Il pericoloso canto delle sirene Dimaiane. Chi resterà fedele a Conte nel M5S?

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epa08356243 A handout photo made available by Chigi Palace Press Office shows Italian Prime Minister, Giuseppe Conte, attending a press conference at Chigi Palace in Rome, Italy, 10 April 2020. ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING + EPA/FILIPPO ATTILI / HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES


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Di Mariachiara Monaco

In queste settimane stiamo assistendo ad un tumultuoso valzer politico, dovuto principalmente alla scissione del Movimento 5 stelle.
Il ministro Di Maio, ha annunciato ai grillini il proprio addio, e successivamente ha dato vita ad una nuova forza politica : Insieme per il futuro.
Ma è inutile nascondersi, già da tempo si respirava una brutta aria fra i pentastellati, ed il rapporto tra il leader Conte ed il capo della Farnesina, è andato man mano sgretolandosi.
L’appoggio fragile al governo Draghi, l’Atlantismo oltrazionista, il no all’invio di armi in Ucraina, hanno fatto sì che la spaccatura fra i Contiani ed i Dimaiani si acuisse sempre più.
C’è poi anche la questione “doppio mandato”, e molti parlamentari hanno cambiato casacca per evitare di finire in panchina.
Non ci sono versioni ufficiali, ma quello che è certo, è che l’abbandono del ministro degli Esteri e di molti deputati a lui vicini, ha avuto una forte ripercussione negli equilibri parlamentari, il movimento 5 stelle, infatti non ha più la maggioranza a Montecitorio, adesso c’è la Lega del segretario Salvini al primo posto.
Molti sono stati i deputati, che hanno deciso di seguire Di Maio in questa nuova avventura, e non possiamo escludere che il numero possa aumentare. Ma “Insieme per il futuro”, nella sfera politica italiana, dove si colloca?
Il fondatore, e l’ex ministro dello sport Spadafora, hanno definito il nuovo ciclo come un “un partito che non vuole essere di tipo personale, o personalistico, e che mira a ringiovanire le istituzioni, rinfrescarle senza abbatterle e che guarda a Draghi oggi e al dopo Draghi domani”. Hanno poi parlato di una collocazione politica “non a destra, ma neppure a sinistra”.
Insomma, tutto potrebbe avvicinarsi ad una neo Dc?
C’è da dire però, che restano difficili i rapporti con i due leader centristi, Renzi (IV) e Calenda (Azione). Entrambi hanno sempre disprezzato Di Maio e la politica populista dei grillini.
Il primo, secondo le indiscrezioni, punterebbe ad allearsi con il PD, nella speranza che Letta tagli i ponti con i pentastellati. Il secondo, invece, punta a far nascere un terzo polo, pronto a scendere in campo da solo alle elezioni politiche, puntando su una visione “tecnica”, in continuità con il governo Draghi.
In vista delle elezioni del 2023, molti equilibri potrebbero variare nella cosa pubblica italiana, il tempo ci dirà se tutto ciò rientra nella più fluida fantapolitica o meno.
Ma adesso torniamo alla scissione dei 5 stelle, e ad i suoi numeri.
Ad oggi Ipf conta 51 deputati e 11 senatori; la diaspora nei territori per adesso è limitata, nella nostra regione ad esempio, il canto delle sirene Dimaiane ha raggiunto la sottosegretaria Nesci ed il deputato D’Ippolito. Ma ancora è troppo presto per definire con certezza chi resterà fedele a Conte, e chi no.