Bovalino, “Il declino di Cittanova: un’emergenza ambientale e amministrativa”

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I numeri non fanno sconti. E quando arrivano, non chiedono autorizzazioni.
Quelli diffusi dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (ARPACAL) il 6 dicembre 2025 raccontano una storia che in molti preferirebbero non leggere: la percentuale di raccolta differenziata, in sei mesi, è scesa dal 73,47% del 2024 al 72,03% (dato intermedio), fino al 67,32% previsto per il 2025.

Una caduta lenta, continua, perfettamente misurabile.

Eppure, nel fitto calendario della comunicazione istituzionale, tra inaugurazioni, brindisi, tagli di nastri e frasi motivazionali, non c’è spazio per un post, neanche uno, che spieghi ai cittadini cosa stia succedendo davvero. Il silenzio, in questo caso, pesa quanto i numeri.

Il paradosso è amaro. Nel 2013, questo Comune era un esempio virtuoso a livello nazionale. Legambiente gli assegnò la menzione speciale “Emergenti nell’emergenza” perché, in un solo anno, l’Amministrazione estese la raccolta porta a porta sul 90% del territorio, portando la differenziata al 65%, la soglia di legge.
Allora c’era poco, toccava sperimentare, ma funzionava. Oggi che bisognava solo mantenere e migliorare, tutto sembra essersi fermato. Anzi, arretrato.

Nel frattempo, il servizio di raccolta rifiuti è diventato indecoroso per un paese come il nostro, che ha sempre fatto della pulizia il suo biglietto da visita. A tenerlo in piedi sono soprattutto i “volontari” del porta a porta e i dipendenti del settore, che, insieme alla cittadinanza, suppliscono con il senso di responsabilità a ciò che dovrebbe essere garantito dalla competenza. A loro va il nostro ringraziamento.

La domanda, però, resta sospesa nell’aria, insistente come l’odore dei rifiuti lasciati troppo a lungo davanti ai nostri portoni: QUESTO DECLINO E’ FRUTTO DI MERA INCAPACITA’ AMMINISTRATIVA O E’ UNA STRATEGIA?

Quando un servizio pubblico viene lasciato deteriorare, senza tentativi seri di correzione, la soluzione che segue è quasi sempre la stessa: dichiararlo fallito e affidarlo all’esterno.
Sembra quasi una dinamica già vista. Il degrado diventa la premessa, l’emergenza la giustificazione.
Ma affidare un servizio all’esterno è davvero un’operazione “nell’interesse dei cittadini”? Nella maggior parte dei casi, altrove, nella provincia e non solo, questa scorciatoia non ha restituito il risultato sperato generando costi più alti, minore controllo pubblico, risultati peggiori.
Ecco: ricorrere a una esternalizzazione, senza neanche aver provato a rimettere in sesto il settore, è un modo di potenziare il servizio? O il consenso?

Il quadro, purtroppo, non migliora se si guarda al verde pubblico. La villa comunale è la fotografia di una gestione che interviene solo quando è troppo tardi e dopo aver speso 1.800.000,00 euro per un progetto di riqualificazione (?), con risultati fallimentari che cominciamo a pagare di tasca nostra. Numerose palme attaccate dal punteruolo rosso, prati ingialliti, alberi dichiarati “staticamente pericolosi” lasciati al loro destino. Tutte conseguenze di una progettazione carente e di una gestione dei lavori a dir poco “allegra”.

Lo stesso schema si ripete in piazza Croce. Anche qui, invece di prevenire e curare, si è scelto di tagliare. Alberi con oltre settant’anni di storia abbattuti come soluzione rapida a problemi di viabilità mai affrontati con una visione complessiva. La manutenzione diventa emergenza, l’emergenza diventa abbattimento e asfalto a macchia di leopardo. Ciò che non si sa gestire, si elimina.

Sembra quasi essersi persa l’idea che ciò che è pubblico vada custodito, non consumato. Che l’ambiente non sia un capitolo accessorio, ma lo spazio in cui viviamo ogni giorno.
Il rischio più grande non è il calo della differenziata. È l’assuefazione al degrado, l’abituarsi a considerarlo normale, accettare che il verde diventi ruggine e che i servizi pubblici smettano di essere un diritto.

È così che una comunità arretra: non con un crollo improvviso, ma per sottrazioni successive. Una busta in giro in più, un albero in meno, un servizio che smette di funzionare e nessuno che lo pretenda indietro.
E quando ci si accorge di aver perso ciò che non può essere ricostruito, spesso è già troppo tardi.
Lo abbiamo già vissuto.
I CITTANOVESI NON POSSONO PERMETTERLO!
IL DECLINO DI CITTANOVA: UN’EMERGENZA AMBIENTALE E AMMINISTRATIVA.