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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 MARZO 2024

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Viva l’Italia!

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Viva l’Italia!

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

 

Viva l’Italia!

 

Caro Direttore,

        – Spesso sentiamo dire che viviamo in uno pseudoregime, e che non c’è libertà, e che c’è crisi, e che non c’è lavoro…

       – In una trasmissione Rai, in diretta da Locri (RC), qualche anno fa, fecero parlare una rumena che “addottrinata” sentenziava, con un fare oltremodo irritante, sulla mancanza, in Italia, di libertà e di democrazia. Ma si era dimenticata “di che bel vivere” era stato per lei in Romania?

       – A Firenze, qualche mese fa, in pieno centro una trentina di africani a suono di tamburi e tam-tam, inneggiava alla libertà alzando le braccia e tenendo i pugni chiusi. Ma si erano dimenticati per quale motivo era venuti in Italia?

       – Si dice anche che c’è una grande crisi… ma ristoranti, pizzerie, bar (soprattutto per l’aperitivo), discoteche e negozi sono affollati.

       – “Casa Agnelli” dice che c’è crisi, eppure le automobili e i motorini invadono le strade; ogni famiglia è più che motorizzata.

       – Si parla anche di descolarizzazione e dimentichiamo che il Novecento ha fatto una grande conquista, cioè l’obbligo scolastico fino alla licenza media.

La scuola è divenuta di tutti. L’analfabetismo, le scuole serali (frequentate anche dai nonni col desiderio di imparare almeno a firmare), il maestro Manzi che insegnava in tv a leggere e a scrivere… sembrano oggi una favola di altri tempi.

C’è descolarizzazione? Forse sì, perché tutti studiano ma non “crescono dentro”; tutti studiano senza tenere conto delle proprie attitudini e dei propri interessi; tutti pretendono “il posto” dietro la scrivania e… ben retribuito. Il nostro artigianato, di conseguenza, “è caduto in disuso”. A chi addossiamo la colpa? Ma al Governo! Famosa è la frase di Don Sturzo: “Piove, Governo ladro!” che testimonia come, sia ieri che oggi, il Governo è stato sempre chiamato in causa, anche se allora non c’erano né Berlusconi né Prodi.

Sempre nell’Ottocento, Arnoldo Fusinato disse: “Lo studente è uno che istudia niente”, testimoniando, ancora una volta, che, ieri come oggi, lo studente aveva come scopo il bel voto ed il pezzo di carta.

       Allora, di chi è la colpa dei nostri mali? Certamente di noi stessi che non sappiamo educare, che non sappiamo insegnare in maniera coinvolgente a tal punto da portare i giovani a scoprire i loro veri interessi, le loro vere attitudini, facendoli pervenire nel mondo del lavoro con una scelta appassionata e consapevole, salvandoli da un titolo di studio amorfo e “di massa” che non potrà mai introdurli nel mondo del lavoro, proprio perché estraneo alle loro necessità ed inclinazioni.

Alla descolarizzazione, causata dalla scuola dei privilegiati, di un tempo, oggi c’è in sostituzione la descolarizzazione causata da un insegnamento dispersivo, non mirato e, soprattutto, non individualizzato, che, non sapendo che dire, addossa agli altri le colpe.

Forse gli stessi insegnanti si sono trovati ad insegnare non per “passione”, ma… giusto per avere un posto di lavoro. L’insegnamento, in questo caso, diviene senza chimere, è anacronistico, mentre, invece, dovrebbe “marciare” con i tempi e forse anche anticiparli.

È la classe insegnante che deve prima lavorare con passione e, poi, si deve battere e fare proposte per una scuola che segua il ritmo del tempo. Si entra così in più campi: la telematica, lo studio obbligatorio delle lingue sin dalle scuole elementari, l’insegnamento mirato, da parte di personale specializzato (tossicologi e ginecologi), sul pericolo delle droghe e del “sesso inconsapevole”.

       Un’altra nostra colpa? È quella che non rispettiamo le leggi né, quindi, le facciamo rispettare agli stranieri che invadono le strade con le loro merci e, non solo non pagano le tasse ma, peggio ancora, nascondono “un lavoro di caporalato”, favorito, appunto, dalla nostra omertà che nasce dalla paura di essere tacciati di razzisti ed antidemocratici.

Lo stesso discorso vale per il sudiciume che viene abbandonato per le strade, sia dalle persone che dai cani. La bella Firenze è divenuta una città molto sporca e in degrado. Eppure una ricerca di sondaggio fa apparire il sindaco, appunto di Firenze, come uno dei più precisi ed amati.

       Comunque, quando mi guardo attorno e vedo tante donne con il burka (e a Firenze sono numerose), quando sento le ingiustizie sociali che ci sono in altre parti del pianeta, quando vedo le popolazioni del terzo mondo morire di fame, quando sento che ancora c’è la condanna a morte, io sono felice di essere italiana.

       Ci sono tanti difetti, tante magagne, ma non si può disconoscere che abbiamo la facoltà di parola, di critica, di sciopero, di protesta (a volte anche violenta, come quella di Napoli per la discarica), di satira anche politica con conduttori televisivi che concedono o levano la parola a seconda delle loro tendenze…., senza essere costretti a ricorrere, come fecero Esopo, Fedro, Trilussa, La Fontaine, agli animali parlanti.

       Forse c’è un eccesso di libertà, nel senso che non ci rendiamo conto che la nostra libertà finisce, lì, dove inizia quella degli altri; non ci rendiamo conto che oltre ai diritti ci sono i doveri e, quando raramente ce lo fanno notare, subito pensiamo di essere perseguitati e, quindi, di trovarci in un vero e proprio pseudoregime.      

       Viva l’Italia! Viva la mia amata Calabria, dove la scorsa estate ho trascorso un bel soggiorno notando che Reggio Calabria è una città pulitissima e curatissima. 

Quando i popoli non apprezzano la libertà… in mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannide.

Platone, La Repubblica, Libro VIII.

 

Mirella Maria Michienzi