“Qual è la sensazione è emersa al termine di Cop27 per quanto riguarda le fonti rinnovabili di energia”
Nov 23, 2022 - redazione
Questo sembra essere il pensiero un po’ di tutti coloro che hanno partecipato alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, anche se va tenuto conto che la situazione e quella che conosciamo tutti e, nonostante, gli impegni climatici presi dai singoli governi, si vede chiaramente che i target di rinnovabili al 2030 sono la metà di quanto necessario.
Bisognerebbe triplicare gli investimenti in eolico e fotovoltaico, continua Ventura, altrimenti il primo obiettivo di raggiungere il riscaldamento di 1,5 gradi potrebbe essere a rischio.
E allora perché definisce positiva l’atmosfera di questa Cop27?
Dai negoziati in corso è emerso che si sta cominciando a definire un percorso che negli anni a venire porterà le Cop a incentrarsi meno sui negoziati e sulle parole e molto di più sulle azioni concrete, su ciò che di buono si sta facendo, sul costruire nuove partnership. Già a Sharm el-Sheikh, per esempio si è vista una attenzione maggiore al ruolo delle imprese”.
Tra le prime cosa da fare, certamente è ripensare la cooperazione internazionale.
Il principale limite che oggi abbiamo per una ancor più rapida espansione delle rinnovabili è dotare le regioni più a rischio, quindi Africa e Sudest Asiatico, delle infrastrutture necessarie per assicurare che le reti consentano di accogliere le rinnovabili di essere interconnesse, flessibili e bilanciate.
Insomma, dove mettere la corrente prodotta da pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Ma oltre alle infrastrutture fisiche, in quei Paesi, vanno costruite anche quelle istituzionali e normative. La cooperazione si deve focalizzare su questi temi e perché lo faccia ci vuole un chiaro indirizzo politico.
Tra i segnali positivi di questa Cop27, anche una maggiore attenzione alle imprese.
Tutto questo mentre in realtà molti Paesi, Italia compresa, si affrettano a comprare gas e a costruire nuove infrastrutture per la sua estrazione e il suo sfruttamento può essere certamente una contraddizione.
Non entro nel merito delle decisioni dei singoli governi, afferma il dr. Ventura. C’è naturalmente l’esigenza di supplire la mancanza di gas russo e lo si fa cercando fornitori alternativi. Ma nessuno sta facendo investimenti a lungo termine, perché rischiano di trasformarsi in stranded asset, ‘beni incagliati’.
Nel breve periodo qualcuno riaprirà le centrali a carbone, chi ha i giacimenti estrarrà di più, ma non vediamo questa corsa a investimenti di lungo termine.
Investire oggi nei combustibili fossili significherebbe ripetere gli errori già fatti. Sono impianti che per essere ammortizzati richiedono vent’anni, mentre diverranno stranded asset molto prima”.
In questo momento ci sono due forze che si contrastano: da una parte la necessità si sopperire alle mancate forniture russe, dall’altra la grande convenienza economica delle energie rinnovabili rispetto al gas.
Alla lunga eolico e fotovoltaico prevarranno certamente.
Ormai non c’è più nessuno che non ne sia convinto, anche perché le rinnovabili garantiscono una vera sicurezza energetica.
E cosa risponde a chi dice che invece, se oggi dipendiamo dal gas russo, domani dipenderemo dai pannelli fotovoltaici cinesi?
Che non è affatto vero. In Africa ci sono le terre rare e si possono costruite pannelli come in Cina, anzi a costi più bassi. Ma per farlo occorrono investimenti. E così torniamo alla cooperazione che deve cambiare.
Dunque è ottimista?
“Sono sicuro che il futuro sia delle rinnovabili, i dubbi riguardano quanto ci metteremo e se riusciremo a evitare il peggio. In passato le infrastrutture energetiche sono state costruite gradualmente. Oggi invece occorre una grande mobilitazione, perché non abbiamo più tempo a disposizione.