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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Traffico di droga e non solo dalla Locride a Roma, 31 arresti. Svelato anche l’omicidio del boss Femia

Traffico di droga e non solo dalla Locride a Roma, 31 arresti. Svelato anche l’omicidio del boss Femia
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Operazione di Polizia e Guardia di finanza in diverse regioni italiane con una trentina di provvedimenti. Sequestrate 600 chilogrammi di stupefacenti e ricostruito il delitto del capo cosca di San Luca


 

La cosca Pizzata, attiva nella Locride, avrebbe gestito diversi affari a Roma, a partire dal traffico della droga. E’ questo quanto è emerso nel corso di un’operazione di Polizia e Guardia di Finanza che hanno eseguito una trentina di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti appartenenti ad un’organizzazione criminale attiva nella Capitale e collegata proprio ad alcune cosche della ‘ndrangheta.

Sono 31 gli arrestati nell’ambito dell’operazione. A quanto accertato dagli investigatori i capi dell’organizzazione vivevano da anni nella capitale, in particolare nei quartieri Appio, S.Giovanni, Centocelle, Priva Valle e Aurelia, dove contavano su una fitta rete di connivenze.

Oltre 400 uomini hanno eseguito anche decine di perquisizioni in diverse regioni. L’inchiesta è coordinata dalla Dda di Roma, con il procuratore aggiunto Michele Prestipino. Nel corso dell’indagine, gli uomini della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza di Roma hanno sequestrato complessivamente circa 600 chilogrammi di cocaina e hashish e diverse armi da fuoco.

Inoltre, è stato ritrovato anche un “Codice di San Luca”, il rito di affiliazione alla ‘ndrangheta. Gli appunti sono contenuti in un quaderno che è stato sequestrato e, opportunamente decifrati, hanno svelato i contenuti e gli arcaici meccanismi procedurali che regolano il “rito di affiliazione”, la cui veridicità fino ad ora, sottolineano gli investigatori, «era sospesa tra la tradizione e la leggenda».

Agli indagati sono contestati, a vario titolo, diversi episodi di reato tra cui l’omicidio di Vincenzo Femia, avvenuto a Roma il 24 gennaio del 2013, alcuni ferimenti e diverse estorsioni. Femia era il boss di San Luca considerato referente della cosca Nirta-Scalzone nella Capitale.

Secondo quanto emerso dall’indagine la ‘ndrina che operava a Roma sarebbe stata in collegamento con i referenti in Calabria, riconducibili alla cosca dei Pizzata.

Durante l’operazione è stata perquisita anche la coop Edera, coinvolta nelle indagini su Mafia Capitale. Secondo l’accusa, la coop assicurava lavoro a detenuti per farli accedere a misure alternative al carcere: avrebbe dato lavoro anche alcuni degli indagati di oggi. In particolare alla cooperativa Edera aveva lavorato l’attuale collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola e Antonio Pizzata, uno degli arrestati dell’operazione di oggi.

Per gli inquirenti la cooperativa «era disponibile per la formale assunzione di ‘ndranghetisti» anche se, nono sono stati evidenziati diretti legami «con l’indagine su Mafia
Capitale», ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino.

L’organizzazione, secondo l’accusa, era in grado di trattare con i  narcos colombiani. Secondo gli investigatori la cellula ‘ndranghetista aveva dei propri emissari in Colombia e Marocco ed era determinata a monopolizzare il mercato della droga capitolino, ponendosi come referente affidabile per altre organizzazioni criminali, sia collegate a diverse ‘ndrine calabresi, sia per clan camorristici.

Secondo gli inquirenti il giro di affari era di decine di milioni di euro con un traffico di cocaina pari a circa 1.500 chili. Il gruppo aveva inoltre una grande disponibilità di armi.
A casa di uno degli indagati è stato sequestrato un arsenale composto da sei pistole, un fucile da caccia, un giubbotto antiproiettile e diverse munizioni.

Per gli inquirenti l’omicidio Femia sarebbe scaturito nell’ambito di dissidi tra famiglie di San Luca sul prezzo della droga nella capitale. Sullo sfondo delle indagini le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gianni Cretarola, tra gli arrestati della Squadra Mobile per l’omicidio. Secondo quanto si appreso, in seguito all’arresto,
Cretarola ha ammesso di far parte della ‘ndrangheta calabrese e avrebbe fornito elementi utili all’attuale indagine.

«Roma è considerata strategica per la ‘ndrangheta. C’è qualcuno che addirittura ha detto “Roma è il futuro”». Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino, nel corso di una conferenza stampa sugli arresti per l’organizzazione criminale legata alla ‘ndrangheta.

«C’è una presenza ‘ndranghetista – ha aggiunto – allo stato non possiamo dire che sia organizzata sul territorio con una locale, ma è altrettanto pericolosa».

I NOMI DEGLI ARRESTATI:

1. CRISAFI Bruno, 40 anni, carcere;
2. CRISAFI Vincenzo, 35 anni, carcere;
3. PIZZATA Giovanni, 53 anni, carcere;
4. PIZZATA Francesco, 24 anni, carcere;
5. FONTOLAN Stefano Massimo, 40 anni, carcere;
6. MARINO Renato, 43 anni, carcere;
7. CASTELLI Adamo, 48 anni, carcere;
8. CUCCIOLI Massimiliano, 48 anni, carcere;
9. MARTELLI Luigi, 43 anni, carcere;
10. ROLLERO Marco Torello, 60 anni, carcere;
11. ROLLERO Andrea, 35 anni, carcere;
12. ROLLERO Luca, 28 anni, carcere;
13. D’ALESSANDRI Giuseppe, 59 anni, carcere;
14. ESPIL Gondalez Juan Ignacio, 36 anni, carcere;
15. LANGELLA Giuseppe, 60 anni, carcere;
16. D’ANNIBALE Roberta, 43 anni, carcere;
17. GALLO Salvatore, 36 anni, domiciliari;
18. SCOGNAMIGLIO Giovanni, 36 anni, domiciliari;
19. VIRGILIO Francesco, 49 anni, domiciliari;
20. SESTITO MAssimiliano, 43 anni, carcere;
21. PIZZATA Antonio, 37 anni, carcere;
22. GALLO Raffaele, 51 anni, carcere;
23. SESTITO Antonio, 72 anni, domiciliari;
24. GUSINO Andrea, 59 anni, carcere;
25. LONGO Mario, 34 anni, carcere;
26. COSSU Sebastiano, 54 anni, domiciliari;
27. CURCI Alessandro, 41 anni, domiciliari;
28. MANCA Salvatore, 38 anni, carcere;
29. SESTITO Davide, 37 anni, carcere;
30. SESTITO Francesco, 66 anni, domiciliari;
31. PELLE Antonio Angelo, 58 anni, carcere.