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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 25 APRILE 2024

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Sappiate che di Coronavirus si muore! Sono due i focolai in Calabria, chiuse due comunità, ma ancora ci sono le denunce contro i furbetti che non rispettano le norme. Siamo in guerra contro un nemico sconosciuto…

Sappiate che di Coronavirus si muore! Sono due i focolai in Calabria, chiuse due comunità, ma ancora ci sono le denunce contro i furbetti che non rispettano le norme. Siamo in guerra contro un nemico sconosciuto…
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“Io se fossi Dio non mi farei fregare dai modi furbetti della gente. Non sarei mica un dilettante. Sarei sempre presente. Sarei davvero in ogni luogo a spiare…”, cantava Giorgio Gaber, ma questo virus sta facendo perdere la fede e un Dio, oggi, è indispensabile. Una canzone scritta quarant’anni fa e oggi più che mai attuale.
Anche i “modi furbetti” della gente non sono cambiati, siamo in una democrazia dove è consentita ogni azione, anche la più folle, quella che oggi si potrebbe dire, “spregiudicata”.
Ogni organo di informazione sta facendo una campagna di divulgazione per affermare una condizione di prevenzione vitale per il Paese. Ma a quanto pare non basta.
Stiamo affrontando una pandemia che vuole dire morte. Non c’è alternativa, non c’è dignità di scelta, quel maledetto “Covid 19” colpisce tutti, inesorabilmente, è un maledetto virus che non guarda in faccia a nessuno, come la morte d’altronde, essendo lo stesso un messaggero di morte. Eppure i numeri dei bollettini (di guerra) sembrano non sortire alcun effetto ai tanti, non so più come chiamarli, non ci sono aggettivi, quei furbetti che credono di essere tali, ma imperterriti continuano a uscire non “per necessità” come prescrive quel decreto che dovremmo, dico, dovremmo rispettare tutti, ma per “hobby”. No, non funziona così il rispetto per gli altri.
C’è anche oggi un dato allarmante, terribile che sommato a quello di ieri ci sono quasi settecento vite ai quali il cuore non batterà mai più. Morti, persi per strada in quel percorso triste privo di emozioni, di impeti primaverili ma anche di lacrime e sangue. Mangeranno la polvere senza la dignità di una celebrazione come si deve, in solitaria, come ladri, appestati perché quel decreto contro la morte impedisce il rito religioso di quell’ultimo saluto di amici e parenti. Siamo in guerra. È il nemico è sconosciuto. Non sappiamo chi è, forse nemmeno da dove arriva, ma sappiamo che indossa un saio nero tenendo in mano una fredda falce.
Eppure le parole di Gaber sono anche dei consigli, di quel passato dove furono costruite le fondamenta dei cristiani, ecco lui dice ancora “Non avrei fatto gli errori di mio figlio. E specialmente sull’amore. Mi sarei spiegato un po’ meglio”, e come potrebbe essere spiegato l’amore, quel sentimento che non è solo passione e impeti animali, ma è anche rispetto, “amore” è amarci, rispettarsi, stare fianco a fianco stringendoci in un abbraccio per dimostrare che insieme possiamo farcela ad uscire da un tunnel dove prima o poi arriveremo a quella luce.
Ma se ancora oggi, se con oltre duemila morti non si riesce a capire che la situazione è drammatica, cosa occorre fare di più per far capire che si muore, di coronavirus, si muore?
Ma i dati dei “modi furbetti” fanno rabbia, molta rabbia. Abbiamo sopportato, stiamo sopportando quei “furbetti” che sentendosi più scienziati degli altri, d’altronde erano andati al Nord per sentirsi realizzati e magari nei periodi estivi scendere per sbeffeggiare ironicamente i “pantofolai” meridionali, figli dell’assistenzialismo di Stato per poi con la coda in mezzo alle gambe, e con una precoce dissenteria, ci hanno fatto capire, drammaticamente, cos’è la morte, quel Covid 19 il quale noi conoscevamo solo tramite organi di stampa, ma oggi no, c’è paura.
Ma non possiamo sopportare le migliaia di denunce perché non si rispettano le norme che in altre parole significa, rispettare il prossimo, chi cristiano ha come assioma, ama il prossimo tuo come te stesso, ma dov’è questo amore?
Sì è vero che abbiamo 114 contagiati ad oggi, è vero che c’è stato “solo” un morto in Calabria, è vero che ci sono due focolai a Montebello Jonico e San Lucido nel cosentino. Tutta gente proveniente dal Nord. Accettare questo è difficile, ma non è facile.
I numeri seppur nell’ordine delle centinaia, fanno paura, in Calabria, fanno paura.
Restiamo a casa perché di Coronavirus si muore! Altrimenti, chiudiamo tutti i Comuni e facciamo arrivare l’essercito è solo con una prova di forza che si sconfigge il problema, del virus e degli incoscienti.
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