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TAURIANOVA (RC), VENERDì 17 MAGGIO 2024

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“I giorni e le notti – L’Arte di Eduardo”

All’Unical dal 3 al 7 febbraio

“I giorni e le notti – L’Arte di Eduardo”

All’Unical dal 3 al 7 febbraio

 

 

“Un sentito e doveroso omaggio ad uno dei massimi esponenti della cultura italiana del Novecento”: così, il
prof. Roberto De Gaetano, ordinario di Filmologia nonché Presidente del Corso di Laurea Magistrale in
linguaggi dello spettacolo del cinema e dei media, presenta il progetto: “I giorni e le notti: l’Arte di
Eduardo”, organizzato dall’Università della Calabria insieme ad altri Atenei e Istituzioni meridionali in
occasione del trentennale della morte di Eduardo De Filippo, avvenuta a Roma il 31 ottobre 1984.
Oltre all’UniCal, capofila del progetto coordinato dallo stesso De Gaetano e dal prof. Bruno Roberti, sono
coinvolte le Università Salerno (e la Fondazione Salerno Contemporanea), Messina (attraverso il Centro
Interdipartimentale di Studi sulle Arti Performative), l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, il
Centro Sperimentale di Cinematografia/Cineteca Nazionale, la Fondazione “Eduardo De Filippo”,
l’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, con la collaborazione della Ripley’s Film.
Le iniziative che vedranno impegnata l’Università della Calabria, attraverso il CAMS (Centro Arti Musica e
Spettacolo), il Dipartimento di Studi Umanistici, e in collaborazione con l’Associazione culturale “Fata
Morgana”, si svolgeranno nel Teatro Auditorium dal 3 al 7 febbraio e continueranno nel mese di maggio con
una serie di Laboratori e spettacoli.
Per gli altri atenei, invece, sarà il turno di Salerno dal 24 al 26 febbraio, dal 27 al 28 marzo e il 15 maggio;
dell’Università di Messina, il 15 e 16 settembre; e dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli dal 30
al 31 ottobre 2014.
“L’arte di Eduardo” – scrivono De Gaetano e Roberti nella presentazione dell’evento – non è una tra le
altre. È qualcosa di più, è l’arte capace nel suo essere diurna e notturna allo stesso tempo di riprendere la
linea scettica del “dramma borghese” per calarla nella tradizione delle maschere popolari italiane; di
promuovere la lingua “bassa” del dialetto a lingua “alta” del pensiero; di dare corpo e cove sulla scena e
sullo schermo ad un “romanzo teatrale” dove i destini dell’uomo incrociano quelli della storia; di
attraversare momenti e movimenti storici (neorealismo) declinandone la drammaticità in forme
fantasmatiche e grottesche; di pensare e costruire una commedia, anche cinematografica, dove il colore
“rosa” dei giovani e del futuro è schiacciato da quello “nero” dei vecchi; di restituire impietosamente le
forme dell’istituzione cardine della famiglia; di perseguire la ricerca impossibile, ma irrinunciabile,
dell’umanità dell’umano, che la grande arte non ha smesso e non smetterà mai di compiere, radicando
questa ricerca nello spaziotempo di una nazione, l’Italia, e di una città, Napoli; in definitiva, di
riconsegnarci l’approdo ultimo, novecentesco, di un sentimento scettico e disincantato del mondo, di una
condizione esistenziale segnata dalla solitudine come ritiro dalla vita, anche se “A vita, secondo me,
significa tutto. E dicendo tutto, voglio dicere tutto” (Mia famiglia). E’ per questo – concludono De Gaetano
e Roberti – perché la sua arte ci riguarda da vicino, e da molto vicino riguarda la storia e l’identità
di un secolo e di una intera nazione, che quest’anno, nel trentennale della morte, ne vogliamo parlare,
affinché il ricordo sia la forma viva per una comprensione del presente ed una apertura del futuro”.