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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Rapporto Svimez 2016, in leggera crescita il Meridione Il Sud rischia comunque di perdere più di 4 milioni di abitanti nel prossimo cinquantennio

Rapporto Svimez 2016, in leggera crescita il Meridione Il Sud rischia comunque di perdere più di 4 milioni di abitanti nel prossimo cinquantennio
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di Ilario Pinnizzotto

I dati delle anticipazioni del rapporto Svimez per il 2016 certificano la leggera crescita del meridione che, dopo 7 anni di continui ribassi, vede il proprio Pil aumentare dell’1%, lievemente sopra la crescita nazionale (+0,8%).
Questo dato “eccezionale” per lo Svimez è da ricondurre prevalentemente all’andamento positivo sia del settore agricolo – grazie ad “un’annata agraria particolarmente favorevole” – sia al settore turistico che ha beneficiato dell’instabilità geopolitica dei paesi del nord Africa. Il settore agricolo ha visto il proprio valore aggiunto crescere del 7,3%, dopo il dato negativo (-6,1%) del 2014. A fare da traino a tutto il comparto agricolo è il settore oleario olivicolo, che sfrutta sia il rialzo generale dei prezzi +35% – frutto della scarsa disponibilità del 2014 – sia l’aumento della quantità prodotta; eccezionale il dato calabrese con un +162,9%, passando dalle 25.241 tonnellate prodotte nel 2014, alle 66.365 tonnellate del 2015 (dati Agea su dichiarazione produzione frantoi). Altri dati postivi, riportati da Padovani, riguardano la crescita del Pil pro capite nel mezzogiorno – 1,1%, rispetto allo 0,6% del resto del Paese – insieme all’aumento dei consumi delle famiglie dello 0,7%, di poco inferiore al dato nazionale che registra un +1,2%.

Queste particolari condizioni, però, non delineano un cambiamento strutturale. Per il biennio 2016-2017, il Pil dovrebbe crescere solo dello 0,3% al Sud, con il dato complessivo dell’Italia allo 0,8%. Poco, se si pensa al fatto che durante la crisi sono andati persi circa 50 miliardi di prodotto interno lordo, con il crollo del 34,8% del settore manifatturiero e degli investimenti del settore (-59,3%). Un crollo verticale più che doppio rispetto all’andamento del centro nord, che ha registrato una diminuzione del settore manifatturiero del 13,7 e del 17% degli investimenti. La riduzione del mercato interno, la sovrapproduzione internazionale e la crisi bancaria sono dei disincentivi importanti agli investimenti industriali, e nessuno investe se sono a rischio i profitti. Anche se nell’ultimo anno l’occupazione è tornata a crescere con 94 mila posti di lavoro, la maggior parte di queste nuove occupazioni, circa 56 mila, provengono dal comparto agricolo e turistico dove prevalgono tendenzialmente contratti temporanei o stagionali.

La desertificazione industriale è una variabile chiave per spiegare il sottosviluppo del Sud Italia. Padovani sottolinea come uno dei fattori che contribuisce a determinare le difficoltà del settore manifatturiero sia da ricondurre anche alle ristrettezze creditizie causate da una politica economica delle banche che da tempo non concedono più prestiti. Inoltre, dei 192 miliardi di euro di crediti in sofferenza dell’economia italiana, 42 sono da imputare solo al meridione. L’emergenza non è dunque passata e gli stanziamenti in conto capitale, che si riducono ulteriormente, non aiutano certo le regioni meridionali, che devono accontentarsi di soli 13,2 miliardi di euro, lo 0,9% del Pil italiano era l’1,6% nel 2001. Un’erosione continua di risorse, che si aggiunge al capitale umano che ogni anno lascia la propria terra. Sempre lo Svimez constata come tra il 2002 e il 2014 siano emigrati oltre 1.627 mila meridionali; di questi, il 73% (653mila) è una componente giovanile e di questa componente, quasi il 30% (133mila) ha una laurea. Giovani e sempre più spesso qualificati, che alimentano a loro volta le difficoltà oggettive dell’area che rischia, nei prossimi anni, una vera e propria crisi demografica. Mai da 150 anni il sud registrava così poche nascite, solo 140 mila. Per l’istituto questo rappresenta “uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili” e lancia l’allarme: alla fine del prossimo cinquantennio, il sud rischia di perdere 4,2 milioni di abitanti.