Le elezioni europee senza di noi

banner bcc calabria

banner bcc calabria

Editoriale di Bartolo Ciccardini

Le elezioni europee senza di noi

Editoriale di Bartolo Ciccardini

 

 

La grande novità di queste elezioni europee sta nel fatto che per la prima
volta il Parlamento Europeo, che uscirà dalle urne del 25 Maggio, eleggerà
direttamente il Presidente della Unione Europea, che non sarà più il
portavoce dei governi che lo hanno scelto, ma il vero rappresentante
istituzionale dei ventotto paesi che formano l’Unione. Un piccolo passo per
la burocrazia, ma un grande salto per la politica.

I due candidati dei partiti maggiori, sono, per ora, Jean-Claude Juncker,
del PPE (Partito Popolare Europeo) e Martin Schulz, del PSE ( Partito
Socialista Europeo).

Si va delineando così un sistema bipartitico che potrebbe essere molto
importante per la nascita di un vero e proprio Governo europeo. Siamo quindi
ad una svolta molto importante, di cui dovremmo occuparci di più. Ci siamo
già lamentati che in Italia le elezioni europee si siano trasformate in una
sorta di sondaggio su i consensi di Berlusconi o di Grillo. Ma i sondaggi
d’opinione si consumano presto e la realtà politica finirà con l’imporsi.
Per ora dobbiamo constatare quanto siamo lontani da quello che accade in
Europa.

Matteo Renzi, appena diventato Segretario del Partito Democratico, con il
suo cipiglio decisionista ha risolto una vecchia questione: ha fatto
aderire il Partito Democratico italiano al PSE, Partito Socialista Europeo,
che presenta candidato alla carica di Presidente dell’Unione europea, Martin
Schultz.

E’ probabile che moltissimi elettori del PD non sappiano nulla di Martin
Schulz e non sarà certo il suo nome ad aumentare il voti del partito di
Renzi. A disturbare i rapporti fra Renzi ed il candidato Schultz, è giunto
anche un intervento molto inopportuno del candidato socialista, il quale,
ricordandosi di essere tedesco, aveva, con poca intelligenza politica,
ricordato all’Italia, che prima deve adempiere ai propri compiti, mettere a
posto il bilancio, e poi dare dei suggerimenti. A questa uscita Renzi ha
giustamente risposto dicendo che l’Italia sta mettendo in ordine i suoi
conti non perché ce lo chiede l’Europa, o Martin Schulz, ma perché ce lo
chiedono i nostri figli.

Nel secondo semestre del 2014 l’Italia presiederà il governo dell’Unione.
Anche se non è esattamente così, dobbiamo pensare a Renzi come se fosse capo
del governo e Schulz presidente della Repubblica. Potrebbe essere una grande
occasione per realizzare un programma europeo per la soluzione della crisi
economica superando le troppo dure strettezze imposte dalla Merkel, ma né
Schulz ha dato prova di grande interesse a questo problema, né Renzi ha
avuto il tempo di farsi apprezzare in Europa. Questa dissonanza allontana,
ancor di più, se ce ne fosse stato bisogno, tutta la sinistra italiana dal
vero contenuto politico delle elezioni europee. Andiamo così ad un elezione
che sa di bipartitismo con il partito italiano aderente al PSE che non è
sulla stessa lunghezza d’onda del candidato social democratico europeo.

Non mi meraviglierei se al momento della verifica, ossia al momento della
elezione del Presidente Europeo il candidato Schulz dovesse pentirsi
amaramente di non aver prestato più attenzione alle vicende italiane senza
lasciarsi trasportare da un giudizio così banalmente tedesco della
situazione italiana. Del resto queste sono riflessioni tutte teoriche perche
ho l’impressione che Renzi, se durerà fino a giugno, guiderà il governo
europeo con un Presidente eletto che sarà del PPE

In un precedente articolo
(http://bartolociccardini.net/2014/03/28/elezioni-europee-un-consiglio-a-ren
zi/) avevo consigliato a Renzi di fare una campagna elettorale “europea”
impegnando tutti i socialisti d’Europa in un forte progetto “antirigidità”.
In altre parole, facendo una pressione sulla Merkel, non da “italiano”, ma
da “socialista”, per rompere l’accerchiamento che il caso Berlusconi ha
creato contro di noi. Ma forse non era realistico pensare che Renzi,
impegnato quotidianamente nei capricci italiani, avrebbe potuto occuparsi
della campagna europea.

Per una strana specularità la situazione non è migliore nell’altro lato
dello schieramento. Il candidato del PPE è il Signor Jean Claude Juncker,
Governatore della Banca
mondiale dal 1989 al
1995, Jean-Claude Juncker assunse dal
1995 la responsabilità di Governatore del
Fondo
Monetario Internazionale e di Governatore della
po> Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. E stato presidente
dell’Eurogruppo, carica da cui si dimise per protestare “contro le ingerenze
franco tedesche”. Già capo del governo del Lussemburgo fin da giovane è
presidente del Partito Popolare Europeo. E’ un personaggio carolingio di
quell’area franco-tedesca che ha dato molti uomini all’Europa.

