In migliaia ai funerali dei due ventenni morti tragicamente in un incidente stradale in Calabria, tanto davanti alle bare adagiate una accanto all’altra

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Ieri la Calabria si è fermata per piangere, per stringersi, per abbracciarsi.

Per salutare Chiara Garofalo e Antonio Graziadio, due vite luminose, spezzate troppo presto sulla maledetta Statale 106.

La Basilica di Santa Maria del Lauro non è bastata a contenere il dolore: centinaia di persone sono rimaste fuori, in silenzio, unite come un’unica grande famiglia ferita.

Le bare bianche adagiate una accanto all’altra, coperte da rose dello stesso colore, raccontavano – senza bisogno di parole – il legame profondo che univa Chiara e Antonio. Un amore giovane, tenero, che oggi tutta la comunità custodisce come un dono sacro.

Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano e vice presidente della CEI, nella sua omelia ha ricordato che quello vissuto oggi “questa chiesa è un cenacolo di lacrime, nel dolore profondo di questi giorni, non perdiamo la speranza che Chiara e Antonio ora riposino nella luce del Signore. Restiamo uniti, vicini alle loro famiglie, perché nessuno debba attraversare da solo questo cammino di sofferenza” e rivolgendosi ai giovani presenti ha detto, “Chiara e Antonio vi consegnano un testimone prezioso. Non vivete la vita da spettatori. Non accontentatevi di versioni low-cost della felicità. Non sprecate la vita”.

Anche il sindaco Gianpaolo Iacobini ha invitato tutta la comunità a restare uniti, “nel dolore profondo di questi giorni, non perdiamo la speranza che Chiara e Antonio ora riposino nella luce del Signore. Restiamo uniti, vicini alle loro famiglie, perché nessuno debba attraversare da solo questo cammino di sofferenza”.