“Un Garante per l’infanzia e l’adolescenza non può tacere al cospetto dello Ius scholae, che sta animando il dibattito politico di questi giorni e che non può e non deve essere appannaggio ideologico, finendo per ledere i diritti dei minori”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria.
“L’Italia ha ratificato la Dichiarazione internazionale sui diritti dei minori, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, con legge n. 176 del 27 maggio 1991, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 giugno 1991, n. 35 – evidenzia il Garante – e si da il caso che l’articolo 7 della suddetta Dichiarazione recita testualmente: “Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza…”.
Per Marziale: “Siamo nel 2025, addirittura in era post-globalizzazione, ed ancora esistono resistenze dichiaratamente strumentali sulla dignità di ogni bambino e sul proprio diritto di acquisire cittadinanza nel suolo dove è nato. Ciò significa vanificare la ratifica della Dichiarazione, renderla carta straccia inservibile”.
“Si ammainino le bandiere al cospetto dei bambini – conclude il Garante – si porti in assemblea parlamentare una legge che riconosca come italiano qualsiasi bambino nasca nel suolo nazionale e si dia dignità ad un paese che in tema di emigrazione ha solo da ricordare quanti cittadini sono stati costretti a lasciare la propria terra, la propria casa, i propri affetti, per guadagnarsi un tozzo di pane. Quanti sono preposti a legiferare non siano ridicoli e all’unanimità riconoscano tutti i bambini nati in Italia quali cittadini italiani”.