Juncker è il candidato della Signora Merkel. Ma questo non sarebbe un
difetto, dato che la signora Merkel è la vera leader del Ppe oltre che
essere la Cancelliera della più forte tra le nazioni che compongono la
Comunità Europea. Il suo difetto più grande è quello di essere il candidato
sbagliato della signora Merkel. La Merkel ha realizzato la sua supremazia
sul PPE commettendo due gravi errori. Il primo errore è stato quello di
prendere il potere in Germania eliminando in malo modo, in maniera ruvida e
non del tutto corretta, una personalità politica come Elmuth Khol, grande
leader europeo democratico cristiano a tutto tondo. L’attacco fatto dalla
Merkel su presunti errori morali di Khol, ha liquidato in modo innaturale la
grande politica di Khol. Il grande politico tedesco voleva la Germania
dentro una forte Europa perché aveva paura di una Germania troppo potente.
Diceva di voler salvare la Germania da sé stessa. Era riuscito a raggiungere
l’obbiettivo, ritenuto da tutti impossibile, dell’unificazione tedesca,
dicendo che attraverso l’Europa voleva opporsi ad ogni volontà egemonica
rigida ed inflessibile che è sempre stato il lato oscuro del nobile civismo
della nazione tedesca. La Signora Merkel, nata ed educata nella Germania
orientale comunista, figlia di un pastore protestante, cresciuta nella
ostile neutralità della chiesa luterana sopravvissuta nel duro regime
comunista, non ha nulla della grande sensibilità europea dei democratici
cristiani, Adenauer, De Gasperi e Schumann educati nel cattolicesimo
democratico che parlava la lingua delle università tedesche.

Il secondo errore della Merkel è conseguente al primo: la Merkel ha
accettato i partiti conservatori nel PPE tradendo l’essenza intima della
Democrazia Cristiana europea. Non è stata solo una sua colpa. Purtroppo ha
potuto farlo perché è improvvisamente finita la direzione morale e culturale
che la DC italiana aveva saputo dare al PPE.

Ma con la Merkel il Ppe non è solo diventato la destra europea, ma ha
perfino accolto nelle sue file con archi di trionfo e disprezzando i
democratici cristiani italiani, il partito di Silvio Berlusconi, che ancora
oggi è il membro italiano più importante del PPE.

Ora questa contraddizione è venuta al pettine a causa di una uscita infelice
di Berlusconi che rimprovera i tedeschi di aver cancellato il ricordo dei
lager, cosa incredibile più che stupida, essendo i tedeschi, non i soli ad
aver fatto i campi di concentramento in Europa, ma i soli a ricordarlo e a
condannarlo.

A questa offesa ha reagito in modo deciso come era giusto la Cancelliera ed
in modo ancor più preciso il lussemburghese Juncker, Presidente del PPE. Ma
non potevano pensarci prima? E qui appare tutta la sua debolezza.

Alla fine di questa analisi non meravigliamoci se le lezioni europee si sono
trasformate in una noiosa rappresentazione della crisi italiana con la
irrimediabile decadenza del povero Berlusconi, con la paurosa follia del
povero Grillo, con la fatica immane del povero Renzi per tentare di fare
riforme in un paese confuso e stralunato.

Cosa succederà, allora? In Europa, andrà tutto bene. La Merkel otterrà la
sua vittoria, ma dovrà ritirare il suo candidato ed accettare un candidatura
forte, probabilmente suggerita dai conservatori inglesi o comunque scelta
nell’estremo Nord. Gli italiani saranno danneggiati comunque dal fatto che
non ci sarà una forte affermazione del PPE, che non sia berlusconiana.
Alfano è alle prime armi e Casini alle ultime.

A sinistra il PSE perderà con il suo candidato Schulz che non sa essere
leader, perché non è riuscito a mobilitare un Presidente francese, Holland,
in sala di rianimazione ed un promettente Premier italiano in rodaggio,
considerato “troppo italiano”.

L’unica speranza è che ritorni a volere l’Europa la Germania vera, quella di
Adenauer e di Khol, quella dei democratici cristiani che guardavano con
rispetto e con fiducia alla “strana” Democrazia Cristiana italiana, che non
riusciva ad essere un partito conservatore e non voleva ammettere i
conservatori nel PPE, specialmente se inglesi euroscettici. Un sintomo buono
c’è. I vescovi tedeschi hanno fatto un appello ai cattolici tedeschi per
difendere l’Europa “sociale”. La Merkel è avvisata. I Vescovi italiani ,
invece non hanno ancora fatto appelli per l’Europa.