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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Province italiane verso la riduzione da 86 a 44

Province italiane verso la riduzione da 86 a 44

Si concluderà in settimana la prima fase del riordino

Province italiane verso la riduzione da 86 a 44

Si concluderà in settimana la prima fase del riordino

 

 

(ANSA) Le proposte che stanno maturando nelle Regioni dovrebbero portare ad un riordino delle Province delle Regioni a statuto ordinario dalle attuali 86 a 44, a cui si aggiungono le 10 Città metropolitane, previste dalla legge. Si concluderà questa settimana la prima fase del processo di riordino delle Province.

Entro il 3 ottobre, i Consigli delle Autonomie Locali voteranno le prime ipotesi di riordino da consegnare alle Regioni, cui spetterà entro il 25 ottobre di chiudere la proposta definitiva da inviare al Governo. I dati arrivano da un primo monitoraggio compiuto dall’Upi, l’Unione delle Province d’Italia. “Il processo di riordino delle Province e delle Città metropolitane – commenta il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione – è ormai avviato, nonostante, come ovvio, le difficoltà e le resistenze che sono emerse nei territori”.

I consiglieri provinciali sono intanto passati da circa 4000 nel 2010 a 2.700. Gli assessori, dai 1.700 circa dello stesso anno, sono oggi 773, rende noto Castiglione. “Le Province – aggiunge – hanno avviato un percorso virtuoso di tagli sia rispetto al numero di assessori e consiglieri che in quanto agli emolumenti dei politici. Aspettiamo di vedere cosa deciderà nel prossimo Cdm il Governo Monti sui costi della politica locale”.

COME CAMBIANO Le Province in Emilia Romagna scendono da 9 a 4 mentre nelle Marche passano da 5 a 4, con una feroce spaccatura interna. In Liguria le Province da 4 diventano 2, il Veneto vuole mantenere tutte le attuali 6 amministrazioni Provinciali mentre l’Abruzzo ha già deciso che si passerà da 4 a 2 Province. Vedono la luce oggi le prime proposte che dovrebbero portare ad un riordino delle Province delle Regioni a statuto ordinario dalle attuali 86 a 44, a cui si aggiungono le 10 Città metropolitane, come previsto dal decreto di riordino voluto dal Governo Monti. L’intera fase del processo di riordino delle Province si concluderà questa settimana. Entro il 3 ottobre, infatti, i Consigli delle Autonomie Locali (Cal) o, dove non siano presenti, le Conferenze permanenti delle autonomie, voteranno le prime ipotesi di riordino da consegnare alle Regioni, cui spetterà entro il 25 ottobre di chiudere la proposta definitiva da inviare al Governo. “Il processo di riordino delle Province e delle Città metropolitane – spiega il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione – è ormai avviato, nonostante, come ovvio, le difficoltà e le resistenze che sono emerse nei territori. E’ un percorso virtuoso, che le Unioni Regionali delle Province stanno sostenendo con forza, cercando sempre la massima collaborazione con le Regioni e i Comuni dei territori. Siamo convinti che da questo processo si svilupperà un nuovo modello di amministrazione locale e statale più snello in grado di sostenere il rilancio del Paese e l’uscita dalla crisi”. In alcune Regioni la situazione si è definita già oggi.

Questo il quadro:

IN EMILIA ROMAGNA – Le Province scendono da 9 a 4, più la Città metropolitana di Bologna: lo ha deciso oggi il Comitato delle Autonomie Locali. Oltre a Bologna, in Emilia nascono la ‘Provincia di Piacenza e Parma’ e quella di ‘Reggio Emilia e Modena’; rimane la Provincia di Ferrara; Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna formano la ‘Provincia di Romagna’. Una cabina di regia Regione-Enti locali vaglierà le funzioni.

IN VENETO – La Conferenza permanente della Regione e delle Autonomie locali, che si è riunita a Palazzo Balbi per discutere il riordino istituzionale, ha deciso per il mantenimento delle sei Province alle quali si aggiunge la città metropolitana di Venezia. Nello specifico la proposta della Conferenza prevede il mantenimento come determinato dalla legge delle Province di Verona e Vicenza e la Provincia di Venezia diviene città metropolitana. La Provincia di Belluno viene confermata in ragione della specificità riconosciuta dallo Statuto del Veneto; la Provincia di Treviso viene mantenuta grazie all’annessione del comune di Scorzé che permette il raggiungimento dei requisiti minimi previsti dalla legge; la Provincia di Rovigo viene fatta salva in ragione della peculiarità territoriale del polesine e in aderenza alle istanze provenienti dal territorio; la Provincia di Padova viene confermata per le caratteristiche peculiari della realtà territoriale. “La decisione di oggi deriva dalla consapevolezza che i tempi che il governo ci ha dato per discutere di un tema delicato e complesso come quello della riorganizzazione del territorio sono troppo stretti”, ha commentato l’assessore regionale al Bilancio, Roberto Ciambetti.

IN LIGURIA – l’ipotesi votata prevede la riduzione delle Province dalle attuali 4 a 2 più la Città metropolitana di Genova. Le nuove Province della Liguria sarebbero dunque: Savona-Imperia e La Spezia.

NELLE MARCHE – Il ‘terremoto’ della revisione delle circoscrizioni provinciali ha spaccato in modo bipartisan il Consiglio delle autonomie locali, che oggi ha approvato un documento a favore della riduzione da 5 province a 4. Il presidente del Cal Fabrizio Giuliani si è astenuto e poi ha rimesso il proprio mandato, per non essere riuscito, così ha detto, “a fare sintesi”. Le nuove Province delle Marche sarebbero dunque: Ancona; Pesaro-Urbino; Macerata; AscoliPiceno-Fermo.

IN ABRUZZO – Il Cal ha già approvato la proposta di riordino il 26 settembre scorso. L’ipotesi prevede la riduzione delle Province dalle attuali 4 a 2 Le nuove Province dell’Abruzzo sarebbero dunque: L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti. Domani sono attese le votazioni dei Cal di: Lombardia, Toscana, Campania, Umbria, Lazio. Il 3 ottobre sarà il turno del Cal Piemonte. Le Regioni Molise, Calabria, Puglia e Basilicata non hanno istituito il Cal. Pertanto in queste Regioni il dibattito si sta svolgendo nelle Conferenze delle Autonomie locali. Qualora le Conferenze delle autonomie non si pronunciassero entro il 3 ottobre, sarebbero le Regioni a dovere configurare ipotesi di riordino. Se neanche le Regioni presentassero la proposta, sarebbe il Governo a definire il nuovo assetto delle Province, secondo quanto stabilito dalla legge 135/2012.