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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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Taurianova, Agostino Ascone doveva morire: una brutta storia! Un tranello mortale progettato in tutti i suoi particolari, quello ordito, secondo gli inquirenti, dalla moglie, l'amante e un altro complice, ma che ieri non hanno scelto il silenzio

Taurianova, Agostino Ascone doveva morire: una brutta storia! Un tranello mortale progettato in tutti i suoi particolari, quello ordito, secondo gli inquirenti, dalla moglie, l'amante e un altro complice, ma che ieri non hanno scelto il silenzio

È una brutta storia. Una storiaccia di quelle che se dovesse confermarsi vera, ci ritroveremmo in un’epoca fatta di retaggi culturali di forte imbarazzo storico e sociale.
Il presunto omicidio del povero lavoratore Agostino Ascone, secondo le tesi degli inquirenti, vittima di un tranello della moglie e del suo amante, è un dramma accaduto molte volte in Italia, come nel film francese degli anni ‘50 “I diabolici”, ma in quel caso erano moglie e amante di lui a tramare per uccidere il marito.
Ma quello che più colpisce e che fa davvero rabbrividire è il linguaggio utilizzato dai protagonisti della vicenda. Le parole crude che si leggono nelle intercettazioni, come la frase della moglie del povero Agostino, Ilaria Sturiale all’indirizzo della cognata, “Ti fazzo squagliare ‘nta l’acido dai rosarnisi”. Tremendo!
Un delitto che doveva essere perfetto, far cadere in un tranello l’imprenditore agricolo, ucciderlo, nascondere il cadavere, Agostino doveva sparire, un marito il quale era di intralcio di una storia d’amore. Per poi vivere tranquilli insieme, trasferendosi a Rosarno.
Ma non si poteva agire diversamente, ci chiediamo? Bastava chiudere la storia, senza che Agostino Ascone terminasse anzitempo i suoi giorni terreni. Noi parliamo di morte presunta dell’imprenditore agricolo in quanto ancora il corpo non si è trovato.
Ieri i tre indagati, Ilaria Sturiale, Salvatore Figliuzzi e il loro complice Giuseppe Trapasso, i tre che secondo quanto scritto dalle carte del provvedimento di fermo (firmato dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto della Dda Francesco Ponzetta), avrebbero organizzato ““il sequestro, l’omicidio e la soppressione del cadavere di Agostino Ascone”, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
È stato un tranello mortale, uno di quelli studiato a tavolino in cui si è simulato un guasto alla macchina per adescare un onesto lavoratore e ucciderlo, fa rabbrividire non solo per l’omicidio, ma anche per la mentalità mafiosa che si adopera anche in tali contesti. Perché? Ecco, perché?
Quel “Ti fazzo squagliare ‘nta l’acido dai rosarnisi”, è tremenda la minaccia alla cognata sol perché i familiari chiedevano spiegazioni sulle contraddizioni fornite ai carabinieri dopo la scomparsa del marito, durante le indagini. E poi la freddezza in un momento drammatico quando afferma, sempre si legge nelle intercettazioni, “Non c’è niente che se c’era qualche cosa già ci avevano arrestato. Hai capito… se c’era qualche cosa già ci avevano arrestato”.
E poi le altre conversazioni, come quella in cui il Figliuzzi confida alla Sturiale una sua preoccupazione dopo la scomparsa del marito, “Lo sai qual è la paura mia. Il freno a mano” e lei, “Mannaggia la puttana! Che non l’hai pulito?… no”.
E poi, quando a meno di dieci giorni dalla scomparsa del marito, si stava già pensando di andare a vivere insieme, “oltre a voler lasciare subito l’abitazione coniugale, prospettava che avrebbe potuto chiedere immediatamente il reddito di cittadinanza per sostenersi, senza mai prendere in considerazione la circostanza che il marito scomparso potesse tornare”, scrivono gli inquirenti, pensando anche al Reddito di Cittadinanza, “Allora io facendo il reddito di cittadinanza a me può essere che me lo danno…”.
E poi quell’avviso di garanza notificato alla moglie di Aascone per favoreggiamento di inizio gennaio, “Anche l carcere mi devo fare… ti rendi conto… ah… ti rendi conto! anche il carcere mi devo fare? anche il carcere mi devo fare… vieni con me Salvatore! tu dici che ne esco da questa situazione? ah?”. Ed è lo stesso Figliuzzi, come un qualcosa di “normale” risponde, in quanto avrebbe avuto rassicurazioni da parte dell’avvocato, “Mi ha detto che se ti arrestano a te, io in venti giorni ti caccio fuori! Sempre se non hai qualcosa a livello tipo di telecamere, di queste cose qua… io non ho niente di telecamere”.
Quello che oggi sappiamo è che ci sono tre indagati in carcere per omicidio e che hanno scelto il silenzio davanti ai giudici, c’è una moglie con un amante e un complice i quali avrebbero ordito il tranello mortale ad un onesto imprenditore agricolo il quale aveva la colpa solo di essere il marito di una donna innamorata di un altro uomo, quest’ultimo ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca Bellocco di Rosarno e marito di quella testimone di giustizia, Maria Teresa Cacciolla, morta per aver ingerito dell’acido muriatico. E poi c’è un complice che avrebbe aiutato gli amanti nel presunto omicidio di Agostino Ascone. Potremmo scrivere tanto e ancora tanto di questa brutta storia, ma c’è ancora qualcosa che manca, qualora fossero vere le tesi degli inquirenti che hanno portato al carcere i presunti assassini di Agostino, manca un corpo sui cui piangere ed è quello di Agostino Ascone, un onesto imprenditore agricolo che doveva morire.
(GiLar)