Greco (IdM), “Terzo mandato? È paradossale che dica no chi è in Parlamento da 33 anni con 10 legislature”

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Greco (IdM): “Serve una nuova legge elettorale. La politica torni ai cittadini, non ai nominati”

Il tema del terzo mandato per sindaci e presidenti di Regione torna prepotentemente al centro del dibattito politico. E a intervenire con parole nette è Orlandino Greco, sindaco di Castrolibero e leader di Italia del Meridione, che attacca le recenti dichiarazioni del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, contrario alla possibilità di una nuova candidatura per i governatori più longevi.

Gasparri è in Parlamento da 33 anni, avendo collezionato dieci legislature consecutive tra Camera e Senato: un simbolo della politica dei nominati e delle liste bloccate, che oggi però si oppone al diritto di ripresentarsi per chi ha ancora il consenso del proprio popolo.

«Viviamo l’epoca dei paradossi – afferma Greco –. Un eletto direttamente dai cittadini non può ricandidarsi, mentre chi da tre decenni siede in Parlamento – spesso nominato, blindato, senza passare dal vaglio delle urne – si arroga il diritto di decidere chi può o non può continuare a governare. Gasparri è il simbolo di una politica lontana dalla realtà e vicina solo agli equilibri di potere.»

Nell’elenco dei governatori “bloccati” dalla norma sul limite dei mandati ci sono Zaia, Fedriga e anche Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, tutti e tre protagonisti di stagioni amministrative di forte impatto sul territorio. Greco li cita come esempi emblematici: «Sono tra i governatori più apprezzati d’Italia. Non lo dico io, lo dicono i dati e i cittadini. Se un presidente o un sindaco ha ancora fiducia e consenso, perché impedirgli di continuare? La buona politica si misura sul campo, non nei regolamenti scritti a Roma per garantire equilibri interni ai partiti.»

Poi l’affondo più politico: «Il problema vero non è solo il terzo mandato. Il problema è che abbiamo una legge elettorale che premia i nominati e taglia fuori i rappresentanti autentici delle comunità. Serve una riforma profonda, che restituisca centralità al voto, che favorisca la nascita di partiti veri, composti da uomini e donne scelti dal basso e non imposti dall’alto. Finché sarà così, continueremo ad assistere a paradossi come questo: chi ha consenso viene fermato, chi non ha mai preso un voto continua a decidere le sorti del Paese.»

Un messaggio forte, che rilancia la necessità di riportare la politica nei territori e nel cuore delle persone: «In un tempo in cui la sfiducia verso la politica cresce, l’unica via è restituire potere agli elettori. Non toglierglielo. Non si può continuare a proteggere le rendite di posizione mentre si punisce chi lavora tra la gente.»