INCHIESTA ULTRÀ: ALFONSO CUTURELLO, ‘SUL LUOGO DELL’OMICIDIO BELLOCCO DUE ORE DOPO IL FATTO’

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«Sì, il giorno 4 settembre, quando Antonio Bellocco fu barbaramente ucciso da Andrea Beretta, sono andato sul luogo del delitto con Marco Ferdico ma solo 2 ore dopo il fatto, alle 20:45». A parlare è Alfonso Cuturello, legato alla famiglia Mancuso, al capo ultrà Marco Ferdico e a esponenti del tifo organizzato rossonero, intervistato da Klaus Davi che ha divulgato il contenuto dell’intervista (https://www.youtube.com/watch?v=ZFaahcqdMvc&ab_channel=KlausCondicio). Figlio di Roberto Cuturello e Maria Rizzo e nipote della defunta Romana Mancuso, di Giovanni Rizzo e di Peppe “‘Mbrogghia” Mancuso, il 36enne Alfonso conferma la sua presenza il giorno dell’assassinio: «Ci sono andato con Marco Ferdico. Sono andato perché ero amico di Antonio Bellocco. Andrea Beretta e l’altro “Bellebuono” Daniele D’Alessandro non so neanche chi siano, mai visti in vita mia, vi sfido a provare il contrario. Io questi non so nemmeno come parlano. Se vi leggete l’interrogatorio di Beretta, dice “Ma chi è Cuturello?”. Mannaggia la miseria, perché sono un Mancuso, perché sono parenti miei… Allora, ognuno ha la sua vita, ma, non so perché, ai miei parenti quando qualcuno sbaglia paga, ha sempre pagato. Io non posso giocare a calcetto? Però c’era Antonio Bellocco… E se gioco, per esempio, con un cantante, allora il cantante gioca con la ‘Ndrangheta. E se gioco con Totò Bellocco… Con chi devo giocare? Fatemi una lista di quelli con cui posso giocare». In merito alla partitella di calcio giocata la sera prima dell’omicidio, Cuturello precisa: «Quella partita che dovevamo fare l’abbiamo rimandata di 10 giorni perché ogni volta uno aveva qualcosa da fare. Quella sera siamo stati insieme, abbiamo passato dei momenti belli insieme, per me Antonio era un grande amico e la mattina dopo purtroppo è successo quello che è successo. Ti arrivano notizie del genere, per come sono fatto, mi viene subito di correre, vado incontro al mio amico che la sera prima era con me. Se riuscite a provare il contrario di questo? Con Totò (Antonio Bellocco – ndr) andavamo a giocare a padel, gli piaceva il pallone. Sì, s’era messo un po’ nel direttivo dell’Inter, non ha fatto mai niente d’illegale da quello che leggo perché alla fine vendeva biglietti, voleva fare un negozio. Qual è la calmata che si doveva dare? La calmata se la doveva dare questo. Purtroppo, siccome è stato lui a uccidere Totò, di questo non si parla. Se fosse stato il contrario a quest’ora Totò sarebbe stato il diavolo della situazione. Io non centro niente, l’unica cosa che ci legava con Antonio era la conterraneità e la passione per il pallone. Quando sono arrivato sul luogo del delitto, Marco Ferdico l’ho trovato là e mi ha raccontato quello che è successo. Io ho conosciuto Marco perché me l’ha presentato Totò. Per il resto, non conoscevo nessuno». E sul pentimento di Andrea Beretta: «Si doveva pentire prima invece di ammazzare un padre di famiglia, questo è il mio parere». E alla domanda di Klaus Davi “tu non avevi sentore di quello che stava succedendo? Antonio non ti ha mai parlato male di Beretta?”, Cuturello ha risposto: «Ma io con Antonio mi vedevo una volta ogni tanto, pranzavamo insieme poi ognuno tornava alla sua vita. Abbiamo fatto due partite di calcetto non una, la prima l’abbiamo persa 19 a zero, cioè noi avevamo questa passione per il pallone. Perché mi devo ritrovare in queste cose? Io ho pure paura di tornare in Calabria perché mi dicono “vuoi vedere che è tornato in Calabria per parlare chi sa di che?”. Perché ogni cosa che fa una persona è vista male? Cioè, se resto a Milano perché resto a Milano, se vado in Calabria “hai visto è andato in Calabria”. Cerchiamo di essere un po’ più contenuti e di dire le cose evidenti». E su Luca Lucci: «Luca Lucci e suo fratello non li ho mai visti in vita mia e vi sfido a provare il contrario. Io ho la mia passione ed è il Milan. Io non sono mai andato in quelle curve, a me piace il Milan, sono appassionato del Milan, è una cosa che ho da bambino. Se essere un tifoso è un reato allora condannatemi. Perché Cuturello Alfonso non può essere un tifoso e non può avere una vita normale? Perché non può avere un amico e, seppur pregiudicato, non ci sia interesse? Qual è lo scopo? Non esiste l’amicizia?». Relativamente al fatto che Milan e Inter abbiano chiesto di costituirsi parti civili al processo e che Luca Lucci abbia commentato “Ci vuole coraggio”, Cuturello si è limitato a rispondere: «Avranno le loro ragioni». Riguardo a Giuseppe Calabrò, detto “Dutturicchiu”, e Mimmo Vottari, Cuturello dice: «Non so chi siano, non li conosco». Ultimo pensiero sulla ‘Ndrangheta: «Io non prendo le distanze della mia famiglia, non l’ho mai fatto, sono i miei parenti. Chi sbaglia paga, punto. Io ho sbagliato, ho pagato. Chi sbaglia paga, non solo i miei parenti, ma chiunque. Io non sono il referente della Lombardia. Se volevo comandare mi buttavo in politica, non facevo lo stupido a prendermi 20 anni di carcere. Però dico una cosa: chi crede oggi nella ‘Ndrangheta, nel 2025, è solo un demente».