Anche quest’anno nonostante i mille problemi la “Festa della Zaccaria” si farà, senza nulla a pretendere. E sarà nel prossimo fine settimana, nei giorni 24 e 25 agosto presso il Piazzale delle scuole Infantino. Inizierà il sabato con la sfilata delle auto d’epoca per poi concludersi la domenica dalle ore 20, il giorno clou, con la solita “abbuffata” di ciò che passa il “convento”.
Un “convento” umile ma accogliente, non dispersivo né classista, è una sorta di affermazione dell’uguaglianza che cammina pari passo con la giustizia sociale. Quella in cui tutti siamo uguali al cospetto delle “braccia aperte”. Tutti sono ben accolti, invitati con la semplicità che ha sempre contraddistinto quel Rione misto alla genuinità di chi ne ha sempre fatto parte.
Non ha bisogno di proclami o di sfarzosità chic, ma solo di quei sorrisi che appunto, fanno della semplicità come ci diceva il grande Leonardo che di Rinascimento se ne intendeva, una “suprema sofisticazione”.
Quella che la Zaccaria (o Zaccheria, ancora tale definizione resta un dilemma, ma la “sostanza” non cambia), è un, diciamo, “District Food Open Arms”. Siete tutti i benvenuti a braccia aperte, non si pretende altro che la presenza nella gioiosità di un incontro, di qualche abbraccio, di un sorriso tra le note di una convivialità che si spera rimanga intatta com’è sempre stato in quel Rione, tra spiccioli di civiltà e attimi perpetui di umiltà. Siete tutti i benvenuti e tutti ospiti d’onore, sia che avete i soldi e sia che non ce l’avete, a stomaco vuoto non ve ne andrete. Perché in fondo, la bocca della misericordia si riempie spesso di parole vuote, ma di pienezza quando essa stessa viene applicata. “Dare da mangiare agli affamati” e “Dare da bere agli assetati”, queste sono i primi due punti delle opere di misericordia corporale di Matteo…ma senza dilungarci oltre, la Zaccaria, quella Festa che si farà il 25 agosto, avrà sempre quella bellezza dell’accoglienza e non farà mai distinzioni classiste né di portafoglio. Ricchi e poveri sono tutti uguali, anzi, i poveri sono meglio dei ricchi perché è nella povertà che sono state fondate i valori della cultura dell’accoglienza e le fondamenta delle rivoluzioni sociali.
Certamente ci sono delle spese, perché dare spazio all’ipocrisia, e magari con una modestissima offerta che equivale al costo di un misero panino in zone d’élite, si aiutano “Gli amici dell’associazione di Zaccaria” ad avere sorrisi, voglia, passione e qualche “spinta” in più a migliorarsi con amore, ma sempre con umiltà e sacrifici che sono i rudimenti dell’accoglienza.
La Zaccaria è umiltà, e senza nulla e niente a pretendere e’zzippuli per tutti!
(GiLar)