Gravissimo attentato a Sigfrido Ranucci. “Noi stiamo con il conduttore giornalista di Report”. Democrazia a rischio. Insulti e delirio contro la libertà di stampa. Perché chi lo ha denunciato non ritira le querele?

EDITORIALE DEL DIRETTORE DI APPRODO
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Gravissimo attentato a Sigfrido Ranucci. “Noi stiamo con il conduttore giornalista di Report”. Democrazia a rischio. Insulti e delirio contro la libertà di stampa. Perché chi lo ha denunciato non ritira le querele?

L’attentato al giornalista e conduttore di Report ha sconvolto le coscienze degli italiani perbene.
Riporto queste bellissime parole di Emanuele Ranucci, figlio di Sigfrido.

Le scrisse in risposta a un “articolo” indegno uscito a gennaio su un  quotidiano. Trovo doveroso pubblicarle proprio oggi.

“Nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre.
Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l’ultima.

Del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai 7 anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria, quando ricevi minacce, o quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre.

Avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello 8, eravamo in macchina. Erano circa 40 ore che nessuno riusciva ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica. Forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse con una data di scadenza”.

Sono parole struggenti e strazianti.

Chi ha insultato, delegittimato e addirittura irriso Sigfrido Ranucci in questi anni è una persona schifosa. E lo è  ancora di più se rappresenta, o dovrebbe rappresentare le istituzioni.
Sigfrido Ranucci è l’esempio della libertà di opinione e di democrazia. Raccontare senza peli sulla lingua, tutto il marcio  che c’è  nella nostra società è un dovere morale. Non si può rimanere in silenzio. Tutti i giornalisti , nel nostro piccolo, dobbiamo sempre raccontare la verità, anche se è scomoda ai potenti di turno. In Italia oltre il 50% degli italiani non va più a votare, per lo schifo che c’è stato nella gestione della cosa pubblica da destra a sinistra. In pochi si salvano da entrambi gli schieramenti politici. 
Adesso è venuto il momento di dire basta!
In un Paese  dove si  muore per strada perché non c’è una sanità che funziona.  Quando trovi medici e paramedici eroici nel salvare vite umane, vengono messi in croce da chi li deve proteggere. Addirittura, finiti sotto processo (insieme ai giornalisti), per avere difeso la sanità pubblica.
Nella nostra Italia, se hai soldi ( e la fortuna) puoi sperare di salvarti, ma se sei un poveraccio…sei già morto! La Ndrangheta, la mafia, la camorra ecc…imperano dappertutto , sono nei gangli della società italiana, votano e fanno votare alle elezioni, senza che nessuno si scandalizzi eccessivamente. Basta con le  dichiarazioni di facciata…altrimenti non si spiega il grande attivismo di buona parte della società nel cercare di zittire la libertà di stampa con denunce preventive nei confronti dei giornalisti. Tutti quelli che hanno querelato Ranucci, perché non ritirano le denunce? L’Italia è ad un  bivio…lo ripeto,  c’è  una piccola  parte,  della magistratura che è sensibile al fascino della politica e del potere. Il caso Garlasco e il sistema Pavia, purtroppo non è un caso isolato. Insomma, lo stesso Palamara, ex capo dell’associazione  nazionale dei magistrati, nello  svuotare il sacco ha messo in luce un quadro desolante all’interno della magistratura.
Alla fine pagano i più deboli. Quelli che non sono legati a sistemi di intreccio perverso, sulla quale  si regge una parte della nostra Italia, in cui sono stati coinvolti
giornalisti, imprenditori, politici e cittadini perbene,  rei di essersi ribellati al sistema consolidato del potere. Sono numerose le inchieste “Farlocche” di cui sono state vittime.  Siamo veramente all’Italia al contrario. Per fortuna, la stragrande maggioranza dei magistrati ed apparati della polizia giudiziaria,  svolgono  il proprio mestiere con grande senso di responsabilità verso lo Stato, per tale ragione ci dobbiamo fidare. L’attentato  a Ranucci non può rimanere lettera morta. La verità deve venire fuori, senza guardare in faccia nessuno. Basta con le verità di comodo per accontentare l’opinione pubblica! Il Paese ormai è maturo per capire “le tragedie” dei poteri forti in Italia.