La “Faida dei Boschi” nella Piana dove cadono giovani sotto i colpi della lupara. Quello di Michele Vallelunga che oggi doveva sposarsi, sarà l’ultimo o si attende la vendetta? Indagini a tutto campo
Una faida senza alcun dubbio di ‘ndrangheta che ha radici lontane, scoppiata alla fine degli anni ’80 e dove si sono registrati una lunga serie di omicidi nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio CalabriaMag 31, 2025 - Giuseppe Larosa
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Di GiLar
L’ennesimo omicidio, quello del 27enne Michele Vallelunga, ucciso a colpi lupara in perfetto stile mafioso da due killer, ferendo anche il cognato e scampato perché si è nascosto dietro a un dirupo, non ferma la mattanza della cosiddetta “Faida dei boschi”.
Una faida senza alcun dubbio di ‘ndrangheta che ha radici lontane, scoppiata alla fine degli anni ’80 e dove si sono registrati una lunga serie di omicidi nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Dalle cronache giudiziarie ci sarebbero due schieramenti contrapposti, ovvero i Vallelunga di Serra San Bruno alleati dei Turrà di Guardavalle, da un lato e poi c’è un vasto cartello, riunito sotto la benedizione del boss di Gioiosa Ionica, Giuseppe Ierinò (detto “manigghja”), comprendente gli Emanuele detti “strazzi” di Mongiana, i Ciconte di Serra San Bruno e i Nardo di Sorianello, dall’altro. Si narra che la faida ebbe inizio agli inizi degli anni ’60 quando, in una festa paesana a seguito di una lite, e dalle parole si passò ai fatti con i coltelli. Due i capibastone, da una parte Bruno Vallelunga, il capo dei “viperari”, e Salvatore Emanuele, il capo degli Emanuele dei “strazzi”. Nello scontro il Vallelunga ebbe la meglio e sfregiò il volto al suo rivale, che tuttavia 14 anni dopo uccise in un agguato il capo dei “viperari”. La risposta dei Vallelunga fu rapida: il 28 marzo 1978 Salvatore Emanuele venne ucciso nei pressi della sua abitazione. Per l’omicidio fu condannato Cosimo Vallelunga, il nipote del defunto Bruno.
Ma lo scoppio della faida avvenne a seguito dell’omicidio di Cosimo Vallelunga, avvenuto il 17 agosto 1988.
L’ultimo è proprio Michele Vallelunga avvenuto lo scorso 29 maggio nelle campagne di San Pietro di Caridà, piccolo centro della Piana ma ricco di boschi, dove si stanno concentrando le indagini dei carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, dove sembra che durante l’efferato omicidio abbiamo sparato con ferocia su Vallelunga entrambi i killer, visti il numero di cartucce ritrovate a terra nel luogo del delitto. Si indaga a 360 gradi e non si esclude nulla, collegando ovviamente l’omicidio del Vallelunga si aggiunge alla scia di sangue di altri omicidi, dove tra i delitti di Oppedisano e Vallelonga, a San Pietro di Caridà, un altro giovane, Valerio Cirillo, era stato assassinato con diversi colpi di fucile mentre camminava lungo la strada il 14 novembre del 2024. Un anno prima, invece, a pochi chilometri da San Pietro di Caridà, un altro agguato: a cadere sotto i colpi della lupara era stato Alessandro Morfei, 20 anni, assassinato mentre stava arando un suo podere. Un altro Morfei, Pietro, sempre di 20 anni, è scampato alla morte per un caso. Il 6 agosto dello scorso anno, infatti, il ragazzo è stato ferito da un colpo di fucile mentre si trovava in auto con la fidanzata. Nel 1998 davanti a un bar di Dinami, paese limitrofo a San Pietro di Caridà, venne ucciso uno zio omonimo di Pietro e padre di Alessandro Morfei.
Michele Vallelonga doveva sposarsi questo sabato ed era in compagnia del futuro cognato di 19 anni, quando stava a bordo di un trattore per tagliare dei tronchi ed appena sceso dal mezzo quando un killer, appostato dietro un albero, ha fatto fuoco mirando alla testa della vittima. La sua morte è stata istantanea. A dare l’allarme è stato il cognato rimasto nell’agguato solo lievemente ferito.
Ed è proprio in questo contesto nella cosiddetta “faida dei boschi” che magistratura e carabinieri si muovono per tentare di risolvere il delitto del 27enne così come tutti gli altri casi di omicidio nell’ambiente rimasti finora impuniti. Delitti dove a perdere la vita sono giovani ragazzi dove il loro futuro lavorativo e quindi redditizio è solo ed esclusivamente il commercio di legname.
Il corpo di Michele Vallelunga è stato trasferito a Catanzaro all’ospedale di Germaneto per l’esame autoptico, la Procura della Repubblica di Palmi sta coordinando le indagini di una faida che sta sterminando i pochi giovani rimasti e in poco più di due anni ci sono stati 4 morti e 2 feriti. E sono in tanti che nella zona giurano che la mattanza non è ancora finita perché prima o poi la vendetta arriverà!