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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Su “Calabria on web” il federalismo secondo il professor Giuseppe Gangemi

Su “Calabria on web” il federalismo secondo il professor Giuseppe Gangemi

“Non è ancora sfumato il federalismo hard targato Lega”

Su “Calabria on web” il federalismo secondo il professor Giuseppe Gangemi

“Non è ancora sfumato il federalismo hard targato Lega”

 

 

Si sta molto discutendo di riorganizzazione dell’architettura istituzionale del Paese, “ma attenzione, perché non è sfumato il federalismo hard targato Lega”. Lo sostiene il professor Giuseppe Gangemi, docente di Scienza dell’Amministrazione all’Università di Padova (è nato a Santa Cristina d’Aspromonte), e presidente del corso di laurea magistrale in Scienze del governo e Politiche pubbliche, a cui spetta il copyright sul concetto di “federalismo antropologico” Cos’è? Lo spiega in un’intervista concessa a “Calabria on web” (www.calabriaonweb.itt), il magazine edito dal Consiglio regionale della Calabria. “Il federalismo antropologico è una cosa più seria di quello della Lega e della riforma del Titolo V della Costituzione. E’ molto importante per entrare e rimanere in Europa e per andare oltre Monti, evitando alcuni degli errori commessi finora. E’ uno strumento per puntare sulle risorse autonome delle popolazioni di un territorio. Dopo l’Unità, il Veneto non era meglio combinato del Meridione ed era escluso dai progetti di sviluppo nazionali in quanto la classe politica puntava solo sul Nordovest. Consapevoli di questo, lì hanno puntato su piccole banche locali che raccogliessero il denaro dei piccoli risparmiatori e lo utilizzassero prestandolo a favore di contadini e artigiani del luogo. Con queste piccole banche, lentamente, si sono create le condizioni dello sviluppo. Allo stesso modo, sia nelle zone bianche (Nordest) che nella cintura rossa (Centronord) si è puntato sull’istruzione popolare di operai e contadini. Poi si è puntato sulle cooperative”.

Aggiunge Gangemi: “Questo è stato il federalismo antropologico, che è alla base di ogni federalismo che sia poi riuscito, in Usa, in Germania, in Svizzera. E’ credito, istruzione, cooperazione e pazienza se non ci sono (ancora) risorse fiscali per politiche autonome di sviluppo. Nel Meridione, invece, non si è puntato sul credito locale; dopo il 1894, repressione dei Fasci Siciliani, che erano delle cooperative che chiedevano contratti a mezzadria, tutti i proprietari terrieri hanno chiesto che i Comuni non finanziassero le scuole elementari. Nel giro di dieci anni, si è realizzata una forbice: al Nord e al Centro votavano il 13% degli elettori (alfabetizzati) e al Sud il 6%. Le scuole sono sempre state scadenti rispetto a quelle settentrionali, tranne poche eccellenze. Lo era alla fine del 1880, lo era al 1960 quando sono stato mandato in collegio a Pesaro perché lì le scuole erano buone e non lo erano in Calabria. Lo è ancora adesso, come sappiamo tutti. Un esempio per capirci: negli anni Ottanta, al tempo dell’inflazione a due cifre, una legge nazionale agevolava il prestito ai lavoratori. Con il testo della legge mi sono presentato a Catania, alla banca sulla quale mi veniva versato lo stipendio e ho chiesto il prestito massimo possibile; lo stesso ho fatto alla banca sotto casa mia a Brescia, dove vivevo con mia moglie. Queste le diverse condizioni: 8.000.000 massimo al 20%, più garanzie su una proprietà immobiliare, più una cambiale per 9.600.000 da firmare, a Catania. 12.000.000 massimo al 17,5%, senza garanzie, senza cambiale, a Brescia. Ecco perché dico che c’è più federalismo antropologico in Lombardia rispetto alla Sicilia”.

Sul federalismo targato Lega, Gangemi chiarisce: “Che sia morto e sepolto lo si potrà dire solo dopo le prossime elezioni. Inoltre, non bisogna dimenticare che è stata approvata una legge, la 42/2009, e che sono stati approvati anche i relativi decreti delegati. Solo un’altra legge che la abroghi almeno parzialmente può disinnescare quella mina. Si può mettere in discussione la riforma del Titolo V, a parole, però se si vuole metterla davvero in discussione occorre realizzare una riforma della Costituzione, che è cosa ben diversa. Riportare indietro la storia al centralismo, mi sembra non solo assurdo, ma irrazionale. Occorre rendere responsabile il federalismo diventato irresponsabile con la riforma del Titolo V. Renderlo responsabile vuol dire dare delle entrate autonome alle Regioni”.