banner bcc calabria

Strage di Razzà, l’Arma ha ricordato a Palmi i carabinieri Condello e Caruso

banner bcc calabria

banner bcc calabria

Una messa stamattina in loro onore

di GRAZIANO TOMARCHIO

Strage di Razzà, l’Arma ha ricordato a Palmi i carabinieri Condello e Caruso

Una messa stamattina in loro onore

 

di Graziano Tomarchio

 

 

palmi messa per condello e caruso

PALMI (RC) – Oggi, in occasione del Bicentenario della Fondazione, l’Arma dei Carabinieri ha voluto solennizzare gli anniversari dei fatti per i quali sono state concesse ai militari dell’Arma le Medaglie d’Oro al Valor Militare, al Valor Civile ed al Valore dell’Arma dei Carabinieri.
In particolare, stamattina, nella Concattedrale di Palmi, il Cappellano Militare, Don Vincenzo Ruggiero, ha celebrato una Santa Messa in ricordo dell’App. Stefano CONDELLO e del Car. Vincenzo CARUSO, decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Alle 11.30 la commemorazione è proseguita al cimitero della città, ove è stato deposto un mazzo di fiori sul sepolcro dell’App. CONDELLO, con resa d’onori. Contemporaneamente analoghe cerimonie sono state officiate in Sicilia nei luoghi di sepoltura del Car. Vincenzo CARUSO.

Era il 1° aprile 1977, quando l’invisibilità delle ‘ndrine viene violata perchè un summit viene scoperto da tre carabinieri in servizio nel Nucleo Radiomobile del Comando Compagnia Carabinieri di Taurianova. Insospettitisi, lungo la SS 101 in contrada Razzà, per la presenza di autovetture in un casolare abbandonato, tra cui spiccava quella di un pregiudicato della zona Francesco Petullà, l’appuntato Stefano Condello ed i carabinieri Vincenzo Caruso e Pasquale Giacoppo decidono di controllare.

Erano in missione di perlustrazione e quello era un periodo di frequenti sequestri di persona in Calabria. I militari dell’Arma compirono il loro dovere, imbattendosi in un vero e proprio summit cui, si sarebbe scoperto, avevano partecipato tra le nove e le undici persone. Furono quattro le vittime di cui due dell’arma, Stefano Condello e Vincenzo Caruso. In occasione del Bicentenario della Fondazione, l’Arma dei Carabinieri ha voluto ricordare anche i militari insigniti con le Medaglie d’Oro al Valor Militare, al Valor Civile ed al Valore dell’Arma dei Carabinieri, tra cui appunto Condello* e Caruso*.

In pochi secondi, una strage. La famiglia Avignone di Taurianova, una delle più aggressive nella provincia reggina, subisce la perdita di due componenti Rocco Avignone, 35 anni, e suo nipote, Vincenzo, di anni 20, immolatisi nel conflitto a fuoco contro le forze dell’Ordine per consentire la fuga degli altri. Dall’altra parte lo Stato. Su quei prati, da poco trascorse le ore 14, quel primo aprile di 37 anni fa, anche il sangue dell’appuntato dei Carabinieri Stefano Condello e del militare dell’Arma Vincenzo Caruso. Sopravvissuto allo scontro a fuoco il Carabiniere Pasquale Giacoppo, inizialmente rimasto a guardia dell’autoradio, che nulla potè fare per soccorrere i colleghi dopo avere sentito il fragore degli spari.

E’ la strage di Razzà, frazione di Taurianova, rievocata anche nelle pagine del volume a firma dell’allora presidente della Corte d’Assise di Palmi, Saverio Mannino, con la prefazione di Luigi Malafarina.

Un volume che ricostruisce la vicenda processuale conclusasi in primo grado nel 1981 con condanne per 200 anni complessivi di carcere, 30 dei quali comminati al boss di Taurianova Giuseppe Avignone. Lo Stato non si costituì parte civile. Quello stesso Stato che invece i Carabinieri avevano onorato, divenendo in quel contesto di assoluto pericolo, eroi per avere svolto il loro dovere, per essersi soffermati su quelle autovetture, troppe, per il casolare del pregiudicato Francesco Petullà. Era in corso un summit, la cui interruzione costò la vita di quattro persone e squarciò la coltre che avvinghiava il malaffare alla fine degli anni Settanta.

Oggi la strage di Razzà è ancora di drammatica attualità per gli scenari che ha svelato, all’epoca inediti, di una criminalità mafiosa viva e capace di intrecci fino alla capitale e di ramificazioni anche nei subappalti del Quinto Centro Siderurgico di Gioia Tauro, nelle tangenti e nell’indotto degli investimenti immobiliari.

Sono gli anni in cui si delinea anche la fitta geografia delle cosche della Tirrenica, della Jonica, dell’Aspromonte, della città di Reggio Calabria. Le stesse che oggi sono arrivate al Nord, oltre confine e oltre oceano e che dai sequestri di persona e dal contrabbando di sigarette sono approdate al traffico di droga e di armi, al riciclaggio di denaro sporco.

Ad oggi la memoria potrebbe davvero poco di fronte a tale sacrificio qualora mancasse la prospettiva concreta di sconfitta di questo male che con la Calabria convive ormai da troppo tempo.

L’Appuntato CONDELLO è stato insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla memoria” con la seguente motivazione:

«Capo equipaggio di autoradio, notate alcune autovetture — di cui una appartenente a pericoloso pregiudicato — che sostavano nelle adiacenze di casolare isolato, dopo aver lasciato all’esterno un dipendente carabiniere, vi si introduceva senza esitazione e, affrontato da due malviventi, ingaggiava violenta colluttazione, riuscendo a disarmarli delle pistole che impugnavano. Raggiunto da colpi di fucile da caccia da parte di altri malfattori sopraggiunti, sosteneva, con l’arma in dotazione, cruento scontro a fuoco ferendo gravemente uno degli aggressori. Benché colpito in parti vitali, non desisteva dal suo fermissimo, eroico comportamento, fino a quando, stremato, si accasciava al suolo ove veniva barbaramente finito. Esempio luminoso di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio.» in Razzà di Taurianova (Reggio Calabria), 1º aprile 1977.

Il carabinieri Vincenzo CARUSO è stato insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla memoria” con la seguente motivazione:

«Componente dell’equipaggio di autoradio, lasciato di vigilanza all’esterno di casolare isolato nel quale si era introdotto per controllo un graduato capo servizio, interveniva subito per dare man forte al superiore, fatto segno a numerosi colpi di arma da fuoco da parte di pregiudicati, ingaggiando con essi, con coraggio e consapevole ardimento, un cruento scontro a fuoco. Benché gravemente ferito, persisteva nell’azione uccidendo due malfattori fino a quando, privo di forze, si accasciava, stremato, al suolo, dove veniva barbaramente finito.» inRazzà di Taurianova (Reggio Calabria), 1º aprile 1977.