Da vittima del bullismo a paladina della lotta contro i pregiudizi. E’ la storia
di un’adolescente 19enne americana Ciera Swaringen, che a causa dei nei che ricoprono
quasi interamente il suo corpo, ha subìto per anni prese in giro molto violente
per via del suo aspetto e gli insulti dei bulli che la chiamavano “cane a chiazze”.
Un’adolescenza difficile che la giovane ha però ormai deciso di lasciarsi alle
spalle. Dopo un lungo processo di autoaccettazione, infatti, Ciera va adesso fiera
del proprio aspetto e le foto che la ritraggono sorridente su Facebook lo dimostrano.Ciera,
di Rockwell in North Carolina, è affetta dalla nascita da nevo melanotico congenito
gigante, una condizione che la porta a essere ricoperta da centinaia di nei su quasi
tutto il corpo, il più grande dei quali è costituito da una macchia che va dalla
pancia alle cosce. Benché la madre abbia sempre definito queste macchie dei “baci
d’angelo”, la realtà per Ciera fuori di casa è sempre stata molto dura, specialmente
al di fuori del piccolo paesino dove è cresciuta e dove tutti erano abituati al
suo aspetto. I più cattivi sono di solito i suoi coetanei maschi: “Sono i primi
a fare commenti quando mi vedono,spiega Ciera. Dicono cose come ‘Sembri sporca,
vai a lavarti’”.Quel periodo, però, appartiene oramai al passato. “Con il
tempo ho imparato a scrollarmi di dosso i commenti negativi e a tenere a mente che
la maggior parte delle persone mi fissano e dicono cose crudeli perché non sono
abituate a vedere qualcuno con la mia condizione”, commenta la giovane. “Alla
fine tutti noi abbiamo qualcosa d’inusuale, che sia all’interno o all’esterno”,
aggiunge. Questa “fierezza” per la sua diversità traspare ormai dalle immagini
che posta orgogliosamente su Facebook. : “Dovremmo tutti sentirci belli nella nostra
pelle”, conclude. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti
[1]”, molti sarebbero rimasti segnati per sempre da reazioni tanto violente ma
Ciera ha deciso di lottare. E lo ha fatto, dimostrando il coraggio di chi ha voluto
cancellare la disperazione a cui era stata portata dal bullismo, decidendo di affrontare
il dolore e di raccontare il suo incubo durato anni, rompendo il silenzio, che circonda
tante vittime di bullismo, in particolare sui social, in cui la ragazza racconta
tutto quello che ha dovuto affrontare in questi anni, dai problemi fisici che la
sua malattia comporta al disagio psicologico di essere costantemente giudicata per
il suo aspetto fisico. Non c’è da vergognarsi della propria fragilità fisica,
di non avere muscoli… e si deve, nel contempo, intervenire sui «bulli», mettendo
in evidenza, quello che dà fastidio loro, la vigliaccheria.