Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Premier apre a rimpasto, molti pronti a collaborare

Premier apre a rimpasto, molti pronti a collaborare

Dimissioni di Fini? Scelta riguarda sua dignità Bersani: adesso non esiste alcun governo

Premier apre a rimpasto, molti pronti a collaborare

Dimissioni di Fini? Scelta riguarda sua dignità Bersani: adesso non esiste alcun governo

 

 

ROMA – “Dopo il voto di ieri l’ipotesi del terzo polo non ha più grandi prospettive”. Così il premier Silvio Berlusconi, nel corso della trasmissione ‘Mattino Cinque’, su Canale 5.”Dobbiamo proseguire nell’opera di rigore finanziario per evitare le tempeste” che hanno colpito altri Paesi e quindi “in questo quadro portare il Paese al voto sarebbe davvero irresponsabile”.  “Le elezioni – ha aggiunto – sarebbero state inevitabili se la congiura di Fini e del Palazzo avesse rovesciato il voto popolare.”Ieri sera erano molti di più”. Berlusconi replica così a Maurizio Belpietro che a ‘Mattino Cinque’ gli chiede se pensa di poter andare avanti con tre voti di maggioranza a Montecitorio. “Ieri sera già diversi altri parlamentari hanno offerto la loro collaborazione”, aggiunge il presidente del Consiglio.”Abbiamo diversi posti liberi nel governo e quindi possiamo rinforzare la squadra, ma non offriamo posti per convincere qualcuno: se vi sarà la disponibilità di altri gruppi parlamentari a partecipare al nostro progetto offriremo loro la possibilità di lavorare con noi anche in ruoli di governo”.”Quella di ieri non è stata una manifestazione di libertà è stato un attacco di bande di teppisti organizzate che hanno provocato incidenti ripresi dalle televisioni di tutto il mondo che buttano una brutta immagine sul nostro Paese e che non possiamo assolutamente accettare che avvengano”. “Mi stupirebbe molto che deputati e senatori, anche quelli finiani, da domani votassero contro le stesse leggi sulle quali fino a ieri hanno votato, perché tutto ha un limite, anche in politica, e se non la coerenza ci deve essere almeno la decenza”, ha aggiunto il premier.La decisione se Gianfranco Fini debba o meno dimettersi da presidente della Camera è una “scelta” che attiene alla sua “dignità”. Ha detto Berlusconi dopo aver ricordato che parte dell’Aula di Montecitorio ha già chiesto le dimissioni di Fini.”Fini può rimanere presidente della Camera?”, gli ha chiesto Maurizio Belpietro. “Metà Assemblea gli ha chiesto già le dimissioni e questa è una scelta sua che riguarda la sua dignita”. “Ma lei cosa si aspetta?”, insiste il direttore di Libero. “Non lo so, non so cosa dirle, non mi faccia dire niente al riguardo, non ho mai detto nulla e vorrei mantenere la stessa posizione”.Silvio Berlusconi ce la fa. E, dopo aver incassato la scontata fiducia del Senato, batte Gianfranco Fini anche alla Camera. A Montecitorio, la mozione di sfiducia al governo ottiene 311 si’ contro 314 no. Soltanto tre voti in piu’, ma pesanti, perche’ ad affossare la manovra anti-premier sono tre deputati di Futuro e Liberta’. ”Una vittoria numerica”, e’ il giudizio amaro di Fini. No, ”e’ anche politica”, ribatte il presidente del Consiglio che, dopo essere salito al Quirinale, ribadisce la volonta’ di ”andare avanti”. E per ”allargare la risicata maggioranza alla Camera” strizza l’occhio ai democristiani del Pd e all’Udc di Pier Ferdinando Casini, spingendosi al punto di ”non escludere a priori” la possibilita’ di una crisi pilotata. Sono quasi le due del pomeriggio quando termina la conta e, tra insulti e risse sfiorate, il presidente Fini proclama il bruciante verdetto. A pesare sul voto, piu’ che le annunciate defezioni dal centrosinistra dei vari Razzi e Scilipoti, sono la retromarcia di Silvano Moffa, che non partecipa alla votazione, e i no alla sfiducia di Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori. Tre finiani della prima ora che cambiano idea e, all’ultimo, fanno pendere la bilancia dalla parte di Berlusconi. ”Dimissioni, dimissioni”, urlano dai banchi di Pdl e Lega alla terza carica dello Stato che si prende pure del ”coglionazzo” quando attraverso il Transatlantico per chiudersi nel suo studio circondato dai piu’ stretti collaboratori. Le divisioni tra ‘falchi’ e ‘colombe’, che gia’ nelle scorse settimane hanno creato piu’ di una tensione, finiscono cosi’ con lo spaccare i futuristi. E, oltre allo smacco, perde anche i pezzi: la Siliquini annuncia infatti il ritorno tra le fila del Pdl, mentre Moffa se ne va nel gruppo misto e denuncia l’incompatibilita’ di Fini con il ruolo istituzionale di presidente della Camera. L’ex leader di An tiene duro – ”non si dimette”, dice il suo portavoce – e affida il suo pensiero a un comunicato di poche parole. ”La vittoria numerica di Berlusconi – si legge – e’ evidente quanto la nostra sconfitta, resa ancora piu’ dolorosa dalla disinteressata folgorazione sulla via di Damasco di tre esponenti di Futuro e Liberta’. Che Berlusconi non possa dire di avere vinto, anche in termini politici, sara’ chiaro in poche settimane”. ”Non e’ cambiato niente, e’ una vittoria di Pirro”, sostiene anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, mentre per Antonio Di Pietro ”la maggioranza politica non c’e’ piu’ al di la’ del computo dei venduti e dei comprati”. Berlusconi, intanto, si riunisce a Palazzo Chigi con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e con l’alleato leghista Umberto Bossi. Il ‘Senatur’, che durante le concitate fasi della conta ha auspicato il voto come ”unica igiene a tutto questo casino”, apre per la prima volta all’Udc -”non c’e’ veto”, dice- ma poi il ministro del Carroccio, Roberto Maroni, precisa: ”O si allarga la maggioranza o e’ meglio andare alle elezioni”. Quando alle cinque del pomeriggio il premier si reca dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il centro di Roma e’ ancora blindato dalle forze dell’ordine, che tengono lontani i black blok dai palazzi del potere. Un incontro di quasi un’ora, nel corso dei quali il Capo dello Stato sostiene che ”una campagna elettorale non sarebbe positiva”, secondo quanto riferito da Berlusconi. Il premier partecipa alla presentazione del libro di Bruno Vespa, ‘Il cuore e la spada’, e si dice d’accordo con il Quirinale. ”Serve stabilita’, andiamo avanti”, spiega definendo ”perseguibile l’allargamento della maggioranza”. Chiusa la possibilita’ di trattare con Fini -”ero di ostacolo alla sua carriera”- Berlusconi non fa mistero di guardare a Casini. ”Non ci ascolta, vada avanti da solo”, dice il leader dell’Udc, ma in contemporanea il premier non esclude ”a priori” una crisi pilotata per farlo contento. Soltanto tattica o reale volonta’? ”Con tre voti si mangia il panettone – e’ la battuta del leghista Roberto Calderoli – ma non credo che si possa mangiare anche la colomba”.(ANSA)