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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Taurianova e la beatificazione di una “stampella” L’amore al tempo delle giostre

Taurianova e la beatificazione di una “stampella” L’amore al tempo delle giostre
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Quando nemmeno i silenzi parlano, la folla si consuma di parole e se a tali loquacità nessuno risponde, rimangono sempre “parola vuote che il vento porterà via”. Sa di poesia, ma di poetico c’è ben poco. Nella nostra Taurianova tanto succede ma nulla accade, come se la città fosse rinchiusa in una foresta coperta da alberi immensi in cui nulla si ascolta e gli echi non ritornano.

Una cosa è certa, è una città che venera molto il nuovo “patrono”, un uomo che fa della “stampella” la sua ragione amministrativa di vita. Mai si era visto al mondo che una stampella potesse tenere alta l’attenzione politica e gli incubi di tanti detrattori. Avevamo un’immagine di “Santu Roccu” con un cane, un tozzo di pane, un bastone e un ginocchio ferito, ma in questo caso, l’effige raffigurante questo “patrono” è da una folta capigliatura ribelle e una stampella. Come anche nelle testimonianze evangeliche gli apostoli erano dodici che seguivano il Messia, e nel caso di specie, gli “apostoli” sono otto e tra questi, il leader rappresentato dal sindaco (“commissario”) Gastone Paperone, porta come dote acquisita oltre il suo famoso “attributo posteriore” anche un mantello in cui ogni cosa gli scivola addosso come se il fatto non fosse il suo. Come se, nelle casualità della vita si fosse trovato seduto dietro a una scrivania con alle spalle una bandiera tricolore, quelle europea e una fascia (anch’essa tricolore) solo per ornamento occasionale.

Immaginiamo di stare seduti attorno a un tavolino a bere birra e mangiare lupini, e nel mentre mastichiamo e sorseggiamo con i vari “compagni di lupini”, discutiamo su quanto accade in questo momento nella città, tra comunicati stampa di “innamorati” e ex nostalgici del passato, con il supporto morale e incentivante dei pentiti di corte. E allora, tra una chiacchiera e l’altra ci si chiede come mai, il sindaco e la sua maggioranza lasciano scivolare ogni cosa che gli si imputa pubblicamente? Come mai non si cerca di rispondere agli attacchi pesanti che tra i vari oppositori fanno a gara? Ciò diventa assurdo e soprattutto quasi come se ci trovassimo in un’inerzia incessante e senza alcun sbocco risolutivo.

Non entrando nei meriti delle questioni in essere, ma questo atteggiamento ricorda molto il Bernardo, il muto di Zorro, ovvero quello che lasciava scorrere tutto servendo solamente e coprendo la segreta identità del giustiziere mascherato, ma ci si chiede a questo punto, Zorro chi è? Perché nessuno lo sa. Certo, qualcuno disse che “Il silenzio è la forma più alta della parola; comprenderlo è la forma più alta dell’essere umano”, ma quante forme umane “alte” ci sono in questa città capaci a comprendere?

Ora, questa rubrica nasce con una condizione assiomatica, quella di essere contro perché essere a favore è facile e poi ci si mischia con la moltitudine delle masse e i “servi sciocchi”. E di “servi” per giunta sciocchi ce ne stanno tanti, quindi, perché accrescerli di numero? Al di là di ogni epiteto che viene sferrato (sempre in privato) a queste idee che rappresentano un pubblico pensiero, credo che nessuno e ripeto, nessuno potrà mai dire che l’incoerenza seppur come prefazione della genialità di dannunziana memoria, abbia trovato spazio in queste idee. Anche se qualcuno per “sminuire” dice che se non avesse una verve ironica nessuno la leggerebbe, ciò è smentita dai fatti (e dai dati), e soprattutto tale non è una “posta raccomandata” da consegnare al destinatario per essere firmata, ma è un compendio di idee senza alcuna affrancatura. Altri dicono che si trasmette un messaggio sbagliato, bene, siamo d’accordo, ma gli sbagli vanno corretti e di correzioni ne vedo ben poco sia con colore rosso che con colore blu. Però, nell’ironia ci sono anche i “messaggi” privati in cui ci si chiede uno pseudonimo e la non considerazione dei protagonisti del tipo “Ma a me na ngiuria non ma menti?”. Ecco, ora sì che il silenzio ha ragione di esistere!

Nessuno è uscito indenne da queste elucubrazioni lanternali, nessun sindaco, nessun commissario prefettizio, nessun altro politico (o pseudo tale), come nessuna parola è stata mai scritta a comando. Si ribadisce una cosa, assoluta e irremovibile, così non si può andare avanti, non è ammissibile né concepibile. Una città allo sbando non ha più diritto né dovrà più pagare lo scotto di essere presa in giro. Troppe mortificazioni ha subito e troppi punti interrogativi sono rimasti sospesi perché metterne altri? Non sono bastato tre scioglimenti per vari motivi e oltre cinque anni di commissariamenti prefettizi in dieci anni? Pensiamo proprio di sì! Ora, basta polemiche, rimettetevi al lavoro, al di là del saluto per strada o meno che non importa a nessuno se non al sottoscritto di mangiare e bere con più gusto, ma quantomeno di avere rispetto per quei voti che hanno consentito a chi (ignaro di essere diventato sindaco) ad amministrare una città. E gli accanimenti non fanno parte di questa rubrica se non a dare una “spinta propulsiva” per il bene di questa città, e non per il bene di un “pennacchio”, ma per un bene sociale, di dignità, di progresso e soprattutto, parola molto sconosciuta, la consapevolezza e l’affermazione dell’umiltà.