Lo scalo avrebbe dovuto essere il volano dello sviluppo della Piana e invece non è mai decollato
di CATERINA SORBARA
Porto di Gioia Tauro, addio al Gateway
Lo scalo avrebbe dovuto essere il volano dello sviluppo della Piana e invece non è mai decollato
di Caterina Sorbara
Il porto di Gioia Tauro che doveva rappresentare la rinascita e allo stesso tempo il punto di partenza per l’occupazione dei nostri giovani, in realtà non è mai decollato. A mio parere non c’è mai stata una forte volontà a livello nazionale per farlo
decollare. Si nascondo dietro la maschera “del porto della ‘ndrangheta”, ma se la droga arriva e passa da Gioia Tauro e pur vero che parte, passa e arriva per altri porti. Apprendiamo con sgomento che Rfi (Trenitalia) ha deciso di investire a Trieste e a Vado Ligure e di abbandonare il porto di Gioia Tauro. Se così sarà il porto resterà isolato, non avrà di certo un futuro roseo, resterà senza aree produttive, potremmo dire che finirà per indebolirsi giorno per giorno come un malato. E pensare che solo un anno fa il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti aveva annunciato che “Il porto di Gioia Tauro si stava avvicinando verso l’intermodalità ferroviaria”. Un progetto meraviglioso che avrebbe dovuto potenziare il collegamento alla rete ferroviaria nazionale del grande hub di trashipment tra i più importanti d’Europa. Il nuovo terminal prevedeva la creazione di nuove aree autonome per le attività di terminal ferroviario, la realizzazione di piazzali, di uffici e capannoni e di fasci binari da utilizzare per la formazione dei convogli e per la movimentazione delle unità di carico. Oggi questa nuova scure si abbatte sul porto e sulla Calabria tutta, speriamo in un ripensamento da parte di Rfi, con la consapevolezza che non possiamo più vivere sperando, i nostri giovani hanno bisogno di lavoro di certezze. Da questi tagli una sola ne beneficerà, la criminalità organizzata che spesso arruola nelle sue file disoccupati disperati.