Rapporti tra polizia e cosca, resta in carcere l’ex capo della Mobile di Vibo
Mar 24, 2014 - redazione
Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato di Maurizio Lento, arrestato insieme al suo vice a Vibo Valentia e a un noto avvocato
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Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato di Maurizio Lento, arrestato insieme al suo vice a Vibo Valentia e a un noto avvocato
VIBO VALENTIA – Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato il ricorso dell’ex capo della Squadra Mobile di Vibo Valentia, Maurizio Lento, confermando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta il 25 febbraio scorso dal gip distrettuale Abigail Mellace. Il funzionario di polizia, trasferito alla Questura di Messina e che si trova ora rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere (Ce), è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, secondo un’informativa del Ros di Catanzaro, “sposata” dai pm della Dda Giuseppe Borrelli e Simona Rossi, il poliziotto si sarebbe astenuto dall’indagare sulla cosca Mancuso di Limbadi.
Una tesi respinta documentalmente da Lento, difeso dall’avvocato Maurizio Nucci, ma che non è bastata per il Tdl a “smontare” per ora l’accusa nei suoi confronti. Nei giorni scorsi, lo stesso Tdl aveva respinto la richiesta di scarcerazione per Emanuele Rodonò, ex vice capo della Squadra Mobile di Vibo e per l’avvocato vibonese Antonio Galati.
Nell’ambito della stessa inchiesta, invece, i magistrati Giancarlo Bianchi e Giampaolo Boninsegna sono stati ampiamente prosciolti lo scorso anno da ogni accusa a Salerno, mentre il pm della Procura di Catanzaro Paolo Petrolo è imputato per il reato di rivelazione di segreti d’ufficio. Ancora in parte pendente la posizione del giudice Cristina De Luca, in servizio al Tribunale di Vibo ed ora al Tribunale di Salerno.