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Riforma del giudizio abbreviato e tutela dei cittadini

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E’ di poco tempo fa l’approvazione alla Camera dei Deputati dell’ennesima modifica in materia di processo penale, volta ad escludere il giudizio abbreviato – rito che consente all’imputato in caso di condanna lo “sconto” di un terzo della pena ed, al contempo, una maggiore celerità del giudizio – in tutti i procedimenti connessi ad alcuni gravi reati, nello specifico quelli per i quali è prevista la pena dell’ergastolo. Il tema pone serie riflessioni giuridiche e politiche. È di palmare evidenza, infatti, che ci troviamo dinanzi ad un Legislatore che, trasfigurando il processo penale, opera una costante compressione dei diritti fondamentali dei cittadini, in nome della smodata ricerca di consenso, ponendo in essere palesi violazioni di inviolabili principi costituzionali.L’elenco dei reati colpiti da tale censura va dal sequestro di persona con morte del sequestrato all’omicidio aggravato e, ancora, agli atti persecutori (cd. stalking), alla prostituzione minorile, alla violenza sessuale, alla tratta e commercio di schiavi. Fattispecie inevitabilmente soggette alla riprovazione sociale, innanzi alle quali è facile confondere la parola “Giustizia” con la parola “vendetta”, invocata e a volte strumentalizzata nel nome delle vittime, del loro dolore e delle sofferenze patite dai loro familiari.Fermo è il biasimo per tale iniziativa legislativa poiché granitico è il convincimento che le garanzie difensive non possono soggiacere alla demagogia. Si tratta di un problema di rispetto dei cardini del sistema penale, poiché è vero che il reato è un fatto antigiuridico ma, ancor prima, è un fatto umano.Ecco perché l’infrazione della Legge e delle regole di convivenza civile non possono essere valutate in base ad aprioristiche considerazioni di giustizialismo e populismo giudiziario. Il processo penale deve poter perseguire il suo scopo: l’accertamento delle responsabilità e l’irrogazione di una sanzione che non sia più grave di quella determinata dal Giudice, terzo e imparziale.Al centro del processo penale ci sono vicende umane: quelle delle vittime e quelle degli imputati che devono essere valutate con razionalità mettendo al bando ogni pietismo e soggettivismo.
Il rito abbreviato non è uno strumento per sottrarsi alla pena, ma uno strumento che consente di accertare un fatto antigiuridico sulla base della scelta dell’imputato di rinunciare a difendersi tramite lo strumento del contraddittorio, accettando di essere giudicato sulla base di atti di indagine raccolti in modo unilaterale dagli inquirenti e che, pertanto, acconsente alla utilizzabilità di tutti gli atti di indagine provenienti dalla pubblica accusa, garantendo, dunque, la celerità del processo penale. È auspicabile, pertanto, lasciare le dinamiche demagogiche ed elettorali fuori dalle aule di Giustizia, esterne e lontane dal processo penale. È fondamentale che i cardini costituzionali quali il diritto di difesa ed il giusto processo siano tutelati, garantiti e salvaguardati in ogni sede istituzionale e la riforma approvata, invece, pone forti perplessità di carattere costituzionale sia in riferimento al principio sancito dall’art. 27 della Costituzione sia a quello di eguaglianza su cui è innervata la nostra società civile. Una osservazione tecnica si impone obbligatoriamente. Eliminando tale facoltà di scelta per l’imputato non si trae un reale beneficio processuale, ma si rischia piuttosto di dilatare i tempi del giudizio, indirizzandoli inevitabilmente alla sola fase del dibattimento ed alle sue lungaggini. Per questi motivi Forza Italia è l’unico partito che astenendosi, con fermezza, orgoglio e coraggio, si è dichiarato contrario a questo sensazionalistico e poco proficuo modus operandi. E Noi ne siamo fieri.

Avv. Barbara Esposito, Responsabile Dipartimento Giustizia Forza Italia Calabria per Paola