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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Rottura del protocollo tra Trame e Calabria

Duro intervento dell’avvocato lametino Panedigrano sulla questione

Rottura del protocollo tra Trame e Calabria

Duro intervento dell’avvocato lametino Panedigrano sulla questione

 

Pasqualino Ruberto con la stazza dei mille voti raccattati in città per Scopelliti pensava di poter occupare tutto il maestoso proscenio. Fino a ieri era lì, con l’acquolina in bocca, intento a pregustare di approfittare del “dissesto” dei conti comunali per tornare ad essere immacolato, sempre politicamente parlando. Il Festival Trame, all’affannosa ricerca di finanziamenti, aveva chiesto supporto e soldi alla sua Calabria Etica, firmando un protocollo d’intesa.
Questa volta però ci si è messa di mezzo la Lamezia etica. E si è scatenato un putiferio. L’indignazione che l’annuncio di quell’accordo ha sollevato, in città e altrove, ha fatto finalmente capire agli amici di Trame che quel matrimonio non si doveva fare e che bisogna stare sempre molto attenti sul messaggio insito in certe improvvide scelte, perché, come si sa, la moglie di Cesare non deve solo essere, ma deve anche apparire al di sopra di ogni sospetto.
Nel suo delirio di potenza il Ruberto si era preso anche il lusso di darmi, in una intervista, del politico fallito. Ma siccome non sempre tutto è in vendita questa volta, invece, non ho fallito e Trame ha deciso di dare ascolto ad un signor nessuno. Ora, però, voglio dargli un’ultra delusione. Non era affatto lui che aveva invaso i miei pensieri. Quel che mi indignava era la macchia di fango che sarebbe rimasta per sempre appiccicata su quella mano linda, che è il simbolo di Trame. Era vedere, che ne so, l’imbarazzo di un intellettuale come Saviano nel passargli il microfono per sentir lui concionare di Mafia.
E poi, davvero, continuano a farmi sorridere quelli che in tempi come gli attuali, che sono pervasi di furore sacro contro i troppi mediocri che succhiano prebende dal sottobosco della politica, passano il loro tempo ad accusarmi di non aver saputo arraffare incarichi a destra e a manca e, per questo, hanno deciso che non rappresento nessuno. Se il metro deve essere il loro, di essere un fallito ne faccio addirittura una medaglia. Se invece vogliamo giudicare, come lui stesso propone, con il metro di quel che le persone hanno rappresentato per Lamezia, meglio farebbe il nostro Pasqualone ad andarsi a rileggere il Decreto che sciolse per mafia l’amministrazione Scaramuzzino, quello per cui lui è balzato agli onori della cronaca.
E, come assaggio, mi permetta di citargli solo il passo in cui il Ministro paventava la permeabilità dell’ente all’influenza della malavita organizzata, perché il Comune, di cui lui era Assessore alle Finanze, si trovava in una “situazione amministrativo-contabile … caratterizzata da diffuso disordine”. E tanto, di sicuro, già basta e avanza!