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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Taurianova, dove eravamo rimasti? E dove arriveremo…?

Taurianova, dove eravamo rimasti? E dove arriveremo…?
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Prefazione. «Se ti assumi un ruolo al di sopra delle tue possibilità, non solo ci fai una brutta figura, ma tralasci anche il ruolo che potevi svolgere».

Dopo alcuni giorni di silenzio (sia per motivi logistici che personali), osservando gli orizzonti politici (?) e “infiniti” di questa città, il primo pensiero che balza alla mente è la frase da prefazione di Epitteto, letta alcuni giorni fa in una libreria campana. Le conseguenti riflessioni sono democratiche, cosa dire? Fate voi e…beh, dove eravamo rimasti? Ah sì. C’è stato un vile attentato ai danni del (“mio fratello”) sindaco Fabio Scionti circa venti giorni fa (caspita, è passato quasi un mese e…boh!), le solite pantomime di solidarietà poi spenti i riflettori, il silenzio. A marzo quando fu bruciata l’automobile del capogruppo Dem Pino Falleti, poi tutto tacque. Infine (e solo per ora), un altro episodio incendiario è stato perpetrato ai danni del presidente della Pro Loco Bellantonio, le solite frasi di circostanza della solidarietà, il tempo di qualche giorno per smaltire l’indignazione e poi, tutto scorrerà come sempre: in attesa del prossimo evento (sic!), sempre nella speranza prioritaria che non accadrà più nulla. Storia che si ripete ciclicamente.

Da circa da dieci anni, tranne qualche periodo di tregua nella gestione commissariale, perché quando ci sono loro tutto tace, tutto si calma (vivaddio), come per magia. Potrà sembrare un discorso cinico, peggio di un racconto di Edgar Allan Poe, ma purtroppo molte volte le parole si sprecano tra i meandri di un paesaggio travolto da una notte oscura e tempestosa, paradossale come la quiete in una tempesta. “The show must go on…”, cantava Freddie Mercury (e non è che fece una bella fine), “Lo Show deve andare avanti. Lo affronterò con un sorriso. Non mi arrenderò mai…”. E raccolto in queste parole, ciò che ho volutamente immaginato, osservando il sindaco all’indomani del tristissimo (e condannabile) evento ai suoi danni. Ma “Lo show continua” pure per questa rubrica, sempre nella sua (e mia) irriverenza, libera, democratica e senza alcun condizionamento esterno.

Ed allora ecco che la memoria (sperando che non mi tradisca mai) fa da capolino, e va a “sbattere” con un dispositivo del Tar Calabria risalente al 2009, all’indomani del primo scioglimento di Mimmo Romeo, quando alcuni consiglieri che l’avevano sfiduciato, tra le altre cose, fecero ricorso contro lo scioglimento per infiltrazioni mafiose avvenuto in un secondo tempo. D’altronde seguo il consiglio che ci diede un “presentatore” arrabbiato durante la manifestazione a favore del sindaco in piazza Municipio. Menzionò la memoria e io prendo alla lettera i suoi consigli, ringraziandolo per la l’illuminazione.

I giudici amministrativi allora, nel respingere il ricorso, fecero dei passaggi a mio avviso fondamentali, e che oggi vanno riletti con attenzione, ma solo a titolo precauzionale. Nel biennio 2007/2009, ricordiamo brevemente, ci furono una serie di attentati ai danni di alcuni amministratori (sindaco compreso), e che costrinsero il Prefetto a disporre una commissione di accesso, nonostante il sindaco per effetto della sfiducia si alcuni consiglieri era decaduto, la quale “certificò” gli estremi dello scioglimento per infiltrazione mafiosa. Ora badi bene, nessuno vuole e nemmeno per definizione porre in essere dei dubbi sull’onestà e la genuinità dell’attuale amministrazione comunale la quale è formata insieme a tutto il consiglio comunale di persone perbene e di grande onestà morale.

Ma il discorso va affrontato in senso lato, e lo faccio con le parole di un tribunale amministrativo. Tralasciando la parola “scioglimento” che non ha ragione di esistere, il Tar disse che “l’autogoverno e, di conseguenza, l’efficace ed efficiente amministrazione della cosa pubblica si apprezzano come minacciate da pressioni della criminalità mafiosa, che, per la natura mutevole e fortemente mimetica di quest’ultima, possono essere perpetrate, in maniera non tipizzabile ex ante, alle quali bisogna poter far fronte con strumenti duttili”. Quindi attenzione, molte volte, e il passato fa storia, questa forma, chiamiamola per convenzione, “strategia della tensione”, nasconde delle insidie che potrebbero causare delle condizioni ingestibili e pericolose all’esterno. Portando allo stremo la stabilità umana degli intenti amministrativi di questa maggioranza, la quale trovandosi in un campo minato a causa di questi atti criminali rischia di sprofondare nella sfiducia più totale. E insieme a loro, la collettività locale.

Ad oggi, ci ritroviamo con un sindaco che cammina con la tutela della scorta, situazione molto grave in un paese civile per chiunque tocchi tale misura, c’è una situazione di stasi comunale a causa delle pessime condizioni economiche dell’ente e con la spada di Damocle della Corte dei Conti a causa della bocciatura del piano di riequilibrio pluriennale, e nella speranza di un esito positivo del ricorso da parte dell’Ente. Oltre ad affidarsi alle speranze che non subentrano cose nuove i quali potrebbero provocare l’ombra del dissesto comunale. È un momento che occorre fare quadrato di supporto intorno al sindaco e alla sua squadra, cercando di non agitare di più le acque ma aiutare a concretizzare una reale concetto fondamentale che in questi casi è linfa vitale. Il tutto raccolto in due semplici parole, Fiducia e Speranza. Ma sempre con il distinguo politico che c’è una maggioranza e un’opposizione nella giusta e perché no, anche con una dura dialettica politica, ma che sia sempre favorevole come base di confronto e non di distruzione. E poi…che il cielo ce la mandi buona.
(1. Continua)

Ps. Alla prossima con la storia di Candido (Antonino Caridi), nella veste di operaio con pala e bitume, il suo precettore Pangloss (Rocco Sposato), fulminati dalla bellezza di Cunegonda (Fabio Scionti), laddove tutte le cose del mondo reale vanno “nel migliore dei modi nel migliore dei mondi possibili”, insieme ad altri personaggi. Nella speranza che il mio amico Voltaire non si rivolti nella sua tomba monumentale.