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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Vibo, sequestro da 3 milioni al clan Patania Ci sono anche un albergo e una rivendita di alimentari tra i beni e le attività sequestrate al clan Patania attivo nel vibonese e tra i responsabili della recente faida di Vibo. I nomi degli indagati e i beni sequestrati

Vibo, sequestro da 3 milioni al clan Patania Ci sono anche un albergo e una rivendita di alimentari tra i beni e le attività sequestrate al clan Patania attivo nel vibonese e tra i responsabili della recente faida di Vibo. I nomi degli indagati e i beni sequestrati
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VIBO VALENTIA – I carabinieri hanno proceduto stamani al sequestro delle proprietà appartenenti o riconducibili al clan Patania di Stefanaconi per un valore di tre milioni di euro. Tra questi figura anche un noto locale di rivendita di prodotti alimentari ed una struttura adibita ad albergo. Il provvedimento su richiesta della Dda di Catanzaro al competente ufficio Gip che ha emesso la misura.

Gli esponenti di spicco della ‘ndrina “Patania” sono ritenuti responsabili, oltre che del reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, anche di omicidi, episodi di usura, estorsioni e danneggiamenti commessi in concorso e con l’aggravante della mafiosità. Il provvedimento è frutto delle indagini dei Carabinieri che hanno permesso di rilevare la sproporzione tra il valore dei beni oggetto di sequestro e la consistenza reddituale dichiarata dagli indagati; ricostruire, con riferimento ai beni oggetto di sequestro, la loro riconducibilità all’attività del sodalizio investigato, quali “prezzo, prodotto o profitto” dell’attività delittuosa.

Ciò avviene a seguito, rappresentando dunque il prosieguo, delle attività investigative convenzionalmente denominate “Gringia”, “Dietro le quinte” e “Romanzo Criminale” con le quali l’Arma ha fatto luce: su una sanguinosa faida di ‘ndrangheta punteggiata da 5 omicidi e da 6 tentati omicidi nel territorio provinciale e sviluppatasi tra la consorteria mafiosa di Stefanaconi – appoggiata dal più potente locale di ‘ndrangheta dei Mancuso – e la “Società di Piscopio”, gruppo ‘ndranghetistico emergente e dichiaratamente resosi insofferente all’egemonia del “locale” di Limbadi.

Nello specifico, a conclusione dell’attività investigativa, venivano eseguiti 22 decreti di fermo di indiziato di delitto e 25 ordinanze di custodia cautelare. Il provvedimento riguarda su immobili di pregio ad uso abitativo e commerciale rientranti nel compendio patrimoniale riconducibile a 6 esponenti di rilievo del prefato sodalizio ‘ndranghetistico di Stefanaconi. Spicca, per valore stimato, un fabbricato di Stefanaconi che attualmente ospita, oltre ad un distributore di benzina, anche un albergo con annesso ristorante.

Sono sei gli indagati del clan Patania di Stefanaconi, nel Vibonese, colpiti dal decreto di sequestro dei beni, per un valore complessivo di 3 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda. Nel dettaglio, i beni sequestrati si trovano tutti a Stefanaconi e sono stati sequestrati a Giuseppina Iacopetta, 60 anni ed ai figli Nazzareno, 41 anni, Saverio, 38 anni, Salvatore, 36 anni, Giuseppe, 35 anni, e Bruno Patania, 39 anni.

A Salvatore Patania sono stati sequestrati tre immobili, uno di 265mila euro ed uno di 36mila euro, più una villa in costruzione del valore di 440mila euro.

A Saverio Patania è stato invece sequestrato un immobile per 239mila euro.

A Giuseppe Patania l’abitazione del valore di 80mila euro.

A Nazzareno Patania due immobili, uno per 228mila euro ed uno del valore di 19.600 euro.

Infine, a Bruno Patania sono stati sequestrati un immobile del valore di 195mila euro ed un secondo di 19.200 euro, mentre a Giuseppina Iacopetta è stato sequestrato un immobile di 52.400 euro ed uno di 33.600 euro.

Ai Patania è stato poi sequestrato il complesso “La Valle dei sapori” comprensivo di un distributore di benzina, di un bar e di un albergo per un valore di 455mila euro. Nella struttura, il 18 settembre 2011 fu ucciso il boss Fortunato Patania. Un delitto scaturito nell’ambito della faida ma i cui esecutori e mandanti non sono stati ancora assicurati alla giustizia.