La Disavventura. Molestie a una ragazza di Taurianova da un presunto “depravato” alla Stazione ferroviaria di Rosarno

Le parole della ragazza, “Se qualcuno ti ha fatto del male, fisicamente, verbalmente o psicologicamente, tu hai il diritto, anzi, il dovere, di parlarne. Con un familiare, un amico, un insegnante, un avvocato, o direttamente alle autorità (che ringrazio infinitamente per essersi presi cura di me nell’immediatezza). Ogni denuncia è un atto di coraggio. Farlo è il primo passo per riprendere in mano la vostra vita”
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Di GiLar

Stiamo vivendo dei momenti drammatici, molto intensi, in tema di violenza sulle donne come una piaga che affligge un paese (da molti anni oramai), se pensiamo che dall’inizio dell’anno sono 28 le donne morte per mano di un uomo che non accettava un “no” e tante altre accadono in altrettanti ambiti di violenza come le molestie, e che magari non vengono denunciate: per paura, per pudore o magari per vergogna. Perché la violenza non è solo uccidere, ovvero quell’estremo gesto omicida, ma è anche quelle sottile condizione in cui esprimiamo dei giudizi sui corpi delle donne o si perpetrano “atti libidinosi” davanti a donne o come nel nostro caso a una giovane ragazza di Taurianova che ha avuto la sfortuna di imbattersi in una disavventura davanti alla stazione ferroviaria di Rosarno, ma che ha prontamente e formalmente denunciato alle forze dell’ordine.

Quando l’abbiamo incontrata per raccontarci la sua disavventura ha espresso parole sincere dettate dalla coscienza, ovvero che “Viviamo in un mondo che spesso premia il silenzio e condanna il coraggio. Ma è proprio nel momento in cui decidete di parlare, di denunciare un abuso, un’ingiustizia, una violenza, che diventate testimoni di verità e giustizia. Denunciare non significa creare problemi. Denunciare significa difendersi, proteggere gli altri, spezzare il ciclo della paura”.

Ma cos’è successo nei fatti? E cosa ha spinto questa ragazza a chiamare prima le forze dell’ordine che sono prontamente intervenute a protezione della stessa e poi recarsi in un presidio di sicurezza e denunciare un presunto molestatore, una sorta di “pervertito”.

Qualche giorno fa intorno alle 22.20 si trovava nel piazzale della stazione di Rosarno perché doveva prendere un treno e nell’attesa ha notato un’autovettura che si parcheggiava di fianco alla sua automobile e subito dopo, come poi dichiara nella denuncia, “notava degli atteggiamenti libidinosi” al suo indirizzo ed altre “movenze” simili e non solo, si legge, come dichiarato nella denuncia che, “accendeva la luce nell’abitacolo, come a far notare queste movenze (…) ed al contempo apriva la bocca come ad enfatizzare espressioni di godimento verso di me”. Notando questo la ragazza in questione presa dalla rabbia per quegli insoliti atteggiamenti scende dall’auto e reagisce contro quest’uomo invitandolo ad andare via, quindi allontanarsi e che durante questo diverbio difensivo d’altronde, notava che aveva “pantaloni sbottonati”. Ovviamente nella sua denuncia ha dato una descrizione sommaria del soggetto in questione, dichiarando che si trattasse di “un uomo maturo” che ha perpetrato tale “molestia”. In questo frangente la stessa ha voluto precisare che per ben due volte sono intervenute prontamente le forze dell’ordine dopo averle chiamate per quanto stesse accadendo e che speriamo facciano di tutto per trovare l’autore di questi atteggiamenti esecrabili.

Noi abbiamo raccolto questa testimonianza perché crediamo sia giusto dare voce a chi ha il coraggio di denunciare e rendere pubblica una disavventura come quella accaduta alla malcapitata ragazza di Taurianova. La stessa nel suo racconto del triste episodio ha anche detto che “Se qualcuno ti ha fatto del male, fisicamente, verbalmente o psicologicamente, tu hai il diritto, anzi, il dovere, di parlarne. Con un familiare, un amico, un insegnante, un avvocato, o direttamente alle autorità (che ringrazio infinitamente per essersi presi cura di me nell’immediatezza). Ogni denuncia è un atto di coraggio. Farlo è il primo passo per riprendere in mano la vostra vita”.

Noi pensiamo che tutto questo al di là del fatto in sé dovrebbe aprire una giusta e non sommaria riflessione su quanto accade ai danni delle donne, sul concetto di rispetto, di cultura del rispetto, ma soprattutto sulla condizione mentale che non tutto è dovuto, è consentito fare e nessuno dovrebbe subire lo stucchevole, antiquato e pericoloso atteggiamento “patriarcale”.