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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 26 MAGGIO 2024

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Un referendum salverà l’Italia! Da Calamandrei a Verdini, mille ragioni per dire NO

Un referendum salverà l’Italia! Da Calamandrei a Verdini, mille ragioni per dire NO
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«A me pare di vedere, il sogno di ogni oligarchia: l’umiliazione della politica a favore di un misto di interessi che trovano i loro equilibri non nei Parlamenti, ma nelle tecnocrazie burocratiche», lo ha detto l’ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, che con altri dieci ex presidenti si è schierato per il No al referendum di ottobre. Parole gravissime, quelle di Zagrebelsky, che aprono spiragli di riflessione preoccupanti, a proposito del referendum costituzionale di ottobre.

Dal clima rovente che si avverte, a cinque mesi dalla consultazione referendaria, ciò lascia presagire scenari “rivoluzionari” anche in tema di credibilità e sostenibilità governativa. In poche parole Renzi & Co., si giocano il tutto e per tutto (faccia compresa).

Le condizioni “disperate” di tale contesto, si denotano nelle varie affermazioni e quando si scomodano padri storici della Sinistra italiana come Berlinguer ed Ingrao (che ovviamente lo si fa perché non potendo replicare, sconvolgono pure le loro idee storiche per una riforma costituzionale). Il tutto, con annessa indignazione dei loro figli, tra cui Bianca Berlinguer che intima a non utilizzare il nome di suo padre (ed ha pienamente ragione).

Si sono finanche fatte liste di partigiani, tra i “veri” che voteranno Sì e gli altri che se voteranno No non sono i veri partigiani, secondo le teorie della ministra Maria Elena Boschi.

Nei fatti, quello che vorrebbe far capire Zagrebelsky, nasce sulla questione fondamentale che il Senato nei fatti non viene abolito, ma ridotto. E quel bicameralismo tanto vituperato dai politici di maggioranza rimane con la conseguenza che potrebbe innescare seri conflitti e sull’annosa questione che le trattative vengono risolte dai due presidenti. Si chiedono alcuni degli ex presidenti della Consulta: “Ma è lecito patteggiare sul rispetto delle regole?”. Le incongruenze tecniche sono molte.

Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti, definì l’attuale Costituzione come “un testamento di centomila morti” e ad alcuni studenti di allora, eran la metà degli anni ’50 disse: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.”

Oggi, quella Costituzione, costruita con il sangue, i valori della libertà, della democrazia contro ogni oligarchia e contro ogni forma tecnocratica, scritta da Calamandrei appunto, da Parri, con presidenti delle due Assemblee costituenti, due uomini di Sinistra come Saragat e Terracini, sta per essere vituperata, ferita, squarciata (anche nell’onore) dal trio Renzi-Boschi-Verdini (sic!). Quest’ultimo alleato in “corso d’opera” con criteri di dubbia moralità, in quanto già condannato in primo grado e con sei procedimenti penali a carico. Certo la Costituzione impone la presunzione di innocenza, ma è pur vero che la stessa Carta è anche condizione e “forza morale”. “Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta”.

Con tutta la buona volontà, per trarre le conclusioni, non è concepibile passare da Calamandrei a Verdini, sarebbe esagerato e stravagante solo al pensiero. Sandro Pertini che è stato un grande socialista e un partigiano, si sta rivoltando dalla tomba se da lassù può assistere a vari servi ed accoliti di questo becero potere che stanno facendo della res pubblica i loro porci comodi ed in virtù degli stati d’animo, si inventano riforme senza onore, gloria né rispetto per la storia.

Attenzione, Renzi ha detto che se dovesse perdere il referendum a favore del NO (e credo sia inevitabile non votarlo), esce definitivamente dalla politica. E con lui, anche agli altri (Boschi, Carbone, magari anche la Picierno), quindi, non sarebbe meglio un Senato in più che un Renzi, Verdini ed “un’Etruria” in meno?