RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Abbiamo volutamente taciuto in questo periodo sulle polemiche sorte nei confronti del Gay Pride ma, alla luce degli avvenimentidei scorsi giorni e le polemiche anche sui social, riteniamo opportuno esprimere una nostra analisi, per due motivi.
Il primo riguarda gli attacchi che il Direttore di Avvenire Calabria ha indirizzato al Sindaco, del tipo: “parlo con la nuora perché la suocera intenda”, attraverso i quali Don Davide accusa Falcomatàdi “doppia morale”. Per come la vediamo noi, ad essere accusati con una modalità scientemente indiretta, sono stati tutte e tutti i/le partecipanti al Gay Pride, ospiti compresi, così come è stato sottolineato da Gaynew.it e con cui concordiamo. Ed è proprio in merito al termine usato, con qualche iniziale e necessaria premessa, che riteniamo opportuno puntualizzare quanto segue:
1) Il Pride è un momento festante, colorato, accogliente, in evidente contrasto con quello che invece accade normalmente ai Family Day o al “Bus no gender”, citato da Don Davide, o, ancora, ai convegni oscurantisti stile Verona, dove si sparge odio anche attraverso la propaganda di una “pericolosa” quanto fantomatica ed inesistente “teoria gender”.
Il Gay Pride è stato anche a Reggio un momento nel quale si è parlato di Amore, in senso Universale, e di famigliE, quelle in cui al centro di tutto ci sono i sentimenti, dove i bambini non vengono considerati “pacchi postali” o ancor peggio usati da alcuni (per fortuna non tutti), della “categoria” padri separati, come un boomerang contro quelle madri che, spesso, solo dopo anni di violenza domestica, denunciano mariti e padri violenti, rischiando anche l’accusa di “plagiare” i propri figli attraverso l’inesistente sindrome chiamata PAS, per arrivare a privarle della loro custodia.
2) Il corteo Pride, che nonostante fosse stato “relegato”, diversamente da altri anni, a sfilare in Via Marina e non sul Corso Garibaldi (forse per non urtare la sensibilità dei benpensanti?), ha visto la partecipazione di ben oltre 2000 persone, gay ed etero, arrivate anche dall’altra parte dello Stretto.
Un corteo che, nonostante tutto, si è svolto in maniera pacifica e sobria e che forse per questo andava, in un modo o in un altro, “demonizzato”. Ed ecco che, dal nulla, ci perdonerete il nostro “tarluccio”, si materializza un gruppo chiamato “Riscossa Arcobaleno” (sic!) che fa pervenire, proprio al Direttore dell’Avvenire, una minacciosa missiva, con un tempismo che riteniamo, se non “leggermente” sospetto, in qualche modo “screditante” per tutti quei movimenti, associazioni e singoli che il Pride lo hanno costruito e parteciparto.
3) Altra anomalia, per noi impossibile da ignorare, è il testo, da cui ovviamente ci dissociamo, della missiva stessa: “Tua madre doveva abortirti. Ti abortiremo noi…”. Proprio l’aborto è una tematica sulla quale nessuna realtà legata quanto meno al nostro movimento transnazionale, composto da tantissime gruppi e collettivi femministi ed LGBT+, legato al mondo delle rivendicazioni dei diritti e dell’autodeterminazione, avrebbe mai usato in modo così becero e strumentale. Argomento aborto (e qui arriviamo alla “doppia morale”), strumentalizzato, in passato, dallo stesso Don Davide. In un articolo del 2016 a sua firma, sul caso “Mala Sanitas”, relativo alle condotte criminali di alcuni operatori (poi condannati) che avevano commesso diverse becere azioni su donne e bambini, tradendo il Giuramento d’Ippocrate, lo stesso affermava si trattasse di «nefandezze generate da una mentalità abortista figlia di una cultura dello scarto…». Per di più, utilizzava questa tragedia come cassa di risonanza per la sponsorizzazione del Movimento per la Vita.
Viene, anche spontaneo domandarci dove fosse la “morale” di Don Davide quando un Vescovo della Piana promuoveva un prete, condannato per falsa testimonianza in un processo per stupro di gruppo di una ragazzina di soli 13 anni, e quando ne veniva, a più voci, chiesta la rimozione dall’incarico? O quando, sempre lo stesso Vescovo di cui sopra, in un intercettazione, consiglia ad un altro prete indagato per pedofilia di “Non parlare con i carabinieri” ? E allora, tanto per restare in tema religioso del “chi non ha peccato, scagli la prima pietra”, è giusto accusare di “doppia morale” chi ha partecipato ad un corteo che parla di amore e di diritti negati?
Ci scuserete, quindi, se di certe “doppia morale”, usate in modalità on/off, ne abbiamo piene le tasche, soprattutto per quanto concerne la rivendicazione di diritti e i corpi delle donne.
Ci chiediamo e vi chiediamo, dunque, a chi ha “giovato” tutto questo “can can”, prodotto dalla missiva recapitata a Don Davide da questo, finora, sconosciuto gruppo, “Riscossa Arcobaleno” ?
Le ideologie dell’odio sono nocive per tutte e tutti e ci auguriamo che le forze dell’ordine, in risposta al “QUI PRODEST ?” che rilanciamo, possano far luce sulla vicenda e renderne poi pubblica la risultanza, affinché né il Pride né chi vi ha partecipato, possano essere oggetto di strumentalizzazione da parte di nessuno e in alcun modo.
NUDM RC