenuto responsabile dei reati in materia di armi, che – a dispetto delle contestazioni elevate dalla Procura distrettuale – risultavano, ad avviso del tribunale del riesame, aggravate dalla finalità mafiosa. Ed è proprio sulla possibilità di “rimproverare” l’aggravante mafiosa – mai contestata dall’ufficio di procura – che si appunta uno dei motivi del ricorso formulato dall’ avv. Mimmo Infantino. Il penalista gioiese ha censurato l’ordinanza cautelare sotto i diversi profili della violazione di legge (violazione del principio della domanda cautelare) e della illogicità della motivazione. La sesta sezione della Suprema Corte ha accolto le argomentazioni difensive annullando la decisione del Riesame
La terza decisione attiene alla posizione dell’indagato Salvatore Marzano. Accusato e sottoposto alla misura custodiale per l’estorsione, asseritamente commessa in danno dell’imprenditore Sandro Sofio e realizzata al fine di agevolare la cosca Piromalli. Il tribunale del riesame aveva, in questo caso, confermato l’ordinanza cautelare emessa dal Gip. Marzano, difeso anch’egli dall’avvocato Mimmo Infantino, per tramite del legale, presentava ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme e dei principi di diritto penale sostanziale (con specifico riferimento all’istituto del delitto tentato e del c.d. “reato impossibile”) I rilievi tecnico-giuridici sviluppati dal penalista gioiese hanno colto nel segno e la Suprema Corte ha disposto anche per Salvatore Marzano l’annullamento dell’ordinanza.